Bartosz Zmarzlik, l’eroe timido dello speedway

Zmarzlik cover

L’anno sportivo polacco si apre con l’attesissima premiazione di Przegląd Sportowy, in calendario a Varsavia. Nella circostanza si assegna il titolo di miglior atleta della stagione precedente, stabilito dai lettori del quotidiano tramite sondaggio. A portare a casa l’oscar per quanto riguarda il 2019 è stato Bartosz Zmarzlik, classe 1995, campione mondiale in carica di speedway: si tratta del secondo interprete della disciplina a conquistare il riconoscimento vent’anni dopo Tomasz Gollob, miglior sportivo nel 1999 e suo mentore. Va detto: era altamente probabile che a vincere il trofeo, giunto all’85esima edizione, fosse lui. Ma a sorprendere è stato il margine con cui si è aggiudicato il premio, cioè con ben 23.000 preferenze in più rispetto a una divinità come Robert Lewandowski, bomber del Bayern Monaco e della nazionale, giunto per la terza volta nella sua carriera in seconda posizione. A completare il podio Paweł Fajdek, atleta in grado l’anno scorso di vincere il quarto titolo iridato nel lancio del martello. Zmarzlik, timido e riservato, sembrava in imbarazzo dopo aver ricevuto il premio, tanto che pareva volersi scusare con Lewy per un atto di lesa maestà. Un’immagine che più di tante altre ha riassunto il centauro, caratterialmente distante anni luce dal comportarsi come una star, sebbene se lo possa permettere vista la popolarità di cui gode e l’importanza dello sport che pratica (in Polonia lo żużel è secondo solo al calcio).

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Esorcizzare il passato per vivere il presente – A tu per tu con Jacek Dehnel

Dehnel

Jacek Dehnel è, senza mezzi termini, uno dei migliori scrittori polacchi viventi. Il suo primo romanzo, Lala, è uscito nel 2006 garantendo al suo autore un grande successo in patria e all’estero, considerate le numerose edizioni in lingue straniere. Compresa quella italiana, uscita nel 2009 per Salani nella traduzione di Raffaella Belletti e con il titolo di Sotto il segno dell’acero. Lo stile di Dehnel, maturato negli anni, si fonda su una ricchezza linguistica fuori dal comune e sulla capacità di trarre verità complesse e attuali da narrazioni apparentemente distanti dalla quotidianità.

Il suo ultimo romanzo, A z naszymi umarłymi (E con i nostri defunti, i diritti per l’Italia sono rappresentati da Nova Books Agency), uscito per Wydawnictwo Literackie nel 2019, compie proprio un esperimento estremo in questa direzione ponendo in modo originale e sconvolgente il tema del rapporto della Polonia con il proprio passato e l’idea che ha di sé stessa: il risveglio dei morti, in forma di zombie, in un cimitero fuori Cracovia.

Di questa scelta coraggiosa, e di tutto un modo di concepire la letteratura, abbiamo parlato direttamente con Jacek Dehnel che ci ha concesso questa ricca e interessante intervista.

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Stramer – vita e sorti di una famiglia di ebrei polacchi

Stramer

Nathan Stramer torna a Tarnów per amore. O perlomeno è quello che racconta a sé stesso. Di certo, appena rimette piede in Polonia è a una donna che pensa, la bella Rywka. E la sposa. Anche se è tornato dall’emigrazione con le pive nel sacco, è sempre all’America che pensa. Immagina business strampalati, impreca in inglese, nelle difficoltà della vita quotidiana nella provincia polacca ripensa al fratello Ben, che in America ci è rimasto. E nel frattempo mette su famiglia. La piccola casa in cui abita con Rywka nella parte più povera del quartiere ebraico di Tarnów si riempie di bambini: Rudek, Salek, Hesio, Rena, Wela, Nusek. Sono loro gli eroi involontari di questo grande romanzo di Mikołaj Łoziński, premiato come miglior libro del 2019 da Magazyn Książki. Sono loro gli Stramer.

