Alla scoperta del fenomeno żużel, lo sport che in Polonia è più popolare del calcio.
di Lorenzo Berardi.Sabato 18 aprile il candidato alle elezioni presidenziali polacche – e presidente uscente – Bronisław Komorowski ha passato la serata allo Stadion Narodowy di Varsavia. Dal palco riservato alle autorità l’inquilino del civico 48/50 di Krakowskie Przedmieście, ha assistito alla ventiseiesima edizione del Grand Prix Polski. Un nome suggestivo per un evento che ha attirato nello stadio nazionale della capitale cinquantamila spettatori festanti in una tiepida serata primaverile.
Gala internazionale di atletica? Prestigiosa rassegna di equitazione? Parata straordinaria delle stelle dello sport polacco? Niente di tutto questo. Il Grand Prix Polski 2015 è stato una gara di żużel. Chi non vive o ha vissuto in Polonia si domanderà ora di cosa si stia parlando in questa sede. Tanto più che andando a consultare un dizionario polacco-italiano qualsiasi la traduzione di ‘żużel’ è ghiaia, scoria, residuo incombusto. Ora, è probabile che il presidente Komorowski avesse validi motivi istituzionali per assistere a una pubblica disfida per l’estrazione di ghiaia dalla Vistola o magari per lo smaltimento di residui incombusti, ma che intere famiglie polacche condividano un simile interesse è quantomeno sospetto.
Una semplice ricerca per immagini su Google permetterà anche ai profani di cultura popolare polacca di svelare l’arcano. Come testimoniano centinaia di foto on line, lo żużel altro non è che una competizione motociclistica. Uno sport per cui milioni di polacchi vanno matti, condividendo la loro passione con australiani, scandinavi e neozelandesi. Non a caso in Polonia lo żużel spesso sopravanza calcio e pallavolo nei notiziari sportivi, arrendendosi solo nella stagione invernale alla indiscussa supremazia del salto con gli sci (ma di questo scriveremo in futuro).
(lo stadion narodowy allestito per la gara. Foto di Szymon Starnawski)
A questo punto lo spettatore italiano, non avvezzo a un simile intrattenimento motoristico, si chiederà in cosa consista questo sport da noi noto – si fa per dire – con il suo nome inglese di speedway. La risposta a questo interrogativo è semplice e complessa al tempo stesso. Lo żużel è infatti una competizione paragonabile per certi versi alle corse a punti del ciclismo su pista.
A una gara di żużel partecipano sedici concorrenti. Ciascuno di essi cavalca una speciale moto da 500cc alimentata a metanolo e priva di cambio, ammortizzatori posteriori nonché di impianto frenante. Proprio l’assenza dei freni, in apparenza suicida, ha perfettamente senso viste le peculiari caratteristiche del circuito di gara e la tecnica di guida adoperata dai piloti. Lo żużel si svolge infatti su ovali dalla lunghezza compresa fra i 260 e i 425 metri e dalla superficie inclinata dal 5% al 10%. Il tracciato è ricoperto da vari strati di sabbia o ghiaia (d’inverno si corre anche sul ghiaccio), mentre è vietato in toto l’uso di asfalto o cemento. Considerate queste caratteristiche e dato che i centauri guidano in una sorta di perenne derapata, la velocità massima raggiunta in gara supera di poco i cento chilometri orari. Per semplificare al massimo, una tipica gara di żużel è composta da venti batterie da quattro giri ciascuna nelle quali gareggiano quattro centauri alla volta. Il primo classificato al termine di ogni batteria ottiene 3 punti, il secondo 2 e il terzo 1. E così via. Vince chi ottiene più punti al termine delle venti batterie.
(foto di Szymon Starnawski)
Resta da capire perché questo sport, in apparenza monotono e vagamente soporifero, si sia affermato in Polonia. Difficile a dirsi. Gli amici polacchi con cui ho parlato fanno risalire la żużelmania alle imprese e alla popolarità mediatica del centauro Tomasz Gollob, membro della squadra polacca vincitrice della World Team Cup ‘96. I medesimi amici hanno tuttavia ammesso di non essere appassionati di questo sport, pur avendolo visto qualche volta di sfuggita in televisione per cui la loro versione dei fatti è opinabile.
