The Kurws, tra talento e sperimentazione.

the kurws PoloniCult

I “Kurws” sono un promettente trio con base a Wrocław con due dischi all’attivo che spaziano tra il noise-rock e l’acid jazz con varie contaminazioni e grande apertura.

di Salvatore Greco

Solo sette giorni fa avevamo portato nella musica di PoloniCult le liriche e tenebrose atmosfere di Jacaszek, oggi continuiamo il viaggio tra i suoni sperimentali in un’altra direzione, andando a spulciare note nel mondo di dissonanze meticolosamente studiate e improvvisazioni folli su basi precise e quasi matematiche che contraddistingue la caratura creativa dei Kurws.

Chi non è estraneo ai circuiti della musica sperimentale saprà bene come il ‘rumore’ come unità compositiva è alla base di moltissime creazioni contemporanee. Infatti la ricerca di suoni al di là delle frontiere di ciò che è comunemente orecchiabile accompagna le avanguardie musicali da parecchio tempo ormai e ha dato vita a autentici sotto-generi come il noise-rock nel quale distorsioni volutamente non eufoniche si integrano dentro i canoni dello spazio canzone o l’avant-jazz.

Sulla scena polacca da qualche anno a questa parte i Kurws interpretano queste (e altre) tendenze avanguardistiche nella creazione di un mondo sonoro complesso quanto affascinante. Nella descrizione che danno del progetto sulla loro pagina facebook, i musicisti parlano di un progetto nato dalla commistione di esperienze musicali diverse e simile voglia di sperimentare. I generi di ispirazione dichiarati sono per altro i più disparati dal krautrock al funk alla no-wave, tutti rigorosamente decostruiti in puro spirito avanguardista.

Il loro primo disco, Dziura w getcie (letteralmente ‘un buco nel ghetto’),  da cui è tratto il brano citato in apertura del pezzo, è un esempio di noise-rock piuttosto ordinato e ‘moderato’ in cui la composizione dei brani segue una struttura regolare ritmata da splendidi giri di basso e percussioni incisive ma mai invadenti su cui si rincorrono suoni stridenti, improvvisazioni di sax e distorsioni elettroniche. Come succede spesso nel noise, a un primo ascolto tutto questo può sembrare nient’altro che un chiasso infernale di suoni a casaccio, ma in seguito a un ascolto più attento e paziente tutta la studiata compostezza ritmica verrà fuori in modo quasi stupefacente.

Uno dei brani più interessanti del disco è quello che i Kurws hanno intitolato Lech Wałęsa dove lo storico leader di Solidarność non viene per altro mai nominato (anche perché il brano non ha una parte vocale) e dove invece la capacità musicale dei nostri si esalta: in poco più di tre minuti e mezzo -quindi nello spazio canonico della canzone- assistiamo a una lunga e virtuosa improvvisazione al sassofono adagiata su un letto sonoro in cui la solita bontà degli strumenti di base non perde una battuta e poi sul finale emerge, ma senza che ci sia una vera e propria progressione, un momento più vivace con sonorità più classiche e ritmate nelle quali si inserisce un vero e proprio assolo di basso di rara bellezza che chiude il pezzo.

Tra il 2011, anno di uscita di Dziura w getcie e il 2014 in cui i Kurws hanno lanciato il loro secondo disco Wszystko to stałe rozpływa się w powietrzu (Tutto ciò che è solido si disperderà nell’aria) c’è stato un lungo periodo di fervente attività live e collaborazioni di varia natura che hanno portato proprio in questo secondo disco un’aria nuova.

Ed ecco che questo secondo disco dichiara già dai primi brani un’indole sperimentale più aggressiva dove gli elementi più genuinamente rock diminuiscono e si dilatano in forme sempre più ampie pur mantenendo la compostezza compositiva essenziale a evitare che l’improvvisazione si trasformi in caos. C’è un principio di ammiccamento al jazz colto, un uso maggiore degli strumenti elettronici -anche in forma di loop un po’ anni ’70- che creano intermezzi con cui si combinano le improvvisazioni di sax e il solito -magistrale- basso a dettare la linea.

Abbiamo poco quantitativamente su cui basarci, ma da una band così giovane e così dinamica come i Kurws, in sostanza, possiamo aspettarci ancora ampi margini di miglioramento. Di sicuro dopo essere entrati con il loro secondo lavoro nella lista dei migliori 30 album polacchi del 2014 a questi tre visionari musicisti di Wrocław lo stimolo non mancherà, la curiosità di sperimentare e il seguito di appassionati nemmeno.

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