Viaggio a Miedzianka, la città che non c’è più.

Miedzianka

Un reportage dalla città scomparsa di Miedzianka

di Luca Palmarini

Un giorno, in un mercatino delle pulci di Wrocław, mi capitò tra le mani una vecchia bottiglia di birra con il nome della località di Kupferberg. Incuriosito, chiesi a Marian, rigattiere slesiano, di cosa si trattasse. – È una bottiglia del birrificio di Miedzianka. Come Luca, non conosci Miedzianka? La città che non c’è più? – Mica posso conoscere tutti i paesi della Polonia – risposi. Comprai la bottiglia, non senza tirare sul prezzo, e ritornato a Cracovia mi misi subito a cercare per colmare le mie lacune. Venni così a sapere della storia particolare che il destino aveva riservato alla città di Miedzianka, l’Atlantide slesiana, l’Eldorado perduto dei polacchi arrivati dall’est dopo la seconda guerra mondiale. Miedzianka si trova in Bassa Slesia ed oggi è soltanto un villaggio, costituito da sei o sette case, mentre fino a settant’anni fa era una vera e propria cittadina. Cosa è successo? Si è verificata una qualche catastrofe naturale che ha cancellato la città? È stata distrutta dal passaggio del fronte durante la seconda guerra mondiale? La realtà è ben più inverosimile.

Miedzianka

La città di Miedzianka era conosciuta già dal 1300 e dovette la sua fortuna ai giacimenti di rame che si trovavano nelle colline su cui sorse la città. In onore del prezioso metallo che si iniziò ad estrarre già dal 1100, la località venne appunto chiamata Kupferberg (Monterame) e dal 1945 in poi Miedzianka (“Miedź” in polacco significa appunto “rame”). Conclusasi “la febbre del rame”, a metà dell’ottocento, la miniera venne praticamente chiusa, ma la città continuò a vivere di una certa prosperità grazie allo sviluppo dell’industria tessile. Un altro vanto era il cosiddetto “oro di Kupferberg”, ma non si trattava questa volta di estrazione di un minerale, bensì della buonissima birra prodotta nel locale birrificio e conosciuta in tutta la Prussia. Grazie al suo clima e alla sua incantevole posizione arrivò anche ad essere una delle più belle località dei Sudeti.

Nel 1945 la città, insieme a Wrocław e a tutta la Bassa Slesia, entra a far parte della Polonia. Per Miedzianka inizia un nuovo capitolo della sua storia. I suoi abitanti tedeschi vengono espulsi per far posto ai polacchi che arrivano dall’est, espulsi a loro volta dai Sovietici. Al loro arrivo i pionieri polacchi quasi non credono ai loro occhi: un’intera cittadina tutta per loro, con palazzine antiche e curate, un birrificio, una fabbrica di carta, due chiese, una manna insomma. Grazie a tutto ciò, nei pochi anni in cui avviene il cambio di popolazione, la città comincia di nuovo a riprendere vita, per poi sparire quasi completamente negli anni Settanta, quando da Wrocław arriva l’ordine di evacuzione totale dei suoi abitanti.

