Hanna Banaszak e l’ultimo samba a Varsavia

Samba przed rozstaniem di Hanna Banaszak è un capitolo di storia della canzone popolare in Polonia.

Hanna Banaszak

di Luca Ventura Saltari

 

Samba przed rozstaniem, incisa per la prima volta nel 1988 da Hanna Banaszak, è diventata con il passare degli anni un classico della musica popolare polacca. Reinterpetata da una lunga serie di artisti, da Anna Maria Jopek ad Anna Frankowska, è approdata persino al mondo dei talent show, cantata da Jagoda Uniewicz e poi da Olga Barej rispettivamente durante la quarta e la settima edizione di The Voice of Poland.

Samba przed rozstaniem è una bossa nova, una canzone d’amore che, a un primo ascolto, ricorda Ne me quitte pas di Jacques Brel. Se il narratore di Brel dice più volte “non mi lasciare”, la narratrice di Jonasz Kofta ripete “No, non puoi andartene ora”.

L’internauta musicomane può oggi ascoltare numerose versioni di Samba e arrivare, da un video all’altro, all’interpretazione di Anna Frankowska presso lo Studio Buffo di Varsavia. Il canto della Frankowska si abbandona a meno virtuosismi rispetto a quello di Hanna Banaszak e il sax prende il posto della chitarra solista.

Proprio qui, se invece di passare ad altre canzoni della Frankowska come la sua versione di Tak malował Pan Chagall, il nostro internauta si ferma a leggere i commenti sotto il video, noterà sicuramente, tra la maggioranza di messaggi in polacco, almeno due che sono scritti in portoghese:

Não acredito!!!! Estão cantando em polonês? O nosso samba brasileiro! Que lindo!

(trad. it.: Non ci posso credere, stanno cantando in polacco? Il nostro samba brasiliano! Che bello!)

Se cantam em portugues ou em polones  MUSICA E SEMPRE MUSICA

(trad. it.: Che cantino in portoghese o in polacco, la musica è sempre musica)

Leggendo queste frasi, l’internauta potrebbe limitarsi a trovare una conferma alla propria intuizione, ovvero che il ritmo e le sonorità del pezzo sembrava essere quello di una bossa nova. Oppure, al naufrago della rete potrebbe venire in mente di andare oltre e inserire in un motore di ricerca la combinazione di parole come “banaszak” “brazil” e incappare in un articolo scritto da Jacek Borowski per il sito The First News nel luglio 2018. L’articolo chiarisce che Samba przed rozstaniem è una cover di Apelo, il cui testo, in portoghese, fu scritto dal poeta brasiliano Vinícius de Moraes per la musica di Baden Powell de Aquino.

Da questo momento il nostro melomane non può più sfuggire alla propria curiosità e deve per forza ascoltare Apelo. Se la cerca seguendo il nome di Baden Powell, il primo risultato ad attenderlo sarà una traccia strumentale, dove il chitarrista brasiliano suona attorno al fraseggio che conosciamo già come le note toccate nel canto dalla Banaszak in Samba przed rozstaniem. Se il curioso prova invece a digitare Apelo seguito dal nome di Vinícius de Moraes, troverà probabilmente una versione dal vivo, cantata da de Moraes e Maria Bethânia, ma che invece di Baden Powell vede Toquinho alla chitarra.

È qui che finalmente sentiamo il canto e quindi le parole di Moraes, non poco diverse da quelle che Jonasz Kofta scrisse per Hanna Banaszak. Ad esse, il poeta e paroliere brasiliano aggiunge qui una propria poesia. Il produttore della traccia, fatalmente, è un certo Alfredo I. Radoszynski. Se il nostro internauta avesse tempo, potrebbe scoprire che questo Radoszynski fondò una casa discografica su consiglio del proprio psicologo, potrebbe pensare che sia buffo che un’azione nata quasi per caso sia invece il gesto che chiude un cerchio, quello che vede la famiglia di Radoszynski emigrare dalla Polonia al Sudamerica (Argentina) e una canzone brasiliana prodotta da Radoszynski tornare a casa, per diventare, come avrebbe detto Grażyna Auguścik, “una canzone polacca”.

In realtà non siamo certi che sia stato proprio il disco prodotto da Radoszynski, ovvero la registrazione del concerto contenuta nell’album del 1971, En la Fusa, Mar de la Plata ad essere arrivato all’attenzione di Hanna Banaszak. Quello che sappiamo è che l’artista amava la bossa nova, questo genere che univa il samba brasiliano al jazz statunitense, affascinata da un ritmo, come definì a The First News, “pigro, ma allo stesso tempo trascinante e appassionato”. Sappiamo che il chitarrista Janusz Strobel, dopo aver sentito la canzone di Vinícius de Moraes e Baden Powell, passò una traduzione del testo di Apelo al poeta Jonasz Kofta. Secondo quanto la Banaszak ha dichiarato a Gazeta Wyborcza, fu invece lei a dare la musica a Kofta, chiedendogli di scrivere una canzone d’amore. A quel punto Kofta scrisse otto testi diversi, tra cui quello che venne poi scelto dalla Banaszak.

Samba przed rozstaniem non è nato quindi come una traduzione, ma come una vera e propria riscrittura dell’originale brasiliano. Tra i due testi esiste un rapporto simile a quello che intercorre tra L’estaca di Lluis Llach e Mury di Kaczmarski. Se in Apelo le parole rimangono astratte (“tristezza”, “rimorso”, “male”) e persino vaghe (“tantas coisas”, tante cose), in Samba le sensazioni poco precisate nell’originale si fanno concrete, diventando, per esempio, il caldo del deserto che brucia, che toglie l’aria, che spacca le labbra. La narratrice si definisce come “ghiaccio ardente”, si sente bruciare come “un fuoco freddo di soli neri”. È come se Kofta fosse andato precisando in immagini concrete ciò che nel testo di Moraes era solo nominato con sostantivi astratti. L’originale rimane dunque come una traccia, appena una serie d’indicazioni che si sono poi concretizzate solo grazie a Kofta. Rimane il motivo del ‘ne me quitte pas’, che oltre all’invocazione a rimanere (nao vas embora/nie, nie mozesz teraz odejsc), in Apelo è rinforzato da un “te suplico não destruas/tantas coisas que são tuas” (non distruggere/tante cose che son tue), che trova il suo equivalente polacco in “Nie zabijaj tej miłości/Daj spokojnie umrzeć jej” (non uccidere questo amore/lascialo morire piano).

Con un testo che si distacca dai versi in portoghese, Samba przed rozstaniem è diventata una vera e propria canzone polacca. A dimostrazione di ciò, Anna Maria Jopek, inserendola nel suo album del 1998, lo fece pensando a un concerto di Hanna Banaszak che aveva ascoltato dieci anni prima e non a de Moraes, Baden Powell, Toquinho, Maria Bethânia o Alfredo Bereszynski. Così scrive la Jopek: “Ricordo una notte in un hotel a Opole, giugno 1988. Piansi un poco, ascoltando la trasmissione di una performance di Hanna da un anfiteatro vicino”.

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