Tish – a tavola insieme al festival di cucina ebraica

Partendo da questo asserto, talmente semplice e genuino da essere rivoluzionario, il Polin esce spesso e volentieri dalle sue mura per incontrare Varsavia e le sue comunità, con eventi che coinvolgono le persone su vari livelli, andando a toccare sfere che apparentemente non appartengono al campo di azione di un museo. Ne è consapevole Magdalena Maślak, dipendente del Polin, ideatrice e organizzatrice di Tish, un festival di cucina ebraica arrivato quest’anno alla sua terza edizione. «Non è una cosa così ovvia che un museo organizzi un festival culinario. – racconta – Il museo organizza in continuazione mostre, lezioni, conferenze, seminari, ma con Tish è diverso. Invitiamo i visitatori a sedersi a tavola con noi, a cucinare e mangiare insieme, e di fronte a questo tipo di esperienza si capisce subito il valore della storia degli ebrei polacchi e quanto in comune abbiano con la nostra tradizione».

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Fenomenologia del kebab in Polonia

Kebab in Polonia

In vista dell’arrivo di mio fratello a Varsavia, un paio d’anni fa, ho chiesto a un conoscente nato e cresciuto qui di indicarmi qualche buon ristorante in città dove poter mangiare qualcosa di tipico. La sua risposta è stata: “nessun problema, preferisci vietnamita o kebab?”. L’ha detto ridendo, e ho riso anch’io, perché era chiaramente una battuta, ma con un fondo di verità difficile da omettere. Al di fuori dagli stretti confini del centro storico, trovare un ristorante di cucina polacca tradizionale a Varsavia non è un’impresa facilissima. Di ristoranti di cucina vietnamita e locali che servono kebab invece se ne possono trovare a decine, praticamente in ogni angolo della capitale polacca.

Se la grande presenza di ristoranti vietnamiti è legata alla lunga storia diplomatica tra il Vietnam e i Paesi dell’ex Comintern, quella del kebab in Polonia è una vicenda diversa, più recente, ricca di sfumature e costruita anche su una stridente contraddizione. Come ha fatto il kebab, pietanza tipica del mondo mediorientale e simbolo delle comunità turche e arabe in Europa, ad avere così successo in un Paese mediamente molto legato a valori e simboli tradizionali come è la Polonia?

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C’era una volta d’estate… – un tuffo tra le piscine di Varsavia

Durante quest’estate che fa ancora i conti con la pandemia, abbiamo dovuto rivedere le nostre abitudini estive e tornare ad apprezzare ciò che abbiamo più vicino, e magari forse per la prima volta in vita nostra passare le ferie tanto attese in città. Tutto questo mi fa riflettere e fare un salto indietro nel tempo, agli anni ’70-’80 quando la convenzione di Schengen ancora non esisteva e non era così banale fare un viaggio fuori dai confini. Passare le vacanze in città o comunque nel proprio paese era normale e fare anche una semplice gita fuori porta era una festa, un momento conviviale da condividere con parenti, amici, vicini di casa etc.

Nonostante le difficoltà e le routine quotidiane, la gente aveva bisogno di rigenerarsi e svagarsi un po’, e quindi sono state pensate molte attività divertenti, e chi lo dice che una volta ci si annoiava di più?

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Il fantasma di Cracovia – storia di un serial killer della PRL

Mazurkiewicz - il fantasma di Cracovia

L’hanno chiamato il fantasma di Cracovia o l’assassino elegante. In un libro la storia del serial killer più feroce del Novecento in Polonia – di Salvatore Greco – Un giorno di settembre, un uomo di nome Stanisław Łobudziński arriva all’ospedale di Solec a Varsavia a bordo della sua Opel Olympia.…

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Kronika sportowa – Lo sport polacco alla radio

Kronika sportowa

La radio, da sempre, è un mezzo fondamentale per raccontare lo sport. Ogni paese, in Europa e nel mondo, ha un programma icona a riguardo. Alla famiglia non può che appartenere anche la Polonia. A riguardo, il suo biglietto da visita è Kronika Sportowa, la sua trasmissione radiofonica in materia più longeva, tuttora in onda da lunedì a sabato alle 22.37 su Jedynka, il canale ammiraglia di Polskie Radio, vale a dire l’emittente di bandiera. Ha da poco compiuto 65 anni, età che non dimostra. Grazie alla sua squadra di giornalisti, la maggior parte formati in casa, racconta in venti minuti i fatti sportivi della giornata con contributi in esterna e da studio: professionalità, attenzione ma, soprattutto, ritmo, decretano ancora oggi la buona riuscita del notiziario.