Miedzianka 3 PoloniCultLa storia sta assumendo dei contorni misteriosi. Addentrandomi sempre più nella ricerca, vengo a sapere che nel 1972 gli ultimi abitanti vennero fatti trasferire in massa a Zabobrze, quartiere di Jelenia Góra, dove vennero dati loro degli appartamenti in usufrutto, mentre la cittadina scompariva per sempre dall’incantevole paesaggio dei Sudeti. Allora, una volta, di ritorno a Cracovia, trovandomi di passaggio decido di recarmi in questo quartiere per chiedere informazioni; il compito è assai difficile, in quanto il quartiere è grande, i suoi palazzoni anche. Una gentile signora anziana mi suggerisce di recarmi da un signore che per motivi di riservatezza mi ha chiesto di chiamarlo Zbyszek, sebbene il suo vero nome sia un altro. Motivi di riservatezza? Allora deve essere veramente successo qualcosa di grosso. Il suo piccolo appartamento nel palazzone di regime si trova al quarto piano. Zbyszek si rivela una persona gentile e aperta al dialogo. Mi dice – Panie (signore), i miei genitori arrivarono nel ‘45 non dall’est della Polonia, ma da Kalisz, ed io avevo solo cinque anni. Era così bella la mia Miedzianka. Ora devo vivere in questo palazzo di cartone, con i tubi tutti già arrugginiti. Uno schifo. A Miedzianka invece vivevo in una bella palazzina di mattoni costruita dai tedeschi. I tedeschi, rimandati in Germania, ci avevano lasciato le case ammobiliate; c’erano persino libri e dischi. Adesso là c’è solo l’erba. Le giuro che quando ci hanno mandato via da Miedzianka le case c’erano ancora, forse due o tre erano pericolanti, ma c’erano ancora – Gli chiedo perché sia stato trasferito e lui mi risponde così: – Colpa dei russi, lo sanno tutti. – Anch’io in realtà lo sapevo, avendolo intuito dalle mie precedenti letture, ma volevo osservare la sua reazione. Nel 1947 i geologi polacchi avevano informato il governo centrale dell’esistenza di un giacimento di uranio a Medzianka. Le autorità polacche, probabilmente prive della teconologia necessaria per la lavorazione di tale minerale, si rivolsero a Mosca che in cambio di altri favori si sarebbe assicurata lo sfruttamento del giacimento. Tra l’altro, in quel tempo una delle due più grandi basi militari sovietiche in territorio polacco si trovava a Legnica, a meno di sessanta chilometri di distanza, il che avrebbe facilitato le operazioni. Zbyszek mi racconta che i tecnici sovietici arrivarono in città scortati da dei militari dell’Armata Rossa e iniziarono un’operazione di sfruttamento intensivo dell’estrazione dell’uranio. Lui non lavorava nelle miniere, faceva invece parte di una squadra di boscaioli che si procurava la legna nei boschi dei dintorni per poi portarla alla falegnameria della miniera. Il riserbo sulla miniera era quasi assoluto, ma come sempre qualche indiscrezione riusciva a trapelare. – Luca, le miniere erano ben tre, ben guardate dai soldati polacchi dell’Undicesimo reggimento KWW di Wrocław.   Spesso mi fermavano e mi chiedevano la “legitimacja”. I capi spesso cambiavano le squadre di lavoro, in modo che i minatori lavorassero con altri minatori che non conoscevano. Ci sarebbero state così meno chiacchere. Anche la miniera non portava nessuna dicitura, ma era denominata Fabrykbapieru Janowice. Spesso arrivavano camion con autisti polacchi con al loro fianchi dei soldati russi armati fino ai denti. I camion partivano nel segreto più assoluto. Uno di questi autisti mi ha raccontato che dovevano fermarsi prima di Legnica. Il carico veniva trasferito su dei camion russi che sparivano in direzione della città. – In effetti, secondo le fonti storiche l’uranio veniva portato a Legnica, “la piccola Mosca”, da dove partiva per la capitale russa (durante il periodo sovietico esisteva addirittura un treno diretto Legnica-Mosca). Il giacimento grazie a cui Kupferberg/Miedzianka era nata e poi rinata una seconda volta era ora gioia e maledizione della città. I sovietici esaltavano la vita in città con delle riprese di propaganda ed offrivano ottimi stipendi a chi volesse lavorare in miniera. Poi più nulla. L’attività estrattiva finisce improvvisamente come era iniziata, la città viene abbandonata (a forza) come le città fantasma del Far West e dimenticata.

Miedzianka

Fino a qualche anno fa, quando Radio Wrocław decide di realizzare delle interviste con alcuni ex –abitanti della cittadina, mentre Filip Szpringer realizza un libro dal titolo Miedzianka (Czarne 2014) dove raccoglie le storie e le testimonianze della città prima e dopo la seconda guerra mondiale; Szpringer ci narra di due mondi che non ci sono più: prima ricostruisce quello tedesco, dove non c’è più la locanda “al Municipio”, non c’è il sassofono di Martin Lachmann che allietava le serate nella piazza del mercato, mentre gli innamorati ballavano, non c’è la signora Trenkler che cuciva le camicie a tutta la comunità, così come la signora Bräuer che vendeva uova e burro. Dopo aver scavato in un passato tedesco, Szpringer passa alla storia della Miedzianka polacca, quella del secondo dopoguerra, cercando di riportare alla luce i segreti di questa città durante gli anni della Repubblica Popolare Polacca e i motivi della sua misteriosa sparizione. Si tratta di un semplice abbandono dovuto alle pericolose condizioni in cui versava la cittadina, oppure c’è qualcosa di più?

