Ritratto di Zbigniew Cybulski, attore e icona di un’intera generazione e non solo.
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di Lorenzo Berardi
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Chi oggi arriva al terzo binario della stazione ferroviaria di Wrocław Głowny noterà nove piastrelle mancanti nella pavimentazione della piattaforma. Dal 1997 al loro posto si trova una placca commemorativa con il seguente messaggio in lettere dorate:
Da questo binario l’8 gennaio 1967 è partito per il suo ultimo viaggio Zbyszek Cybulski, attore.
A cinquantuno anni dalla sua scomparsa breslaviana, in un tragico e assurdo incidente, Zbigniew ‘Zbyszek’ Cybulski resta uno degli attori più celebri in Polonia. Una vera e propria icona della cinematografia polacca capace di affermarsi nell’arco di una carriera sul grande schermo durata appena quattordici anni: dall’esordio in Pokolenie (Generazione) di Andrzej Wajda al suo ultimo ruolo in Jowita di Janusz Morgenstern.
In mezzo a queste due pellicole si inseriscono decine di ruoli memorabili tanto in celebri pellicole quanto sui palcoscenici teatrali, senza dimenticare sporadiche apparizioni in sceneggiati televisivi e radiofonici. Cybulski è stato una leggenda del cinema polacco e non solo la cui stella ha illuminato gli anni ’50 e ’60 per spegnersi all’improvviso quando l’attore era appena trentanovenne.
La formazione attoriale
Zbigniew Hubert Cybulski nasce il 3 novembre del ’27 a Kniaże, paesino nei pressi della cittadina di Stanisławów (oggi Ivano-Frankivsk, in Ucraina), vicino all’allora confine meridionale della Polonia anteguerra. Un angolo di campagna lontano dalle grandi città, ma non così remoto come si possa pensare. Kniaże, in fondo, dista appena cinquanta chilometri da Zaleszczyki, località sulle rive del fiume Dnestr che proprio negli anni Venti e Trenta è una nota località termale e di villeggiatura nota come la ‘Riviera polacca’. Qui il clima sorprendentemente mite consente la coltivazione della vite e centinaia di bagnanti provenienti persino da Varsavia grazie a un collegamento ferroviario diretto affollano ogni estate spiagge sabbiose e circondate da frutteti. Persino Józef Piłsudski trascorre le vacanze estive del ’33 a Zaleszczyki.
Dell’infanzia di Cybulski non si conosce molto. Di sicuro durante la guerra entrambi i genitori sono stati coinvolti negli eventi bellici: la madre ha prestato servizio nell’Armata Rossa, mentre il padre ha combattuto fra i partigiani locali trascorrendo poi un periodo di prigionia in Francia. Al termine del conflitto, il giovane e irrequieto Zbigniew lascia il clima clemente ma turbolento della regione natia – passata all’Unione Sovietica – per studiare Economia a Cracovia nel ’47. In contemporanea, si iscrive anche alla facoltà di Giornalismo.
Tuttavia, basta un biennio per convincere il futuro attore che né gli studi economici né la carriera di reporter fanno per lui convincendolo a iniziare gli studi all’Accademia d’Arte, che completa nel ’53. Appena diplomato, assieme ai suoi compagni di studi, inizia subito a recitare al prestigioso Teatr Wybrzeże di Danzica diretto in quegli anni da Lydia Zamkow. Il primo ruolo di Cybulski sul palcoscenico è quello di Ferdinand nella tragedia Intrigo e amore di Friedrich Schiller. Sono anni, quelli cracoviensi e trascorsi nei pressi del Baltico, in cui il carisma e la spiccata personalità di Zbigniew appaiono già evidenti a chi lo conosce e frequenta. Tuttavia, nessuno può ipotizzare che nel giro di pochi anni quel ragazzo occhialuto con una zazzera mora e dall’aria spesso accigliata che ama indossare un giubbotto di pelle è destinato a diventare una stella del grande schermo.
A Danzica, Cybulski prosegue la propria carriera teatrale collaborando anche con l’innovativo collettivo di teatro studentesco BIM-BOM, un coraggioso esperimento durato appena sette anni, e co-fondando l’altrettanto sperimentale – e ancora più effimero – Teatr Rozmów. Due esperienze che aiuteranno a formarlo non solo come interprete acquisendo un’inconfondibile presenza scenica e mimica facciale, ma anche come apprezzato autore e regista per il palcoscenico. Le cinque opere rappresentate da BIM-BOM ottengono infatti un grande successo di pubblico e critica.