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Nella tana dei cattivi: AKS Zły e un altro calcio possibile

AKS Zły PoloniCult

È un soleggiato sabato di metà agosto e alla Don Pedro Arena di via Kawęczyńska c’è il pubblico delle grandi occasioni. A mezz’ora dall’inizio della partita valida per un turno preliminare di Coppa di Polonia, i duecento biglietti stampati per l’esordio stagionale della squadra di casa sono già terminati. Gli spalti del piccolo stadio sono gremiti di un pubblico di tutte le età. Ci troviamo a Varsavia, sulla sponda orientale della Vistola, nell’ex quartiere operaio di Praga. È in questo campo di periferia dalla tribuna orgogliosamente scoperta, incastonato fra casamenti popolari e una fabbrica abbandonata, che gioca l’AKS Zły.

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La Polonia sulle felpe – patriottismo e dove trovarlo

Abbigliamento patriottico

Il fenomeno dell’abbigliamento patriottico è relativamente recente se consideriamo che una delle marche più note ha iniziato solo due-tre anni fa. Questo dato però si scontra con la realtà dei fatti che mostrano come fin da subito tale iniziativa abbia riscontrato un incredibile successo tra i giovani – ma non solo – che trovano in questo tipo di abbigliamento un modo di esprimere le proprie idee politiche e la loro idea di Polonia oltre che di patriottismo. Non ci sarebbe nulla di male nell’indossare un’innocente t-shirt blu con una piccola aquila o con una piccola bandiera biancorossa se questa scelta non fosse presa come dimostrazione di appartenenza politica e di una retorica nazionalista che si va sempre più espandendo in tutto il paese. Il punto di partenza o il nocciolo della questione, se volete, è proprio questo, che tali indumenti, non sono semplici vestiti, ma si presentano come simboli di una determinata ideologia e di un determinato discorso nazionale e – purtroppo – nazionalistico. Esso si presenta infatti come un discorso identitario veicolato tramite un mezzo – i vestiti – di prima necessità e che acquista determinati valori simbolici per chi li indossa e per chi li vede indossati: il messaggio trasmesso è un forte sentimento patriottico e di appartenenza ad un preciso e circoscritto gruppo sociale. Le magliette o le felpe che rientrano in queste linee usufruiscono e si fanno portatrici di una retorica fondata su degli elementi che puntano a conquistare la massa attraverso un linguaggio stereotipato che utilizza precise immagini storiche volte a sottolineare particolari caratteri della nazione – in questo caso polacca – con lo scopo di suscitare orgoglio nazionale.

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Timothy Garton Ash a Varsavia: di Europa e populismi

Garton Ash

Is Europe Disintegrating?‘, l’Europa si sta disintegrando? Ḕ questo l’assunto da cui è partito Timothy Garton Ash nell’incontro tenutosi presso la sala dell’ex biblioteca centrale dell’Università di Varsavia di Krakowskie Przedmieście il 25 aprile scorso. Una domanda che mai come oggi può apparire retorica. E lo storico britannico, pur ribadendo il proprio convinto europeismo e rammaricandosi per Brexit, non ha certo smentito l’impressione che l’Unione Europea (più che l’Europa in sé) abbia attraversato giorni migliori.

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De recta architectura

Biennale

Per un’architettura etica: il padiglione polacco alla Biennale di Venezia 2016 – di Roberto Reale – Nel febbraio 2014 Zaha Hadid, a chi le domandava cosa gli architetti possano fare per limitare le morti bianche tra i lavoratori dell’edilizia, rispondeva che la questione era di competenza del governo, non sua…

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