Il mestiere di vivere secondo Mrożek

Mrozek PoloniCult 4
Il libro “La vita per principianti. Un ABC senza tempo” appena pubblicato da Bompiani è un prezioso e ironico strumento che Mrożek ci dà per confrontarci con l’assurdo del quotidiano.

di Salvatore Greco
 

“Sono nato il 29 giugno 1930. La mia nascita è uno di quei fatti ai quali devo soltanto credere, perché per quanto mi riguarda non posso minimamente ricordarmene. Se ci fosse una vita dopo la morte o qualcosa di simile, probabilmente non potrei ricordarmi nemmeno di quel momento. Dunque sui due fatti fondamentali del nostro essere -o non essere- in fondo non possiamo avere nessuna certezza”. Con queste parole apparentemente semplici e banali Sławomir Mrożek incide le basi del pensiero su cui ha basato tutta la sua gigantesca parabola artistica: il fatto di vivere in un mondo di assurdità e incertezze è una cosa difficile. Per questo motivo nel 2004, nove anni prima di morire, scrisse il libriccino che è uscito da pochi giorni in Italia per i tipi di BompianiLa vita per principianti. Un ABC senza tempo“.

Tra gli intellettuali polacchi, Mrożek è assieme uno dei più noti e uno di quelli meno collocabili. In un secolo di letteratura polacca dominato dai grandi poeti e iniziato sotto l’egida dei maestri del romanzo un autore impegnato prevalentemente a scrivere per il teatro rischiava di passare sotto traccia al di fuori della cerchia degli appassionati dell’arte drammaturgica. E invece Mrożek si è preso il suo spazio con una capacità di raccontare il suo tempo e incidervi fuori dal comune.

Nato nel 1930 non fece in tempo a farsi un’idea del mondo che quel mondo cambiò violentemente con l’inizio dellaMrozek PoloniCult 3 guerra, che per il figlio di un impiegato delle poste nato e cresciuto nelle campagne fuori Cracovia, non poteva essere certo un’esperienza capace di passare inosservata. E un altro cambiamento era alle porte dopo la guerra con la nascita della Polonia socialista a cui -appena ventenne- aderì con la convinzione degli anni di gioventù, esperienza che in età adulta fu in grado di assimilare senza il bisogno infantile dell’apostatìa: “A vent’anni approvavo ogni assurdità ideologica, per quanto stupida o folle potesse essere, bastava che fosse rivoluzionaria. Dipendeva soltanto dal fatto che per me era giunta l’ora della mia rivoluzione personale“. All’epoca lavorò come giornalistae disegnatore caricaturista iniziando a raccontare la realtà con quel piglio ironico che poi divenne la risata angosciante dell’assurdo e si fece parte integrante del suo teatro che fece il giro del mondo assieme a lui facendone un epigono della stagione propria del teatro dell’assurdo, avvicinandolo nel sentimento intellettuale comune a drammaturghi del calibro di Beckett o Ionesco. Quel che è certo per Mrożek fu il suo allontanamento costante dall’ideologia socialista e soprattutto della sua realizzazione violenta culminata con l’invasione cecoslovacca alla quale reagì con una lettera da Parigi che gli valse una sorta di esilio autoinflitto e -in patria- l’inizio di un processo di damnatio memoriae perpetuato meticolosamente. Poté tornare in Polonia nel 1996 trasferendosi a Cracovia, ma la lasciò nel 2008 in seguito ad anni duri e faticosi passati a reimparare a parlare e a scrivere dopo che un ictus lo aveva ridotto in uno stato di quasi totale afasia e agrafia. Decise di tornare in Europa occidentale, si trasferì a Nizza dove trovò la morte nell’estate del 2013.

Mrozek cover 2 PoloniCultNegli anni cracoviani, prima della malattia, si era deciso a scrivere il libro di cui parliamo oggi nato da un’idea di Mrożek  e di Daniel Keel, fondatore della casa editrice con sede a Zurigo Diogenes . “La vita per principianti” è una raccolta, in rigoroso ordine alfabetico, di brevi e brevissime storie di quotidiana assurdità. Un’assurdità sempre profondamente tragica, ma anche molto ironica, a volte addirittura esilarante. Il tema della rivoluzione vissuta con scetticismo e sarcasmo è uno dei più frequenti, a ribaridire il pessimismo di Mrożek nell’immaginare davvero una rivoluzione, un cambio di passo nei destini del mondo e dell’umanità. E così, nel raccontino Cambiamento, il protagonista bramoso di rivoluzioni sposta i mobili di casa provando le combinazioni più insulse: prima il tavolo in mezzo alla stanza, poi letto in mezzo alla stanza, infine l’armadio fino alla scelta di dormire in piedi dentro l’armadio stesso, decisione che dura il tempo di una notte e che sarà utile al protagonista solo per ricordarsene -nei momenti di noia- per capire che la rivoluzione non è possibile, e se è possibile è genuinamente cretina. Oppure il racconto che si intitola proprio “Rivoluzione” e nel quale, con un’ironia selvaggia, il protagonista entra in un negozio d’antiquariato dove “tra un orologio impero e un vaso Ming” trova proprio… un rivoluzionario. Un uomo in carne e ossa, a un prezzo imbattibile, tanto ormai ce ne sono tanti senza una funzione, da portare in casa propria per smuovere e rivoluzionare la quotidianità magari facendo un po’ di disordine in casa. Un sarcasmo senza pari verso il Sessantotto e la sua rivoluzione capricciosa e borghese, incapace tanto quanto quelle più antiche di cambiare qualcosa nel profondo.

Un altro tema caro a Mrożek in questi racconti è l’ironia verso la burocrazia, non solo nel modo in cui opprime il quotidiano dell’uomo comune, ma anche come metafora dei legacci e impedimenti che l’umanità impone a se stessa. Dice nella bella postfazione al volume Jan Sidney: “Mrożek descrive lo stalinismo quotidiano, il dispotismo delle nostre abitudini, dei modi di pensare, delle costrizioni. Le sue idee grottesche mettono a nudo la più perfida di tutte le dittature: quella autoimposta“. E così si incontrano storie come quella di un uomo trovato quasi come un fossile preistorico seppellito da montagne di scartoffie su una scrivania o quella dell’usciere scomparso nel terribile Archivio delle pratiche inevase e dato per morto nell’impossibilità di andarlo a ricercare.

Si ride tantissimo nella lettura di queste storie, di un riso mai ridanciano ma profondo, amaro e che in qualche modo costituisce un’arma formidabile per smascherare l’assurdo, riconoscerlo e affrontarlo. Anche temi come la solitudine, l’alcolismo, il cinismo, la poca o troppa coscienza di sé, l’alienazione e l’individualismo selvaggio che avvelenano il mondo contemporaneo sono raccontati in questo breviario laico che Mrożek ci ha consegnato e che serve ad affrontarli con l’unico strumento possibile, anche se mai davvero risolutivo, la consapevolezza. E la lettura di questo volumetto è una cosa che, oltre a fare ridere o sorridere, ci rende consapevoli, in modo graduale e che può costituirsi a strati. Un libro da leggere, ma anche da rileggere e consultare quando serve. Entra anche perfettamente in tasca, pronto da tirare fuori alla bisogna per ricordarci quanto sia difficile essere umani, quanto rispetto alla vita siamo sempre e comunque principianti.

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