I lettori italiani più attenti alle cose polacche sparse qua e là forse ricorderanno il cognome di Łoziński dal momento che i tipi di Atmosphere libri hanno pubblicato nel 2015 il suo romanzo d’esordio, Libro, nella traduzione di Laura Rescia. In quel primo romanzo, Łoziński stendeva le vicende di tre generazioni di una famiglia polacca di religione ebraica che parte da prima della guerra, passa per i sopravvissuti all’Olocausto e arriva fino al marzo ’68, ultima pagina nera del destino degli ebrei polacchi. Con Stramer, Łoziński resta negli stessi climi, fa un passo indietro nel tempo e uno avanti nella sua capacità letteraria, sfornando uno dei libri migliori degli ultimi anni.

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Brucio Parigi – manifesto rivoluzionario di un futurista polacco

Brucio Parigi

Chissà cosa devono aver pensato i borghesi parigini la mattina del 20 febbraio 1909 sfogliando la copia appena acquistata di Le Monde. Perché proprio quel giorno, lo storico quotidiano francese ospitò questa e altre affermazioni incendiarie, provocatorie e violente firmate da un poeta italiano ancora poco noto e sotto un titolo che annunciava un movimento nuovo sulla scena letteraria: Manifesto del futurismo.

Sappiamo bene invece cosa pensarono quegli stessi borghesi parigini quasi vent’anni dopo, nel 1928, quando sulla rivista L’Humanité apparve a puntate un romanzo ispirato da quei concetti di futurismo e che parlava della distruzione della città venerata per definizione, la loro Parigi. Sdegno, raccapriccio, e la volontà di cacciare l’autore di quell’opera così dissacrante. Il libro in questione si intitolava Palę Paryż, era firmato da un polacco che si faceva chiamare Bruno Jasieński e oggi finalmente possiamo leggerlo in italiano, nella traduzione di Alessandro Ajres uscita per i tipi di Miraggi edizioni, con il titolo di Brucio Parigi.

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Dieci libri dagli anni Dieci – titoli che hanno cambiato la Polonia

Mi scuso preventivamente con tutti coloro i quali, aprendo questo articolo, avranno mescolato la curiosità a uno sbuffo di impazienza verso l’ennesima lista di fine anno. La verità è che il passaggio di decina nel conto degli anni e delle cose umane suggerisce, se non addirittura impone, uno sguardo di prospettiva, a prescindere da quanto questo carico di simboli sia legittimo.

Di certo gli anni tra il 2010 e il 2019 per la Polonia sono stati tante cose diverse: sono stati il primo decennio vissuto interamente dentro l’Unione europea, hanno mostrato una costante ma asimmetrica crescita economica, hanno introdotto nel dibattito temi nuovi come ecologia e migrazioni, hanno preparato e poi celebrato il centenario della riconquistata indipendenza (1918-2018).

In letteratura il simbolo di questi anni Dieci sarà quasi inevitabilmente il Nobel tornato in Polonia, nelle mani e con la penna di Olga Tokarczuk. Sarebbe ingrato tuttavia rinchiudere le gemme letterarie del decennio nel bozzolo di un –pur meritatissimo e celebratissimo- successo internazionale. Quelli che salutiamo sono stati dieci anni di libri che hanno trasformato, ognuno a modo suo, il panorama letterario. Alcuni entrandoci a pieno titolo, altri infilandosi di straforo dalla porta di servizio.

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Che Natale sarebbe senza libri (e senza PoloniCult!)

Natale 2019 PoloniCult

Nonostante PoloniCult ultimamente abbia un po’ rallentato le pubblicazioni, il pezzo con i consigli natalizi non potevamo certo farcelo mancare. Le tradizioni, si sa, è bene rispettarle. Non è che abbiamo proprio bisogno delle feste per consigliare libri dato che lo facciamo lungo tutto l’anno, ma ben vengano le occasioni speciali per fare un salto in libreria e, perché no, portare un po’ di Polonia a casa. Quindi, senza tergiversare troppo, iniziamo con i consigli per il Natale 2019!

