Z. Miłoszewski, la risposta polacca a Stieg Larsson

Miłoszewski

Autore di un’apprezzatissima trilogia di gialli, Zygmunt Miłoszewski è tra le voci più note della narrativa polacca contemporanea.

di Salvatore Greco
 

Nella percezione della letteratura “colta” si fa spesso uso ancora, e nonostante tutto, di barriere all’ingresso per qualsiasi tipo di narrativa di genere così che fantascienza e gialli sembrano quasi destinati a giocare un campionato a parte nel mondo libresco di più varia natura. In realtà, come spesso accade, quando all’adesione più o meno critica a un genere si uniscono qualità letteraria e capacità di approfondimento anche gli infamati libri “del mistero”, di fantascienza o i gialli, colpevoli secondo alcuni di trame troppo entusiasmanti per poter concedere spazio a una lettura colta, possono meritare spazio tra i nomi più validi di un movimento letterario. Tra questi ultimi c’è sicuramente la trilogia di spy-stories del brillante e giovane autore varsaviano Zygmunt Miłoszewski.

Sebbene sia quasi completamente sconosciuto al pubblico italiano sia per la giovane età che per l’attuale scarso interesse degli editori nostrani a renderne leggibili le opere, Zygmunt Miłoszewski meriterebbe a pieno titolo un posto nella Polonia a scaffale sia per la indubbia qualità narrativa delle sue trame, che davvero non hanno nulla da invidiare alla fortunatissima in termini di pubblico saga di Stieg Larsson, anche per lo spaccato sociale e umano che i suoi personaggi riescono a evocare nei suoi lettori più curiosi di cose polacche.

MiłoszewskiAutore tra le altre cose di numerose raccolte di racconti e sceneggiature per il cinema, il nome di Miłoszewski è legato prevalentemente a una trilogia di tre romanzi che hanno come protagonista il pubblico ministero Teodor Szacki: Uwikłanie (Il coinvolgimento, 2007), Ziarno prawdy (Il seme della verità, 2011) e Gniew (Ira, 2014) -tutti usciti per l’editore W.A.B.– con quest’ultimo che è valso all’autore il conseguimento del prestigiosissimo premio letterario Paszport organizzato dalla rivista Polityka. Le storie dei tre romanzi, che qui taceremo il più possibile per ben ovvi motivi, sono tutte apparentemente dei semplici gialli molto ben scritti, sicuramente capaci di incuriosire e accattivare i lettori accaniti del genere, ma celano anche sottotrame ricche di particolari interessanti agli occhi di PoloniCult.

Le vicende, che si svolgono prima a Varsavia, poi a Sandomierz e infine a Olsztyn, hanno per protagonista unMiloszewski eroe-antieroe da manuale visto che il giovane procuratore Szacki è ben lontano dall’essere il canonico impeccabile investigatore à la Chandler, ma riassume in sé difetti e contraddizioni della classe media polacca e varsaviana nello specifico. Pieno abitante di una Polonia tanto occidentale da far sentire pochissimo quell’effetto di straniamento culturale che ogni tanto letterature come quella polacca causano, Szacki ha tutte le debolezze di un uomo sui quaranta del mondo sviluppato: frustrato dal suo lavoro e dai rapporti con i capi e i sottoposti, sposato ma con evidenti debolezze verso donne più giovani di lui, uomo dallo spiccato senso della giustizia ma anche consapevole dei limiti dettati dal buon senso. In un certo senso Szacki è il campione della piccola borghesia polacca alla prova della fine della sbronza da capitalismo: la vita che conduce con una buona automobile, una famiglia normale e un lavoro senza infamia e senza lode non lo mettono al riparo dai pasticci inevitabili di una vita complicata che nemmeno il benessere può sistemare a colpi di bacchetta magica.

Tutto questo mentre sullo sfondo le vicende criminali apparentemente banali con cui il procuratore ha a che fare si intrecciano con pagine poco chiare della storia polacca e delle sue contraddizioni vicine e lontane e raccontano una realtà meno isolata a tenuta stagna dal passato di quanto certa parte della società polacca vorrebbe credere e far credere.

Gniew MiloszewskiSzacki, antieroe moderno alla prova con la disillusione successiva allo scoppio della bolla reaganiana delle mirabili sorti del consumismo, si confronta dunque con una realtà urbana di incomprensione, vite difficoltose e alienazione ma anche con la Storia che bussa ambigua alle porte di un presente troppo sbrigativamente osannato. Per questi motivi i romanzi di Miłoszewski vanno oltre il “semplice” fitto intrecciarsi di trame criminali e invece colgono i segnali di una realtà in profondo mutamento e alla ricerca di una nuova consapevolezza e per questo motivo sarebbero letture estremamente interessanti, oltre che “agevoli”, per rendere un piacere non da poco al pubblico italiano polonofilo, quello che PoloniCult è orgoglioso di rappresentare e promuovere.

 

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