Canzone del cuor di serpente – Radek Rak #3

Si dice che una femmina pretenda ogni cosa dal proprio uomo, e un uomo soltanto una cosa dalla femmina; il che a volte è sacrosanta verità, e altre una gran bella sciocchezza.

Dopo quella notte Kuba temeva che Malwa sparisse, una volta e per sempre, lasciandolo con un pugno di ricordi in mano e con la fame nel cuore, una fame che non avrebbe conosciuto pace. O la paura che diventasse qualcosa di peggio: Malwa sparita e la testa così piena di incantesimi da non potersi mai più ricordare di lei.

Successe qualcosa del tutto diversa e molto più grave.

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Sotto il sole – Julia Fiedorczuk #2

«Raccontami qualcosa, Daijan.»

«Va bene», rispose «Ascolta attentamente: tanto, tantissimo tempo fa, sul versante asiatico degli antichissimi monti Urali che si estendono per migliaia di chilometri, sorgeva un piccolo villaggio nel punto più a sud, su un fiume che a quell’epoca si chiamava Jaik. Tolte le stagioni delle piogge, quando le acque si accumulavano e provocavano alluvioni, lo Jaik era solo un fiumiciattolo. D’estate seccava quasi del tutto, d’inverno gelava. All’inizio, il villaggio era composto da poche persone appena. Tutto intorno si dispiegava la steppa, le immense distese dell’Asia centrale, piatte, poi ondulate dai rilievi, levigate da un vento ostinato che d’estate trasportava la polvere del deserto e d’inverno le tormente di neve. Gli uomini morivano, ne nascevano altri, stagione dopo stagione, secondo un ritmo immemorabile. I nomadi abbeveravano le proprie mandrie allo Jajk. I baschiri ci allevavano il bestiame. Mandrie di antilopi e asini brucavano intorno alle tende. Le montagne vicine custodivano il segreto del proprio principio. Mi stai ascoltando?»

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Canzone del cuor di serpente – Radek Rak #1

Gli alberi si diradano, tra i rami spicca l’azzurro della notte. Il carro arranca per la strada in discesa, verso la campagna. Il sole è sparito già da molto oltre le montagne, ma splende ancora come fosse sottoterra, perché il suo bagliore filtrato lumeggia ancora il mondo, la paglia dei tetti e la chiesa.

Vecchio Topo e Kuba superano i fossi e i salici che li costeggiano. Sono dodici salici e Vecchio Topo dice che si tratta dei dodici apostoli del buon Gesù, e l’ultimo, quello secco e sforacchiato dai vermi, è Giuda Iscariota. Vecchio Topo racconta molte cose e Kuba non sempre crede a tutto.

Prima della discesa dell’arrivo, Kuba si tira in piedi sul carro. Si sforza di origliare, ma dal bosco non arriva nessuna voce. Solo i grilli cantano nell’erba.

 

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#LibriCheAspettiamo – Maria Karpińska – Żywopłoty

żywopłoty

  L’esordio della scrittrice classe ’88 Maria Karpińska è una delle notizie letterarie del 2020. Dietro le siepi di Żywopłoty. – di Salvatore Greco – Più tempo passa in editoria e più sembra che la forma del racconto sia sempre più destinata a sopravvivere quasi solo nelle riserve indiane delle…

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Radek Rak – le armi del fantastico per dare voce agli ultimi

Radek Rak

C’è un libro che negli ultimi mesi ha spiazzato i lettori polacchi. Arriva da un autore giovane, al suo terzo romanzo, e che con i suoi libri precedenti ha goduto dell’accoglienza entusiasta di una piccola nicchia di lettori e critici. Quest’ultimo romanzo invece, il cui titolo in italiano potrebbe suonare Canzone del cuor di serpente, è arrivato molto oltre. Ha attirato l’attenzione di critici e recensori, si è fatto amare dal pubblico e ha conquistato un posto tra i finalisti del premio Nike e un altro tra i finalisti del premio Gdynia, i due maggiori riconoscimenti letterari assegnati in Polonia.

Inatteso e in punta di piedi, Canzone del cuor di serpente è diventato forse il caso letterario per eccellenza degli ultimi due o tre anni. Lo ha fatto con una lingua letteraria assolutamente unica, ricca di elementi locali ma anche di una grande ambizione di universalità. E l’ha fatto con uno sguardo al mito e alle regioni del fantastico che fanno pensare inevitabilmente, in terra polacca, a Bruno Schulz.