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A ritmo di Polska – Un intervallo vivace (estratto)

A ritmo di Polska

Pubblichiamo oggi in esclusiva, su concessione di Alba Edizioni, il capitolo Un intervallo vivace tratto da A ritmo di Polska, libro di Alberto Bertolotto dedicato alla nazionale polacca ai mondiali di Spagna del 1982. In questo capitolo, Bertolotto ci racconta la sfida – che vale uno spareggio – tra Polonia e Italia. O, meglio, ci racconta i retroscena dell’intervallo di quella partita, cruciale in molti sensi, di passaggio verso il terzo posto mondiale della nazionale biancorossa.

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Uccidendo il secondo cane, Marek Hłasko a fumetti

Gli appassionati di fumetto che hanno partecipato al Lucca Comics 2019, tenutosi a inizio ottobre, hanno assistito alla presentazione di una graphic novel dedicata a un grande della letteratura polacca. Un’opera che è stata il frutto di tre anni di gestazione. Tanto è durato il lavoro di ricerca, scrittura e disegno del fumettista Valerio Gaglione e dello scrittore Fabio Izzo – uno dei nostri primi Polonicultori – per dare alla stampe Uccidendo il secondo cane, appena pubblicato da Oblomov. Una graphic novel che segna l’esordio sul lungo formato di Gaglione, fumettista già apprezzato anche su Internazionale grazie alle sue Cartoline da Varsavia, pubblicate nell’ottobre 2017.

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Pani Anita. La signora del martello.

Anita Włodarczyk PoloniCult

Il 2020 sarà l’anno dei Giochi Olimpici di Tokyo. Alla manifestazione, che avrà inizio il 24 luglio, mancano poco più di 200 giorni. Naturalmente i media – polacchi e non solo – se ne occuperanno in maniera approfondita a partire dalla prossima primavera. Noi di PoloniCult giochiamo d’anticipo, anche perché la missione a cinque cerchi è già iniziata per tutte le nazioni che vi prenderanno parte e, naturalmente, per gli atleti, che sognano una medaglia che rimarrà per sempre nei loro ricordi.

Anita Włodarczyk, di medaglie olimpiche, ne ha già conquistate due ed entrambe sono del metallo più prezioso, dato che ha vinto i Giochi sia nel 2012 a Londra sia nel 2016 a Rio De Janeiro. La martellista, classe 1985, sarà una delle stelle della nazionale e in Giappone metterà nel mirino il terzo titolo: in caso di successo, andrebbe a raggiungere al secondo posto degli atleti biancorossi più medaglista di sempre Irena Szewińska, la più grande sportiva nazionale di ogni tempo, oro nella 4×100 proprio a Tokyo nel 1964, nei 200 a Città del Messico nel 1968 e nei 400 a Montreal nel 1976.

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La Polonia verso Euro2020

La nazionale polacca di calcio, per la quarta volta di fila, disputerà i campionati europei nel 2020. Il fatto che i biało-czerwoni partecipino ininterrottamente alla manifestazione da 12 anni è di per sé un grande risultato, considerato che nelle otto rassegne precedenti – cioè dal 1960 al 2004 – non vi avevano mai preso parte: un fatto decisamente curioso, considerato soprattutto i successi a livello mondiale della nazionale dal 1972 al 1986. Far parte in maniera costante dell’élite europea è già un motivo per essere soddisfatti eppure i polacchi non sono del tutto soddisfatti. Perché alleggia un certo pessimismo? Perché, tra appassionati e addetti ai lavori, si pensa che la miglior generazione di giocatori da molti anni a questa parte, nel 2020, non possa comportarsi alla grande ai campionati europei? E quali saranno le reali prospettive della squadra?

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