Gli esordi cinematografici
Nel ’55 arriva la prima chiamata della settima arte. Un regista emergente e allora semi-sconosciuto, Andrzej Wajda, scrittura il ventottenne attore per il piccolo ruolo di Kostek nel suo film Pokolenie (Generazione). La pellicola segna l’esordio di Wajda sul lungo formato dopo alcuni cortometraggi ed è destinata a restare nella storia del cinema polacco e internazionale. Per la prima volta sul grande schermo appaiono infatti sia Zbigniew Cybulski che il futuro cineasta Roman Polanski. Il tema del film, quello di giovani ribelli in lotta contro lo status quo (in questo caso l’occupazione nazista della Polonia), sarà un motivo ricorrente nella carriera di Cybulski. In questo primo film, tuttavia, la presenza della futura stella è limata in fase di montaggio.
Sono altri ruoli a fare dell’attore un volto noto del cinema in madrepatria e non solo. Per esempio un personaggio come quello di Piotr Terlecki in Ósmy dzien tygodnia (L’ottavo giorno della settimana) di Aleksander Ford, film del ’57 tratto dall’omonimo romanzo di Marek Hłasko e presto messo al bando dai cinema polacchi con l’accusa di decadentismo anti-socialista. Proprio a Hłasko il personaggio di Cybulski è, allora come oggi, accomunato. Fra fine anni ’50 e inizio anni ’60, entrambi si guadagnano, a torto o ragione, la fama di belli e dannati ed entrambi sono spesso definiti “il James Dean polacco”.
In un’intervista dell’epoca ripubblicata dalla rivista polacca Film nell’87, Cybulski afferma: «Gli attori si dividono in due categorie: quelli che trasformano le loro personalità nei ruoli interpretati e quelli che ne ripetono una. Io sono più interessato a recitare personaggi con certe caratteristiche individuali ricorrenti. Mi rendo conto di quanto sia difficile e pericoloso farlo». Si tratta di una scelta che, effettivamente, al tempo stesso rafforza e danneggia la fama dell’attore. Se da un lato Cybulski diviene un interprete riconoscibile e amato per il suo anticonformismo, dall’altro pubblico e critica si aspettano da lui che non apporti mai eccessive variazioni stilistiche ai propri personaggi maudit accogliendo in maniera tiepida, ad esempio, i suoi ruoli nelle commedie.
La nascita di un’icona
La similitudine tra l’attore polacco e l’interprete americano di Gioventù bruciata scomparso tragicamente nel ’55, si rafforza soprattutto dal ’58 in poi. Ḕ in quell’anno che Cybulski diviene Maciek Chelmicki in Popiół i diament di Andrzej Wajda, il suo ruolo ancora oggi più noto. Anche in questo caso si tratta di una pellicola tratta da un romanzo di successo, scritto da Jerzy Andrzejewski (l’Alfa descritto da Czesław Miłosz ne ‘La mente prigioniera’). Zbigniew Cybulski vi interpreta un giovane e idealista partigiano, calandosi nella parte al punto tale da suggerire nello spettatore un’identificazione totale con il personaggio. Si tratta anche del primo film dell’attore in cui la figura – di sinistro presagio – del treno, tema centrale nel cinema polacco di quegli anni fa capolino in una scena chiave dell’opera.
Un anno dopo è proprio su un convoglio ferroviario che è ambientato Pociąg (Il treno della notte) di Jerzy Kawalerowicz, sofisticato thriller espressionista con rimandi alla Nouvelle Vague francese in cui Cybulski interpreta l’enigmatico Staszek invaghito della protagonista, Marta (Lucyna Winnicka). Nel frattempo la carriera teatrale dell’attore prosegue spostandosi a Varsavia, dove dal ’61 al ’67, dirige il Teatr Ateneum, e recita al Teatr Kobra.
Al cinema, per Cybulski si apre una parentesi francese con tre apparizioni in pellicole transalpine (tra cui una co-diretta da Wajda). Non si concretizza, invece, una proposta di Michelangelo Antonioni che nel ’62 lo avrebbe voluto come protagonista del suo film L’eclisse, parte poi andata ad Alain Delon. In patria Cybulski lavora con alcuni dei migliori cineasti polacchi in film come Do widzenia do jutra (Arrivederci domani) di Janusz Morgenstern, Niewinni czarodzieje (Ingenui perversi) di Wajda, Jak byc kochana di Wojciech Has e Giuseppe w Warszawie di Stanisław Lenartowicz. Proprio in quest’ultima commedia, girata nel ’64, Cybulski recita a fianco di Elżbieta Czyżewska, attrice con cui farà coppia anche l’anno seguente in Rękopis znaleziony w Saragossie (Manoscritto trovato a Saragozza), colossal storico di Has tratto dal romanzo di Jan Potocki.
