Tides from nebula – cartoline post-rock da Varsavia

Tides from Nebula

Ormai noti in tutta Europa, i Tides from Nebula interpretano un post-rock eccellente nel solco dei classici.

 

di Salvatore Greco

Il post-rock progressivo non è nuovo ai lettori della rubrica musicale di PoloniCult. Passando dagli Tsima ai Trupa Trupa abbiamo già raccontato un retroterra, quello polacco, molto fertile rispetto alle sonorità del post-rock, per quanto sempre piuttosto rivisitato e rielaborato attraverso altre lenti stilistiche.

I Tides from Nebula, quattro giovani musicisti provenienti da Varsavia, invece rappresentano una corrente più fedele ai canoni e il loro album Safehaven, uscito nel 2016 per Mystic/SPV e disponibile su bandcamp, è un disco molto piacevole, interessante e innovativo per quanto decisamente classico. I rimandi via via presenti alle pietre miliari del genere come i Godspeed You! Black Emperor o i Mogwai fino ai più giovani 65daysofstatic sono molto evidenti nell’ispirazione e interpretazione dei brani presenti in Safehaven, ma non per questo sarà lecito dire che i Tides from nebula siano una banale rivisitazione di cose già sentite.

I puristi del genere riconosceranno che dopo la pubblicazione di album come Lift your skinny fists like antennas to heaven o Young team resti ben poco spazio a ulteriore innovazione per il post-rock progressivo, quindi un modo interessante per inserirsi nel solco può essere quello di attingere al canone e rivisitarlo in un gioco di imitazione/emulazione che sa di filologico e che è l’unico modo riconosciuto di confrontarsi con i classici senza tempo. Safehaven è un esperimento del genere e ai Tides from Nebula sembra pure piuttosto riuscito.

L’esordio con la title-track Safehaven è dichiaratamente ispirata al mondo evocativo di Mogwai con una progressione lenta e melodica che si avvale in certi punti di distorsioni e voci eteree che strizzano l’occhio anche alla tradizione shoegaze. Di simile ispirazione anche Knees to the earth che parte con maggiore aggressività lanciando una progressione cupa sulla base di un loop “stroboscopico” e gioca su un’altalena di accelerazioni e rallentamenti che proprio i Mogwai hanno inventato ormai vent’anni fa. Non male anche l’intermezzo di All steps I’ve made che si pone come passaggio a sonorità più dilatate in puro stile GodSpeed You! già molto marcate a partire dalla successiva The lifter (dove comunque la linea melodica iniziale resta relativamente poco incline a un furioso crescendo) con un passaggio che si compie più netto con Traversing dove la progressione non è estenuante ma comunque robusta e di sicuro effetto. Più introspettiva Colour of glow dove si fa forse l’unica eccezione vera alla purezza stilistica strizzando l’occhio all’ambient nord europeo e islandese in particolare.

We are the mirror ha il sapore di un ritorno al post-rock con sonorità da subito sporche e chitarre che ricordano gli Slint e che trascinano facilmente l’ascolto in una progressione, questa volta sì, accellerata e possente che –così distorta com’è- può far pensare ai britannici iLiKETRAiNS.

La chiusura lasciata a un brano come Home, ancora una volta fedele al verbo di Mogwai ma con rimandi impossibili da non notare al secondo ‘movimento’ della celeberrima Storm dei Godspeed You!, dà la chiosa ideale di un album che dimostra se non altro come i Tides from nebula siano perfettamente a loro agio con il materiale musicale che hanno scelto di modellare. L’ascolto di Safehaven è sinceramente consigliato a tutti gli appassionati del vasto mondo del post-rock, ma anche a chi lo avvicina per la prima volta per i quali questo album potrebbe rappresentare una specie di Bignami di categoria.

Iscriviti alla newsletter di PoloniCult

Iscriviti per ricevere in anteprima le novità di PoloniCult, la raccolta dei nostri migliori articoli e contenuti speciali.

I agree to have my personal information transfered to MailChimp ( more information )

Non ti invieremo mai spam, rispetteremo la tua privacy e potrai recedere in ogni momento.

0 Condivisioni