Bartosz Zmarzlik, l’eroe timido dello speedway

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Alla scoperta di Bartosz Zmarzlik, pilota di speedway campione del mondo e sportivo polacco simbolo del 2019

di Alberto Bertolotto

L’anno sportivo polacco si apre con l’attesissima premiazione di Przegląd Sportowy, in calendario a Varsavia. Nella circostanza si assegna il titolo di miglior atleta della stagione precedente, stabilito dai lettori del quotidiano tramite sondaggio.

A portare a casa l’oscar per quanto riguarda il 2019 è stato Bartosz Zmarzlik, classe 1995, campione mondiale in carica di speedway: si tratta del secondo interprete della disciplina a conquistare il riconoscimento vent’anni dopo Tomasz Gollob, miglior sportivo nel 1999 e suo mentore. Va detto: era altamente probabile che a vincere il trofeo, giunto all’85esima edizione, fosse lui. Ma a sorprendere è stato il margine con cui si è aggiudicato il premio, cioè con ben 23.000 preferenze in più rispetto a una divinità come Robert Lewandowski, bomber del Bayern Monaco e della nazionale, giunto per la terza volta nella sua carriera in seconda posizione. A completare il podio Paweł Fajdek, atleta in grado l’anno scorso di vincere il quarto titolo iridato nel lancio del martello. Zmarzlik, timido e riservato, sembrava in imbarazzo dopo aver ricevuto il premio, tanto che pareva volersi scusare con Lewy per un atto di lesa maestà. Un’immagine che più di tante altre ha riassunto il centauro, caratterialmente distante anni luce dal comportarsi come una star, sebbene se lo possa permettere vista la popolarità di cui gode e l’importanza dello sport che pratica (in Polonia lo żużel è secondo solo al calcio).

LE ORIGINI. Zmarzlik è nato a Szczecin ma è cresciuto a Kinice, a pochi chilometri da Gorzów Wielkpolski, città del suo attuale club in Ekstraklasa (il cui contratto scade a fine del 2020). Aveva tre anni la prima volta che salì su una moto. «Mio fratello Paweł e io – raccontò tempo fa – abbiamo sempre guidato tutto ciò che aveva delle ruote e un motore». Loro papà, Paweł senior, appassionato della materia, era ed è una specie di tuttofare: si ingegnava a modificare i mezzi che aveva a disposizione in modo tale che potessero essere guidati dal piccolo Bartek. «Tutto ciò gli costò tempo e denaro – riconobbe lo stesso campione: per questo ringrazierò sempre per quello che ha fatto per me». La scintilla per lo żużel, in maniera specifica, scoccò casualmente: il 24 agosto 2002 i fratelli Zmarzlik andarono nella vicina Barlinek a una gara di mini-speedway dopo aver trovato un volantino della manifestazione. «Ci piacque molto – affermò Paweł Zmarzlik – e convincemmo i nostri genitori a provare. Già una settimana dopo eravamo in pista. Al papà piacciono i motori, quindi non ci fu nessun problema». «Anzi – aggiunse proprio il padre – non vidi controindicazioni».ù

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Sino al 2006 Bartosz gareggiò con i più piccoli nella squadra di Wawrów. In quel momento, suo fratello passò tra i più grandi, nella pista dello Stal Gorzów Wielkopolski: voleva farlo anche il futuro campione. «Era molto basso e magro, era ancora un bambino – disse Stanisław Chomski, che ancora lo segue come allenatore dopo gli inizi con Bogusław Nowak -. Tuttavia voleva per forza provare. Gli risposi di aspettare, doveva crescere: tracciai una linea sul muro e gli ricordai che non appena l’avesse raggiunta, avrebbe potuto salire su una moto vera da speedway e guidare nel vero ovale». Le settimane passavano, di tanto in tanto Zmarzlik si fermava sotto la linea e chiedeva se fosse cresciuto. Un giorno la sua altezza era cresciuta in modo considerevole: aveva usato gli stivali della mamma! Vedendo una tale determinazione, Chomski decise che era arrivato il momento di fargli provare il brivido di misurarsi con il mezzo e sul terreno di gioco dei più grandi. «E non appena salì in sella – continuò il tecnico – capii subito di essere di fronte a un ragazzo di grande talento». La crescita fu esponenziale: Bartosz era già pronto a superare l’esame per conseguire la licenza agonistica già la stagione successiva, tuttavia doveva aspettare ancora tre anni e il compimento dei suoi 15 anni. Il ragazzo fremeva, non vedeva l’ora di salire in sella: così, nel 2010, ottenne la licenza, trascinò nel frattempo la squadra giovanile di Gorzów al titolo nazionale e il 25 aprile 2011 debuttò in Ekstraliga con lo Stal, facendo segnare quattro punti e vincendo una batteria. Un esordio eccellente, a soli 16 anni.

L’ASCESA E IL TRIONFO. La strada verso le prime gare non fu facile, perché Zmarzlik fu vittima di due infortuni: nel 2003 si ruppe il legamento crociato del ginocchio, nel 2005 una spalla e nel 2012 il femore. Niente però poteva fermarlo, il suo sogno era quello di diventare un re dello speedway. Una disciplina che l’aveva rapito sin da subito, tanto da risultare estremamente curioso, ai limiti dell’invadente, quando si aggirava nei box per conoscere i segreti delle moto dei campioni.