Sempre nel ’65 arriva un ruolo che sembra tagliato su misura per l’attore, quello di Karol Kowalski / Malinowski in Salto, capolavoro dietro alla macchina da presa dello scrittore e sceneggiatore Tadeusz Konwicki. Il film si concentra sul tema della memoria con inaspettati toni surrealisti e assumendo connotati sinistri in un’atmosfera inquietante rafforzata dall’ambientazione in un claustrofobico villaggio in cui è ancora in atto un processo collettivo di elaborazione del lutto. Un luogo cristallizzato nel tempo e nella diffidenza in cui letteralmente piomba il personaggio interpretato da Cybulski, saltando da un treno in corsa. E, come si vedrà, questo espediente narrativo è destinato a lasciare un segno tangibile nello sfortunato destino dell’attore.
Titoli di coda
Il 7 gennaio del ’67, Zbigniew Cybulski riceve una gradita notizia. Ḕ stato scelto per interpretare un altro Kowalski, il celebre Stanley, in una rappresentazione di A Streetcar Named Desire (Un tram chiamato desiderio) di Tennessee Williams per una televisione statunitense. Il grande esordio dell’attore polacco Oltreoceano, tuttavia, non avverrà mai. Il giorno seguente, Cybulski si trova alla stazione di Wrocław Głowny, in partenza per Varsavia. A salutarlo c’è la famosa attrice tedesca Marlene Dietrich, sua amica.
L’attore polacco salta su un treno diretto alla capitale, che si è appena messo in movimento. Ḕ una pericolosa uscita ad effetto che ha già fatto in altre occasioni, ma questa volta l’eccessiva sicurezza lo tradisce. Cybulski appoggia male il piede e scivola sul predellino del vagone cadendo sotto al convoglio in corsa: per lui non c’è scampo. L’attore lascia la moglie Elżbieta Chwalibóg, un figlio di cinque anni, Maciej – scomparso nel 2016 – e molti progetti incompiuti tra cui quello di un’ambiziosa autobiografia dedicata alla donne della sua vita.
La scomparsa dell’attore lascia un vuoto difficile da colmare in Polonia. Adorato dal pubblico femminile e stimato da molti dei ragazzi cresciuti negli anni del Dopoguerra, Zbigniew Cybulski è una vera è propria icona nazionale, anche grazie al suo inconfondibile e imitatissimo look. Una popolarità dimostrata da un aneddoto capitato all’attore quando, diretto all’estero, viene preso in giro da una guardia frontaliera: «Ecco un altro idiota che finge di essere Cybulski!»
Nel ’69 il regista Andrzej Wajda che ha diretto l’attore da poco scomparso in più occasioni sia al cinema che in teatro, dedica alla sua memoria il film Wszystko na sprzedaż (Tutto in vendita) e, lo stesso anno, esce Zbyszek, documentario biopic su Cybulski di Jan Laskowski. In quegli anni vengono pubblicati anche vari libri dedicati all’attore tra cui Okno Zbyszka Cybulskiego (La finestra di Zbyszek Cybulski) di Jerzy Afanasjew, che aveva lavorato con lui al BIM-BOM.
La Polonia cambia e con essa il suo cinema, ma il protagonista di Cenere e diamanti resta un punto di riferimento. Nel ’96 i lettori della rivista Film scelgono Zbigniew Cybulski come migliore attore polacco di sempre, mentre nel ’98 quelli del settimanale Polityka lo collocano al quarto posto fra gli interpreti connazionali più importanti del XX secolo. Nel trentennale della scomparsa dell’attore, Andrzej Wajda inaugura la già citata placca commemorativa alla stazione di Wrocław Głowny e nel ’99 Cybulski ottiene la sua stella nella Walk of Fame del cinema polacco di via Piotrkowska a Łódź.
Oggi al grande attore scomparso prematuramente sono dedicati busti e monumenti in tutta la Polonia, nonché il Premio Zbigniew Cybulski istituito già nel ’69 e la cui edizione 2017 è stata vinta da Dawid Ogronik, grazie alla sua interpretazione in Cicha Noc di Piotr Domalewski. Un riconoscimento al talento di un giovane attore emergente dalla spiccata personalità artistica. La dimostrazione che Cybulski ispira ancora le nuove leve del cinema polacco a mezzo secolo di distanza dalla sua improvvisa uscita di scena.