Il cinema polacco non è lento.

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Cinema Polacco: chi va piano, va sano e va lontano.

Quando si parla di cinema polacco, si pensa sempre a pellicole estremamente lente. Anche chi non ha mai visto un film polacco, dà per scontato che quel tipo di cinema sia lento, triste e sicuramente noioso. Le mie intenzioni non sono quelle di sfatare del tutto questo cliché, ma di trovare le ragioni e le radici di uno stile e di un tipo di cinematografia che dopotutto ha attraversato una lunga serie di difficoltà e passaggi che hanno attraversato anche tutte le altre scuole cinematografiche europee. Che vuol dire lento?  Prima di tutto credo sia necessario far luce su questo aggettivo, troppo spesso utilizzato in senso negativo se non addirittura dispregiativo, soprattutto in ambito cinematografico.  La lentezza di una scena, di un movimento di macchina, di un dialogo, nell’immaginario collettivo, o comunque nell’immaginario cinematografico di uno spettatore medio, rappresenta sempre un elemento negativo, ma la maggior parte delle volte si tratta semplicemente di una visione riduttiva e falsata di un prodotto cinematografico. L’influenza dell’industria cinematografica americana, che ha esportato migliaia di film a partire dalla seconda guerra mondiale, fino ad oggi, ha abituato l’occhio dello spettatore ad uno schema cinematografico che sembra proibire la riflessione, la lentezza, il silenzio e racconti drammatici senza lieto fine. Per di più il cinema americano degli anni della guerra, del dopoguerra e degli ultimi 50 anni ha quasi sempre prodotto film che raccontavano di un popolo e di un esercito di vincitori, perché dopotutto gli Stati Uniti d’America sono stati tra i vincitori del secondo conflitto mondiale. Gli USA a differenza di parecchi stati europei e asiatici non hanno subito grandi catastrofi, considerato che il terreno di battaglia principale è stata l’Europa che ha visto circa 35 milioni di morti. Di conseguenza la produzione culturale ha sentito molto meno la violenza, la repressione delle dittature e la ferocia della guerra. I paesi vinti, come l’Italia e la Germania e i paesi devastati dalle repressioni totalitarie e dalle battaglie in trincea, come la Polonia o la Francia hanno inevitabilmente sviluppato un altro tipo di sensibilità cinematografica, quella sensibilità di chi ritorna alla vita di tutti i giorni con il peso della barbarie e della distruzione. Registi, attori e gli stessi popoli hanno sentito la necessità di raccontare ed esorcizzare le sofferenze passate. Questo sentimento ha dato vita al neorealismo italiano e al Trummerfilm tedesco (film di rovine), nonostante due terzi degli schermi europei fossero occupati da produzioni americane, inclini principalmente al divertimento popolare. In Polonia, la situazione era piuttosto simile a quella italiana o tedesca ma con l’aggravante del controllo sovietico sulla cinematografia e a differenza degli altri paesi europei la censura sul cinema in Polonia ebbe effetti drastici fino al 1954. Si può dire che il cinema del dopoguerra polacco abbia visto realmente luce, almeno 10 anni più tardi rispetto a quello italiano o tedesco. In anni in cui in Italia o in Germania il cinema prendeva la strada della commedia, abbandonando i temi della guerra e della sofferenza, il cinema polacco produceva i suoi primi film drammatici. Pretendere che il paese più colpito dalla nazismo e dalla guerra producesse film divertenti o a lieto fine sarebbe stato davvero impossibile. Guardare un film, è come vivere un pezzo di storia e prescindere da questa non permetterebbe la completa comprensione dei suoi significati. Spesso è come guardare un’opera d’arte, un Picasso o un Caravaggio, e fermarsi alle apparenze senza andare a fondo non avrebbe molto senso. Potrei e forse dovrei, continuare a scrivere riguardo al fatto che oggi spesso si va al cinema per svago e senza nessuna voglia di riflettere su qualcosa di più profondo, ma rischierei di diventare noioso e forse un po’ polacco per chi bonariamente sostiene questi pregiudizi.

C’è chi ancora non sa che la scuola di cinema polacca contemporanea, in barba a tutti i cliché e detrattori, oggi è all’avanguardia in Europa e non ha nulla da invidiare alle grandi produzioni americane, soprattutto nel settore dell’animazione e del 3D. Ve l’avevo detto: chi va piano, va sano e va lontano.
Se poi vi piace il “cinepanettone”, mi spiace per voi.

Linko un video realizzato dal giovane regista e animatore Tomasz Bagiński che sintetizza in pochi minuti il mio post, la storia della polonia e le potenzialità della scuola cinematografica polacca.

Adriano Natale

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