Con uno di loro, legò immediatamente: era Tomasz Gollob, iridato della disciplina del 2010, anche lui tesserato per lo Stal. Il pilota, ora costretto in sedia a rotelle in seguito a un incidente, capì subito di essere di fronte a un ragazzo prodigio. Così lo cominciò a seguire, a dargli consigli, sino ad applaudire di fronte ai suoi primi trionfi, che arrivarono nel 2012: a 17 anni, Zmarzlik vinse a Opole il titolo europeo junior dopo aver debuttato nel Grand Prix (di fatto il campionato mondiale) a Gorzów, arrivando terzo e passando alla storia per essere il più giovane partecipante della serie a salire sul podio (a 17 anni e 72 giorni). Al termine della stagione, venne promosso nel Grand Prix del 2013: non appena maggiorenne, fu già nell’olimpo dei piloti di speedway.

«Non c’è una ricetta specifica per spiegare questi risultati – spiegò proprio Bartosz al tempo -. Mi sono preparato bene e basta: la conseguenza è stata un’annata in cui tutto è filato per il verso giusto». Estremamente concentrato quando gareggia, puntiglioso nel preparare la moto, nel 2014 – dopo aver disputato nel 2013 una stagione sotto le aspettative, anche complice il recupero da un infortunio – il centauro di Kinice fece un ulteriore salto di qualità. Trascinò lo Stal al titolo nazionale polacco che mancava da 31 anni e, proprio a Gorzów, vinse il suo primo Gran Prix (a 19 anni e 140 giorni): il più giovane di sempre a conquistare il successo nella serie, un record che resiste tuttora assieme a quello del più precoce a salire sul podio.

Un vero e proprio fenomeno, capace di mettere d’accordo tutti i grandi della disciplina. Nessuno aveva dubbi, Zmarzlik era (ed è) in possesso di tutte le qualità per dominare la scena: anche Jerzy Szczakiel, il primo campione iridato polacco dello żużel, era d’accordo con questo. «Seguirà le mie orme e quelle di Gollob» – disse. Infatti nel 2015 Bartosz si laureò campione del mondo junior (a Pardubice, in Repubblica Ceca), lasciando definitivamente il pianeta giovanile per approdare a pieno regime nel 2016 nel mondo del Grand Prix, in cui ottenne a soli 22 anni e nella sua prima stagione da professionista il terzo posto finale oltre che il titolo iridato a squadre con la Polonia, risultato quest’ultimo bissato anche nel 2017. Il pilota ormai era lanciato, nel 2018 avanzò ulteriormente nei Gp, arrivando al secondo posto finale, ultimo step prima di conquistare nel 2019 il titolo iridato.

La quarta volta di fila sul podio della serie più prestigiosa dello żużel si è conclusa al meglio, con la medaglia d’oro conquistata lo scorso ottobre di fronte al proprio pubblico, a Toruń, dopo aver vinto i Gran Premi di Slovenia (a Krsko), Polonia (a Wrocław) e Danimarca (a Vojens). Un trionfo, che ha vissuto con grande semplicità incassando anche i complimenti di Zbigniew Boniek, presidente della Pzpn che si è congratulato con lui negli studi di Tvp subito dopo la vittoria dell’iride.

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LA SEMPLICITÀ. Al di là dei risultati, fondamentali per descrivere il personaggio, Zmarzlik è amato per la sua incredibile semplicità, l’umiltà e il contatto con la realtà che mantiene nonostante il successo. Ha sempre dichiarato di non essere interessato alla fama, anzi: la maggior del suo tempo libero lo trascorre con gli amici e la sua famiglia, che gestisce il suo team. Il papà Paweł senior funge da autista, il fratello Paweł organizza la logistica e la mamma si occupa della contabilità, oltre che a tenere unito tutto il gruppo. Per quanto riguarda la sua vita strettamente privata, da nove anni il campione di żużel è legato a Sandra Grochowska, un’estetista più vecchia di lui un anno, che gestisce un salone a Gorzów Wielkpolski. Diventata grande fan dello speedway seguendo Bartek, ha seguito il suo compagno anche nella cerimonia di premiazione di Varsavia. I due presto si sposeranno e non vorranno lasciare la loro Pomerania, che il centauro ritiene il posto più bello al mondo, dove trascorre il proprio tempo con gli amici, dedicandosi inoltre al giardinaggio, ai giri in bicicletta o alla pesca sportiva.

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Persona profondamente cattolica e credente, disse che «Quando Dio è al primo posto, tutto arriva al primo posto» –riprendendo le parole di un altro leggendario atleta polacco, Kamil Stoch, due volte vincitore della medaglia d’oro ai Giochi Olimpici nel salto con gli sci.

Incredibile, o perlomeno degno di essere sottolineato, poi, il rispetto che porta per il suo mentore Gollob, tanto che lo chiama ancora Pan Tomasz, dandogli del lei, nonostante siano passati molti anni da quando si conoscono per non parlare delle persone che l’hanno aiutato nel corso della sua formazione di pilota. dopo aver vinto il titolo mondiale e dopo ricevuto il premio di miglior atleta dell’anno, Zmarzlik ha ringraziato tutti i suoi allenatori avuti in carriera oltre alla famiglia. Nonostante ciò, e sebbene il suo contratto con il club sia in scadenza, non ha la smania di cambiare squadra per monetizzare le sue imprese: a lui interessa solo ed esclusivamente pensare al modo per andare il più forte nell’ovale. «Non mi interessano questi giochi – ha detto recentemente – Io voglio solo guidare e cercare di spingere sempre al cento per cento».

Per la persona che è, per come interpreta lo sport, oltre che per le sue vittorie, è impossibile non volergli bene.

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