Ma być czysto – Sull’adolescenza, dall’adolescenza

Ma być czysto

L’adolescenza è un guado che si può solo sperare di superare indenni. Ma być czysto di Anna Cieplak la racconta così.

di Salvatore Greco

Sembra essere un periodo particolarmente felice per la scrittura al femminile in Polonia. Nonostante sul piano dei diritti civili le donne polacche stiano subendo di recente frustranti limitazioni, la generazione di scrittrici di questi anni vanta nomi capaci di raccontare in profondità non solo e non tanto il proprio Paese, ma un sentire comune e universale legato all’identità nel mondo. Una di queste, ancora relativamente poco nota, è la trentenne Anna Cieplak, operatrice culturale legata agli ambienti di Krytyka Polityczna, e autrice di un romanzo in grado di conquistare la critica edito dalla casa editrice di Krytyka Polityczna stessa: Ma być czysto (2017), vincitore del Premio Gombrowicz e del premio Conrad per il migliore esordio letterario dell’anno.

Ma być czysto (Dev’essere pulito) racconta la storia di Oliwia e Julia, due quindicenni di una cittadina di provincia polacca, amiche nonostante l’estrazione sociale molto diversa. Oliwia vive in un quartiere popolare assieme al patrigno e ai fratellastri più piccoli mentre la madre lavora in Germania come donna delle pulizie, Julia invece è la figlia di una coppia separata appartenente al ceto medio riflessivo e si divide tra la casa della madre e quella del padre che vive con la sua nuova giovane fidanzata Magda. Lo iato socio-economico tra le due tuttavia non pare esistere nella testa delle ragazze, annullato o perlomeno attutito dalle diverse dinamiche che intercorrono tra adolescenti. Nonostante poi capiti a Oliwia di invidiare i vestiti migliori dell’amica, è Julia a sentirsi un passo indietro rispetto a Oliwia che, anche per via dell’inesistenza di un supporto familiare alle spalle, ha una certa esperienza di relazioni e rapporti sessuali, per quanto goffi e ingenui. Proprio una temuta gravidanza di Oliwia prima indebolisce e poi invece consolida la confidenza tra le due ragazze mentre sullo sfondo i loro contesti familiari si stendono nella loro diversità inconciliabile. Tutto procede in un certo equilibrio fino a che un furtarello in un negozio al quale le due ragazze partecipano, anche se solo da comparse involontarie, dà una velocità diversa alle vicende e mette in risalto il contesto di provenienza: Julia se la cava con una sgridata e un ammonimento dalla polizia, Oliwia viene consegnata a un centro di recupero.

In assenza dell’amica, che sconta la sua detenzione, Julia viene a conoscenza di un mondo al quale il suo ambiente protettivo non l’aveva preparata: machismo, gruppi di neofascisti, alcool di cattiva qualità consumato nei vicoli, droghe e violenza inseriti in un turbine a velocità variabile che segna un punto di svolta fondamentale del romanzo e delle storie delle due ragazze.

L’autrice -che con i giovani lavora ogni giorno- conosce bene quelle dinamiche e le descrive con grande abilità, onestà e senza pruderie, con una capacità non comune nel ricostruire un linguaggio e una visione del mondo legate a una generazione che pure non è la sua. Ma być czysto è costruito su una lingua fatta di slang, riferimenti musicali e culturali, hashtag, foto su snapchat e ingenue incertezze nei confronti della vita che non suonano mai -letteralmente mai- ridicole né trattate con supponenza. Le due protagoniste inciampano, sbagliano, applicano un sistema di valori a volte incomprensibile, vivono un rapporto con il mondo adulto di quasi frustrata distanza, ma la Cieplak non prende mai il bastone del comando per condurre un intervento autorale di bacchettamento, né agli adolescenti né ai loro tutori, permette loro di parlare la loro lingua, agire a loro modo, sbagliare e costruire una trama fatta di piccole verità e meritate immaturità, com’è giusto che sia. In Polonia i quindicenni di oggi sono la prima generazione ad aver vissuto tutta la propria vita in un contesto consolidato di economia di mercato e cultura liberale, con alle spalle genitori che avevano deciso di diventare tali nella Polonia della crescita e del riscatto, e sono oggi l’oggetto di un fermento culturale molto vivido. Su queste pagine abbiamo raccontato tempo fa il caso del film Plac Zabaw, sull’annichilimento che porta alla violenza più insensata, e oggi Ma być czysto costituisce un altro prezioso tassello in questa direzione, utile a comprendere la Polonia ma non solo.

Siamo di fronte a una prova editoriale che potrebbe affaticare, se non addirittura annoiare, lettori più abituati a una prospettiva tradizionale e intolleranti di fronte all’idea che il linguaggio monco e gergale degli adolescenti possa ricevere dignità letteraria. Tuttavia Ma być czysto potrebbe segnare un solco importante aprendo le porte della letteratura alta a un mondo -quello dell’adolescenza- oggi tenuto sulla soglia, accantonato nella narrativa di genere o nei manuali di psicologia e pedagogia, e che godrebbe invece di grandi vantaggi a essere elaborato dalla tradizione letteraria vera e propria, come indimenticati capolavori del Novecento hanno già dimostrato.

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