E Radek Rak, autore di Canzone del cuor di serpente, non nasconde nessuna di queste cose, anzi. Ne abbiamo parlato con lui, per farci spiegare come nasce e dove può arrivare il suo sorprendente romanzo, ancora inedito in Italia dove è rappresentato da Nova Books Agency.

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La casa di un altro mondo: piccole storie per grandi temi

La casa di un altro mondo

Negli ultimi anni stiamo assistendo ad un cambiamento della letteratura per l’infanzia, che cerca -giustamente- di stare al passo con i tempi e con le trasformazioni della nostra società. Non solo sono nate case editrici specializzate in libri per bambini ma alcune hanno dei cataloghi molto interessanti che toccano tematiche complesse e delicate. Trovo questo passaggio notevole e di grande importanza: con un mondo che diventa sempre più difficile da saper leggere e interpretare, è fondamentale che, fin da piccoli, ci si eserciti ad aprire la mente, lo sguardo e il cuore. Ecco quindi che troviamo libri sull’educazione gender, che parlano di bullismo, di integrazione, di immigrazione…il tutto attraverso immagini colorate, parole semplici perchè poi non servono paroloni per spiegare ai bambini. Sono molto più bravi di noi su certe cose.

Il libro di cui vi parliamo oggi si inserisce proprio in questo filone. La casa di un altro mondo (MondadoriRagazzi) scritto da Małgorzata Strękowska-Zaremba e tradotto in italiano da Raffaella Belletti, affronta una questione complicata, delicata e che ha assolutamente bisogno di trovare il suo spazio: la violenza domestica.

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I vagabondi – frammenti di vita in cammino

Olga Tokarczuk – che a me piace chiamare Pani Olga – non è di certo la prima volta che fa la comparsa su PoloniCult; non avevamo bisogno del Nobel per credere in lei e nella sua scrittura. Siamo davvero contenti del riconoscimento che ha ricevuto, il premio letterario più importante. E siamo davvero contenti che se ne parlerà di più d’ora in poi. L’accademia di Svezia le ha conferito tale merito per la sua immaginazione narrativa che, con passione enciclopedica, rappresenta il superamento dei confini come una forma di vita. Chi conosce Pani Olga si renderà conto che la motivazione calza a pennello. La sua predisposizione ad andare al di là delle cose ovvie, la sua curiosità che vaga in ogni direzione senza porsi scrupoli o barriere sono caratteristiche proprio sue. Come in La quiete del tempo, quando giocava a nascondino con e tra i vari personaggi saltando fuori e dentro lo spazio, sempre ammesso che lo spazio-tempo sia qualcosa di reale, o in Opowiadania Bizarne in cui ci ha regalato tanti microcosmi surreali, bizzarri, stranianti. Il libro che l’ha portata nell’occhio del ciclone, I vagabondi (edito in italiano da Bompiani per la traduzione di Barbara Delfino) contiene tutta la sua carriera.

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Jerzy Andrzejewski – Cenere e diamanti

Cenere e diamanti PoloniCult

Questo è un libro che spesso faceva capolino fra i classici moderni della letteratura in mostra sugli scaffali delle librerie in stile Gierek, lungo le pareti di molte case polacche fino ai primi anni ’90. Smontati e trasferiti in cantina quei mastodontici parallelepipedi di compensato, molte copie di Popiół i diament (Cenere e diamanti) hanno seguito lo stessa sorte. Triste destino per un romanzo che almeno due generazioni di polacchi hanno letto e talvolta apprezzato. Il libro di Jerzy Andrzejewski non avrà le stimmate del capolavoro, ma resta un documento prezioso e in presa diretta per conoscere il clima politico e le tensioni sociali della Polonia dell’immediato Dopoguerra.

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Tra poesia e fotografia: istantanee di parole – su K. Dąbrowska

Dąbrowska

Con La faccia del mio vicino (Valigie rosse, 2017) arriva al lettore italiano la voce di Krystyna Dąbrowska, giovane leva della poesia polacca. – di Mara Giacalone – “Ad alcuni piace la poesia Ad alcuni – cioè non a tutti. E neppure alla maggioranza, ma alla minoranza”. [W. Szymborska, La…

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Pani Furia – una storia di rabbia post-coloniale

Pani Furia PoloniCult

Una storia ambientata tra il Belgio e il Congo, tra gli eredi del grande regno leopoldino e quelli della sua più grande e insanguinata colonia africana. La storia di una donna ferita, abbandonata e perennemente straniera anche nel Paese in cui ha vissuto quasi tutta la sua vita. Pani Furia è questo ma per noi di PoloniCult è un’opera dal respiro globale della varsaviana Grażyna Plebanek che ha pubblicato il romanzo con l’editore Znak nel 2016.

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