Seksmisja, la Polonia che ride e irride

Stuhr seksisja polonicult

La distopia perfetta al servizio della risata critica.

Difficile immaginare un mondo in cui non ci sono più individui di sesso maschile, abitato da sole donne dall’altissima capacità tecnologica. Difficile, probabilmente, immaginarlo come una distopia, un’utopia negativa, specie se le donne in questione sono anche particolarmente avvenenti. Dunque difficile al massimo stato immaginare che tutta questa sia un’organizzazione di controllo basata su una colossale menzogna e su un elaborato lavaggio del cervello. E tutto questo, poi, non è lo sfondo di un film drammatico o catastrofico con enormi masse d’acqua che allagano i continenti, ma il plot di uno dei film comici più visti e citati di tutta la Polonia: Seksmisja, o per dirla in inglese, Sexmission.

Ricapitoliamo: ci troviamo di fronte a uno scenario da film post-apocalittico e con un titolo che non avrebbe nulla da invidiare a un Alvaro Vitali qualsiasi, ma sono i presupposti di due ore di risate senza freno tra equivoci sociali e una satira talmente tagliente da farsi chiedere dove fosse la censura in quel 1984. Com’è possibile tutto questo tutto assieme? Ci arriviamo subito.

seksmisja-Seksmisja, scritto e diretto da Juliusz Machulski, è la storia di due scienziati che nel 1981 vengono scelti come cavie per un importante esperimento scientifico che consiste nell’ibernazione umana atta a fermare i processi biologici, permettendo così di “viaggiare nel tempo”. L’esperimento non va del tutto a buon fine: i due avrebbero dovuto subire un congelamento di tre anni e invece si risvegliano nell’anno 2044. Nemmeno a dirlo, il mondo in cui si ritrovano non somiglia minimamente a quello che conoscevano: scenari futuristi, cibo insapore sotto forma di alimenti di plastica, abbigliamento improbabile e -soprattutto- sembrano esserci solo donne.

I due uomini vengono a sapere della scomparsa del genere maschile a causa di particolari radiazioni successive a una guerra nucleare a cui le donne sono riuscite a sopravvivere e garantire la sopravvivenza della specie sviluppando la capacità di riprodursi per partenogenesi. Scoprono anche l’esistenza di un sistema altamente organizzato e gerarchico, sebbene formalmente paritario, con cui le donne gestiscono la vita nella comunità sotterranea alla quale la civiltà è costretta per sopravvivere. Alle bambine viene raccontato di un mondo precedente in cui gli uomini controllavano il pianeta e sfruttavano le donne, prima della -fatale- emancipazione. Impossibile non leggere tra le righe di questi riferimenti e cogliere ferocissime critiche al sistema socialista e alla lettura rozzamente marxista della storia che veniva propugnata.

I due uomini (di cui, per la cronaca, uno è l’istrionico attore e regista noto anche in Italia per le sue collaborazioni con Nanni Moretti, Jerzy Stuhr) non sono per niente collaborativi nei confronti di questo sistema: vengono processati da un tribunale di donne (che sembra una dotta citazione de Le donne al parlamento di Aristofane, commedia in cui le donne ateniesi prendono possesso dell’assemblea con astuzia), tentano varie volte la fuga fino a che non riescono a compierla grazie alla complicità di una “talpa”, una giovane scienziata che inizia a essere scettica e che piano piano prende le loro parti. La fuga, rocambolesca e osteggiata il più possibile, è il proverbiale strappo nel cielo di carta di pirandelliana memoria. I due uomini e la donna escono dal sottosuolo e scoprono un mondo normalissimo in superficie, dove non solo l’aria è respirabile, ma tutto sembra genuino. Raggiungono persino una casa… e qui mi fermo per non rovinare la visione a nessuno.

La potenza comica e satirica di quello che a uno spettatore distratto potrebbe sembrare un ibrido malriuscito tra un film di fantascienza di serie B e una pellicola di Edvige Fenech è strabiliante, non sembra ci sia nessuno (e dico sul serio) in Polonia che non sappia citare e/o rispondere a una citazione qualsiasi tratta dal film. E se la comicità più immediata è quella povera e anche un po’ greve della malizia sessuale o quella giullaresca di un incredibile interprete come Jerzy Stuhr, la satira verso un sistema di repressione e condizionamento basato su un mito fondativo fasullo è una cannonata sparata sulle fondamenta di un regime –quello socialista in Polonia- già piuttosto tremante.

Seksmisja, insomma, ha il dono di essere un film in cui non si smette di ridere praticamente mai senza rinunciare alla profondità. Una versione comica, irriverente e anche un po’ pruriginosa, se vogliamo, di 1984. E, tra una battuta maliziosa e l’altra, la nettezza del pensiero orwelliano c’è tutta, senza cedimenti. Se non che il Grande Fratello, al massimo, è una Grande Sorella. O almeno così sembra.

Il film non è mai stato distribuito in Italia, ma lo si può guardarlo qui con i sottotitoli in inglese oppure acquistare il dvd. Ne vale la pena, per ribadire ancora una volta che il cinema polacco non è lento.

Salvatore Greco

 

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