Con la pubblicazione di Un frutto acerbo, arriva in Italia Wioletta Greg, una delle autrici più interessanti del panorama polacco contemporaneo.
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di Lorenzo Berardi
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I lettori più attenti ricorderanno Wioletta Greg come una delle poetesse polacche contemporanee tradotte in inglese da uno dei nostri polonicultori, Marek Kazmierski. Nata in un paesino della Slesia nei pressi di Częstochowa, la 46enne Wioletta Grzegorzewska ha scelto di abbreviare il proprio cognome per venire incontro alle difficoltà dei lettori anglosassoni nel pronunciarlo. Una decisione controversa, ma che sembra averle dato sinora ragione visto il successo di critica ottenuto Oltremanica tanto dalla sua poesia quanto dalla sua prosa. Avere rinunciato al proprio cognome per le esigenze del mercato editoriale, non ha tuttavia interrotto in alcuna maniera lo stretto legame fra Grzegorzewska e la Polonia. Basti ricordare che l’autrice continua a scrivere e pubblicare in polacco – sia poesia che narrativa – nonostante viva da vari anni in Inghilterra, fra l’Essex e l’isola di Wight.
Proprio la lunga lontananza dalla madrepatria ha al contrario rafforzato la capacità della sua prosa di evocare la Polonia dell’infanzia con una freschezza visiva e una cifra stilistica riconoscibile. La capacità di descrivere in poche mirate parole sensazioni e personalità complesse mette in evidenza la formazione poetica della scrittrice slesiana. Questo talento emerge in modo cristallino nel romanzo d’esordio ‘Guguly’ (Frutto acerbo), pubblicato in Polonia nel 2014 da Czarne e in traduzione inglese nel 2017 come ‘Swallowing Mercury’ (Inghiottendo mercurio) per i tipi di Portobello Press. Un titolo, quest’ultimo, che pur rifacendosi a un episodio presente nell’opera suscita perplessità dando una connotazione melodrammatica a un libro dai toni assai più sfumati.
Frutti (non così) acerbi
Il primo riferimento che sorge spontaneo durante la lettura di ‘Guguly’ è quello del grande Bruno Schulz. La prosa di Wioletta Greg nell’efficace traduzione inglese di Eliza Marciniak è certamente più asciutta di quella del celebre compatriota, ma la capacità di osservare la natura circostante traendone riflessioni e conclusioni fuori dall’ordinario capaci di affascinare il lettore ne è certamente debitrice. I personaggi che si muovono per l’immaginario villaggio rurale di Hektary, dove vive la protagonista e alter-ego dell’autrice Wiolka, fra la chiesa, la locanda Jupiter e il nightclub Baboon sono appena tratteggiati e appaiono spesso ordinari, ma non di rado evocano vicende misteriose a tinte noir.
Le miniature che compongono questo agile volumetto sono disposte in ordine cronologico seguendo il percorso di crescita della protagonista, dall’infanzia alla pubertà, ma possono anche essere lette come singole storie indipendenti. Tutte sono ambientate a Hektary in un apparente idillio agricolo-pastorale circondato dalle foreste nel quale religione e riti pagani, socialismo e alcolismo convivono fianco a fianco con risvolti ora comici ora amari. Il desiderio dei coetanei di Wiolka di fuggire da questo angolo remoto del mondo fa capolino, ma ciò che emerge in maniera assai più netta è la reticenza incontrata dalla sua generazione a comunicare con genitori intorpiditi dallo status quo e terrorizzati dal doverlo discutere asssieme ai figli. Wiolka trova interlocutori più partecipi e stimolanti negli anziani del villaggio la cui serena sapienza deriva dagli eventi vissuti durante la Seconda guerra mondiale.
Il periodo temporale nel quale si svolgono i capitoli simili a racconti brevi del libro è cruciale. Ci troviamo infatti nella Polonia degli anni ’80 in un periodo storico irripetibile. Un decennio breve fatto di grandi sconvolgimenti a partire dall’introduzione della legge marziale nel Paese, passando per il Nobel per la Pace assegnato a Lech Wałęsa e la visita pastorale di Giovanni Paolo II, sino ad arrivare alla fine del comunismo nel Paese. Dato che la vita della giovane protagonista si svolge in questo contesto e che Wiolka risiede in provincia ed è figlia unica diviene facile sovrapporla mentalmente a ‘Marzi’, la bambina protagonista dell’omonima graphic novel di Marzena Sowa e Sylvian Savoia pubblicata in Italia da Coconino Press. Le similitudini, però, finiscono qui. Wiolka si costruisce sì un suo mondo naturale intriso di realismo magico e scatole di fiammiferi da collezione, ma non riesce a proteggerlo da isolati abusi di meschinità altrui. Per questo appare come una bambina al tempo stesso assai più matura e assai più vulnerabile di Marzi.
La politica in questo libro resta sullo sfondo divenendo una chiave d’interpretazione degli avvenimenti e non una cornice che mira a racchiuderli in modo artificioso. Greg, ad esempio, non spiega al lettore in cosa consista la legge marziale, ma introduce il tema lateralmente donandogli così un’inaspettata forza evocativa. Per esempio il 13 dicembre 1981 in cui Wojciech Jaruzelski comunicò l’inizio dello stan wojenny in Polonia è ricordato da Wiolka come la mattinata in cui il programma per l’infanzia ‘Teleranek’ non andò in onda per dare spazio all’annuncio del generale. Agli occhi di una bimba di campagna come Wiolka il cambiamento più sconvolgente dovuto alla legge marziale fu che i cartoni animati alla televisione fossero sostituiti dal discorso di un uomo in divisa venendo poi sospesi per quattro mesi, fino al 3 marzo 1982. Ed è questa capacità dell’autrice di restare bambina nell’osservare e interpretare il mondo attorno a lei a donare autenticità al libro.
Buone notizie per i lettori
Questa volta non occorrono appelli da parte nostra agli editori italiani a prendere in considerazione un valido romanzo polacco contemporaneo. Qualcuno, infatti, ha già saputo muoversi d’anticipo. Da un paio di settimane è uscita la versione taliana del libro, tradotta da un’altra polonicultrice, Barbara Deflino (già traduttrice de ‘I Vagabondi’ di Olga Tokarczuk) ed edita da Bompiani. Con una scelta azzeccata, il titolo scelto, ‘Un frutto acerbo’, riprende il significato dell’originale polacco. Ora che le lunghe giornate da trascorrere in casa per circostanze di forza maggiore si prestano in particolar modo alla lettura anche come evasione dal quotidiano, l’invito è quello di procurarvelo al più presto.