Di fatto, Gollob o non Gollob, lo żużel è popolare in Polonia sin dagli anni ’70 ed è oggi un apprezzato intrattenimento televisivo nonché un caposaldo della cultura popolare polacca. Basti pensare allo spot pubblicitario di una nota compagnia di telecomunicazioni in cui una moglie annoiata si lamenta con un improbabile supereroe del marito ipnotizzato sul divano dalle evoluzioni ellittiche di una gara di speedway in tv.
Per offrire agli appassionati polacchi di żużel un impianto comodo e capiente, nel 2009 a Toruń è stata costruita un’apposita Motoarena capace di accogliere sui propri spalti 17mila spettatori. La scelta dell’affascinante città universitaria non è stata casuale. Il capoluogo del voivodato di Cuiavia-Pomerania, in coabitazione con Bydgoszcz, è una delle sedi storiche del motociclismo su pista polacco e ospita la squadra di żużel del KS Toruń, pluricampione della Speedway Ekstraliga, il maggiore campionato nazionale polacco. Perché lo żużel è anche uno sport di squadra in cui i punti ottenuti da ogni singolo pilota vanno a formare il totale del proprio team di appartenenza.
All’Ekstraliga polacca – fondata nel ’48 ma con questa denominazione dal 2000 – partecipano otto squadre. I piloti che gareggiano in questo campionato, fra cui molti stranieri, sono professionisti pagati lautamente e in alcuni casi idoli delle folle. Ricchi contratti di sponsorizzazione e generosi diritti televisivi rendono l’Ekstraliga polacca il più ricco campionato di speedway al mondo. La trasmissione di molte gare sui teleschermi nazionali non impedisce ai circuiti di riempirsi con una media di circa 8mila spettatori a gran premio. Una mania, quella per lo żużel, che accomuna quasi tutta la Polonia, anche se le squadre di maggiore successo provengono soprattutto dalla parte occidentale del Paese, da Zielona Góra a Gorzów Wielkopolski, passando per Leszno e Wrocław. Le eccezioni a questo predominio territoriale sono rappresentate dai team di di Toruń e Tarnów, ma la passione per questo sport motociclistico riguarda anche Cracovia, Łódź, Danzica e Lublino tutte città che vantano storici club di żużel.
Esclusa, per il momento, è proprio Varsavia. Tenuto conto di ciò, l’evento tenutosi allo Stadion Narodowy della capitale alla presenza dell’insospettabile motard Komorowski si è rivelato un grande successo di pubblico. E questo nonostante i piloti abbiano protestato per le condizioni del fondo della pista causando la sospensione della gara e le rimostranze degli spettatori. Alla fine a imporsi, in quella che era la prima tappa del campionato mondiale di speedway, è stato lo sloveno Matej Žagar.
Difficile dire se anche gli abitanti della capitale meno avvezzi allo żużel si siano finalmente innamorati di questo sport. Di certo il vostro corrispondente da Varsavia – dal balcone di casa sua – ha riscontrato un insospettabile entusiasmo nel pubblico accorso all’evento con tanto di bandiere e sciarpe biancorosse, striscioni e persino vuvuzela. Capodanno escluso, era dalla cerimonia d’inaugurazione dei Mondiali di pallavolo 2014 tenutisi la scorsa estate, che simili fuochi d’artificio notturni non illuminavano il cielo sopra lo stadio nazionale. E neppure in occasione del già storico incontro calcistico Polonia – Germania 2-0 dell’11 ottobre 2014, avevo assistito a un simile afflusso di tifosi lungo una delle principali strade d’accesso all’arena sportiva. Come dimostra la foto qui sotto, tratta dalla pagina Facebook di Mordor Na Domaniewskiej – vero e proprio cult varsaviano – la sera di sabato 18 aprile la fermata Stadion Narodowy della seconda linea della metropolitana è stata letteralmente presa d’assalto dai patiti dello żużel.
Per questa volta chi vi scrive è stato preso alla sprovvista dall’evento. Anche perché nessuno dei suoi amici polacchi gliene aveva accennato l’esistenza. Tuttavia, potete stare certi che non appena lo żużel tornerà a fare tappa nella capitale, sarò il primo a procurarmi un biglietto per assistere di persona alle spettacolari derapate ellittiche dei centauri beniamini delle folle. A patto di restare sveglio durante le venti batterie da quattro giri ciascuna. Di sicuro la strada per divenire un appassionato di żużel si annuncia ancora lunga e dal fondo accidentato.