Anch’io mi metto a cercare e dopo molte domande e alcune ricerche, alle fine, quasi miracolosamente, trovo Mariusz, ex minatore di Miedzianka, da molti anni in pensione e che adesso abita in Alta Slesia, dove ha lavorato dopo l’esperienza a Miedzianka. Anche Mariusz è un nome di fantasia, in quanto l’ex minatore non vuole che riveli la sua identità. Sebbene sia Miedzianka sia i sovietici siano spariti dalla Polonia, fanno ancora paura. – Io sono stato fortunato. Ero giovane e grazie a un incidente in cui mi ferii alla gamba in modo abbastanza serio, venni mandato all’ospedale e poi, dopo la riabilitazione, fui mandato a lavorare in Alta Slesia. Per questo sono ancora vivo. – Lo sfruttamento si faceva sempre più intensivo e i minatori venivano mandati ad estrarre il prezioso minerale senza un attimo di pausa, senza orari minimi e spesso senza maschere. Passavano le ore a respirare polvere di uranio, mentre veniva detto loro che estraevano una varietà di rame. Molte persone hanno avuto l’idea di mettersi alla ricerca di referti medici dei minatori impiegati nella miniera di Miedzianka, qualcosa ci doveva pur essere, ma la documentazione è misteriosamente sparita, così come molti dei minatori che vi lavoravano. Altro mistero. – Pagavano molto, davvero molto. A fine mese si tornava casa con un sacco di soldi. Ma ha capito a che prezzo? – Mariusz mi racconta di un episodio macabro, raccontato anche da Szprenger e che evidentemente è rimasto impresso in modo indelebile nella memoria collettiva dei cittadini di Miedzianka: si ricorda del giorno in cui ruspe e camion arrivarono per liquidare il vecchio cimitero tedesco, dove invece si sarebbe dovuto scavare alla continua ricerca della cuprite di rame. Mi racconta che quella scena se la ricorda come fosse oggi e che se la ricorderà fino al giorno della chiamata al cielo. Le ruspe cominciarono a scavare senza sosta, le cappelle vennero distrutte, mentre le bare venivano estratte senza alcuna cura, spesso si spezzavano e ne rotolavano fuori le spoglie. A volte si vedevano operai che lanciavano le ossa di quei morti in direzione di alcuni cani randagi che si aggiravano da quelle parti. In fondo per alcuni di loro erano solo ossa di tedeschi, dei nemici. Invece loro una volta erano delle persone che come lui avevano amato quella cittadina. Lo stesso facevano i suoi compagni di giochi, allora bambini, che spesso usavano dei teschi come se fossero dei palloni. Intanto in città gli abitanti erano pervasi da una sorta di visibile nervosismo. Mariusz dice: – nelle case del centro si erano formate della crepe così grandi da poterci infilare una mano. – Infatti da lì a poco le case iniziarono a diventare pericolanti. Dall’altra parte i soldati sovietici si aggiravano in città sempre minacciosi – Finito il turno di lavoro potevamo andare a divertirci. C’erano dei bar e il birrificio, la vita era bella a Miedzianka, ma guai a parlare della miniera. Fuori dall’orario di lavoro dovevamo dimenticarcene. Ci continuavano a dire che stavamo estraendo rame, invece era quella porcheria dell’uranio – .

Negli anni seguenti l’uranio finisce, i russi se ne vanno, dopo essersi portati via circa 600 tonnellate di prezioso materiale. In città la situazione intanto va peggiorando. Molte case vengono evacuate e di lì a poco alcune di esse crollano. Le visite della commissione per i pericoli minerari si fanno sempre più intense, altri abitanti devono lasciare le case fino a che nel 1972 arriva l’ordine di evacuare la città e questo vale per tutti. Gli abitanti, tra cui ci sono Zbyszek e la sua famiglia, vengono fatti trasferire a forza insieme agli ultimi abitanti dell’ormai semideserta cittadina. Vengono mandati tutti a Przedbórz.

