Alla scoperta degli Zakopower, sound moderno e orgoglio della tradizione di Zakopane
di Mara GiacaloneChe la musica sia uno dei primi elementi di trasmissione culturale è dato a sapersi, ma per mollte minoranze culturali essa ha da sempre rappresentato un elemento importante per la propria autoidentificazione, uno strumento semplice a cui affidare la propria coscienza di gruppo e le proprie peculiarità. Ogni gruppo etnico si porta dietro la propria storia, ma con la modernità e i ritmi veloci a cui siamo soggetti molti degli aspetti folklorici e tradizionali vengono lasciati alle spalle, perché non c’è tempo, perché sono out of style, perché non ci rappresentano più.
E invece una sana riscoperta delle radici ci vorrebbe. La musica, poi, è uno degli elementi più facili da riproporre e da una decina di anni a questa parte, in Polonia possiamo assistere ad una ripresa della musica góralska grazie ad alcune band che hanno deciso di portare all’attenzione tali sonorità.
Mi riferisco specialmente agli Zakopower, band ora conosciuta in tutto il Paese e che continua a riscuotere molto successo. Dal primo disco, Music Hal, hanno fatto molta strada, ma per poter capire meglio il loro mondo abbiamo bisogno di mettere un paio di puntini sulle i.
Podhale è una regione a sud della Polonia che vanta una tradizione e una identità culturale molto forti, tali da essersi mantenute praticamente intatte nonostante tutti gli eventi storici che si sono abbattuti sul Paese.
Essenzialmente la zona è stata per lungo tempo una terra abitata da pastori, il che imponeva uno stile di vita nomade, fattore che incise sulla costituzione del tessuto sociale, portando ad una separazione tra uomini e donne visibile soprattutto nella musica che si caratterizzava appunto per essere prevalentemente un ambito maschile.
Le sonorità góralskie si basano sull’utilizzo di violino, basso, flauto e gęśle a cui si aggiunge l’elemento vocale – gutturale. Poiché parliamo di musica folklorica, dobbiamo tenere presente che si trattava di composizioni per lo più spontanee, con testi semplici ispirati alla vita quotidiana e alle feste. Il tutto veniva tramandato oralmente, da padre in figlio. Non era una musica scolastica, studiata per anni e fondata su canoni condivisi, ma era vista e considerata un elemento di unione e identità, le cui melodie venivano ricreate ad orecchio, con il rischio -e il pregio- di trovare ogni volta qualcosa di diverso.
Tutti questi elementi sono sopravvissuti fino ad oggi e hanno influito sulla nascita degli Zakopower, band attiva ormai dal 2005, anno in cui uscì il primo album sotto la guida del leader Sebastian Karpiel-Bułecka.
Il gruppo oggi conta 9 membri e diversi strumenti che si allontanano forse dalle sonorità originarie ma che sono serviti per dare un respiro più moderno a quella melodia che scendeva dalle montagne e si scontrava in modo abbastanza stridente con le note più curate e soft della musica di massa. Il gruppo ha fatto molta strada, crescendo musicalmente e cambiando alcuni tratti, ma rimanendo -quasi- sempre legato all’elemento di partenza: la musica góralska.
Nel primo album, Music Hal, le note grezze ci portano proprio tra i pascoli, ad una concezione tradizionale di questi suoni, con il primo violino che si stacca in modo netto dal fondo. Il ritmo è rallentato, ancora campestre. È un album non facile da ascoltare, in quanto molto estraneo a ciò a cui siamo abituati. Siadoj z nami è il pezzo che più si avvicina a noi, allegra, fa pensare ad una serata estiva, un prato con l’erba alta non ancora falciata, un falò e ovviamente un buon bicchiere di wódka.
Come si può capire dal titolo, la lingua è quella parlata in quella zone, non il polacco standard. Per quale motivo? Ovviamente per una questione di sopravvivenza culturale: avere una “propria” e “segreta” lingua, inaccessibile alla maggioranza aiuta la minoranza a mantenere integra l’alterità, la specificità.
Nel secondo album, Na Siedem – pubblicato nel 2007 – i toni e le sonorità iniziano a cambiare, si fanno più semplici, più pop, si avvicinano ai gusti della massa senza però mai perdere di vista il punto di partenza. Anche la lingua inizia a cambiare. Ovviamente certe scelte sono dovute a questioni commerciali che hanno garantito una maggior visibilità e accoglienza, ma la loro peculiarità non ne ha risentito. Buon esempio ne è Galop, dal ritmo vivace, nel quale gli inserti di strumenti moderni ed elettronici si fanno sentire in modo più consapevole.
Questo album si è inoltre aperto ad altri elementi etnici, vantando delle collaborazioni con una solista senegalese come in Salomanga. Barriere etniche infrante e dialogo con la diversità: dai Tatra al cuore dell’Africa, un viaggio in grado di avvicinare e mettere insieme i più svariati elementi musicali. Il risultato è oltremodo inaspettabile, una canzone che sa della calda sabbia del deserto che batte sui bonghi ma che porta la freschezza zampillante delle acque di Morskie Oko.
Un altro passo avanti è il terzo album, Boso, il più riuscito – a mio parere. Il mix di elementi è perffetto, si integrano e mescolano senza sbavature, senza suonare stridenti, senza annoiare, sempre impressionando e sempre rispettando la tradizione. Ci sono pezzi più folk come Kropla e altri più rock come Ludzie z kryjówek o Idzie holny dove la chitarra elettrica emerge molto più di altri strumenti, ma il cuore battente della montagna si fa sempre sentire.
Drugie pół è l’ultimo cd che la band ha all’attivo ed è dello scorso settembre. Volendo tracciare un percorso, possiamo facilmente dire che questo è l’album che più si distacca dagli inizi. Dieci anni di esperienze, dieci anni di maturazione musicale ma dieci anni di avvicinamento al pop che hanno -purtroppo- un po’ annacquato quelle note che sapevano di montagna. Partendo dai due singoli Tak Ma Być e Drugie pół, ci accorgiamo subito che qualcosa è cambiato: la freschezza tradizionale è lontana, Zakopane ci arriva solo come un’eco…
Con il passare degli anni, questo gruppo è diventato un simbolo e gli va riconosciuto il merito di aver portato sulla scena popolare un elemento regionale che rimaneva confinato nel suo angolino. Dando questo respiro più ampio, hanno voluto sottolineare l’orgoglio e il senso di appartenenza ad una specifica minoranza culturale. Portando sulla scena commerciale la loro ojczyzna prywatna – per usare il termine di Ossowski- hanno fatto sì che la modernità potesse aprirsi, scoprire e avvicinarsi a un piccolo gioiello gelosamente custodito.
PoloniCult consiglia:
Zakopower – Music Hal (2005)
Zakopower – Na Siedem (2007)
Zakopower – Boso (2011)
Zakopower – Drugie pół (2015)