Ora, si capisce che a volte fatti del genere hanno luogo. In molti altri paesi esistono centinaia di città fantasma, abbandonate per vari motivi; quello che non risulta chiaro è il fatto che dopo l’evacuazione forzata degli abitanti, da Wrocław arriva l’ordine subitaneo di radere al suolo la città. Delle squadre speciali arrivano dal capoluogo slesiano e in quattro e quattr’otto fanno saltare in aria tutti i palazzi del centro, tutti eccetto uno. Anche la fabbrica di birra e la chiesa cattolica restano in piedi. Tutto il perimetro su cui sorgeva la città viene poi sottoposto ad una rapida opera di rimboscamento. La fretta con cui le autorità cercano di eliminare Miedzianka dalla faccia della terra risulta sospetta. Negli anni a venire alcuni studiosi polacchi si sono avventurati alla ricerca della documentazione riguardante la miniera, ma inutilmente. Tutto sembra essere sparito nel nulla. In pochi anni Kupferberg è morta, per poi rinascere come Miedzianka, per poi morire un’altra volta. Miedzianka doveva scomparire dalla memoria collettiva. È invece rimasta in quella dei singoli abitanti e lavoratori che, finito il comunismo cominciano finalmente a parlarne e non senza una certa nostalgia. Zbyszek mi dice : -Perché lo hanno fatto? Era bella, c’era tutto, c’era un pure un cinema, mi credi? (adesso è passato al tu) un cinema! E due chiese. Una evangelica e una cattolica. Quella evangelica l’hanno fatta saltare per aria quando ancora abitavo là, forse nel 68 o giù di lì. Ed io non riesco a capire il perché

Miedzianka

Gli dico che quella cattolica c’è ancora, una delle pochisisme testimonianze rimaste, e lui abbozza un sorriso amaro. In effetti, ora che Miedzianka è meno di un villaggio, quella chiesa ha un qualcosa di strano, sembra un po’ troppo grande per i pochi ruderi dei dintorni, è anche un po’ troppo elegante… nasconde infatti un triste segreto, è la testimone silenziosa di una bella città che non c’è più. Una sorta di miracolo questa chiesa, in quanto secondo i geologi che negli ultimi anni hanno fatto delle rilevazioni, la chiesa dovrebbe essere già sprofondata da molto tempo, in quanto sotto di essa non vi è praticamente nulla. Non si capacitano di come possa stare ancora in piedi. Forse la distruzione di Miedzianka è avvenuta perché i sovietici volevano cancellare ogni traccia del loro selvaggio sfruttamento e non inimicarsi i polacchi nascondendo le tracce di un luogo dove facevano lavorare i polacchi a contatto con la radioattività. O forse, senza vedere alcun complotto, si tratta semplicemente del fatto che l’estrazione fu rapida, senza nessuna messa in sicurezza del terreno, tra l’altro in un posto dalle fondamenta già minate nel periodo tedesco. Tutti si preoccupavano solo del guadagno facile e non degli effetti collaterali. Fatto sta che oggi, passando da quelle parti, sembra di essere in un luogo qualsiasi, senza nulla di particolare. Ma se si conosce la storia di Miedzianka non si riesce a guardare quel posto in modo spensierato.

Ci si sofferma su ogni particolare. Ecco allora che affiorano resti di muri inghiottiti dal verde, si scorge un tombino semisotterrato, si intravedono alcune cantine e persino alcuni frammenti di selciato. Arrivando a Miedzianka, vedo quello che una volta era il birrificio. Mi dicono che qualcuno l’ha comprato ed ora lo stanno rimettendo in sesto per riprendere la produzione. La chiesa che è ancora al suo posto ma che non dovrebbe esserci, assume, per chi conosce la triste storia di Miedzianka, un aspetto gotico e malinconico. Sempre sulla strada che porta al paese, là dove c’era il cimitero, ora c’è un pascolo per le mucche.

Qualcosa attira la mia attenzione: c’è uno steccato che circonda un masso. Mi avvicino e vedo che sul masso c’è una targhetta: “Spoczywajcie w spokoju, jesteście niezapomniani” (riposate in pace, non vi abbiamo dimenticato). La scritta si ripete anche in tedesco. Una signora che abita in una casa lì vicino mi dice che si tratta di un dono da parte dei tedeschi, figli e nipoti di quelli che nel ’45 hanno dovuto abbandonare la città. Una cittadina che riuscì a farsi amare da ben due popoli, ma che l’avidità umana ha cancellato per sempre, lasciandocene solo un malinconico ricordo.

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