I 10 under 21 polacchi da seguire

under 21 polacchi

Viaggio nei vivai del calcio della Vistola, a caccia dei 10 under 21 polacchi che vedremo presto nel pallone che conta. di Alberto Bertolotto – Grande cultura del lavoro, disponibilità ad ascoltare e ad essere plasmato tatticamente, poche chiacchiere, eccellente fisicità. Il giovane calciatore polacco è questo. E fa gola…

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Jan Tomaszewski – il pagliaccio che fece piangere Wembley

Jan Tomaszewski

Istanbul, 25 maggio 2005, allo stadio olimpico Ataturk si gioca la finale di Champions League tra Milan e Liverpool. Di fronte ai più di novantamila spettatori presenti allo stadio e ai milioni di fronte alle televisioni si consuma una delle partite più imprevedibili del calcio moderno: il Milan, dopo aver chiuso il primo tempo in vantaggio per 3-0, è convinto di avere già la coppa in tasca, ma il Liverpool ritorna dall’intervallo con una grinta inimmaginabile e annichilisce i rossoneri portando il punteggio sul pari in quindici minuti scarsi di gioco. Il resto della partita è ozioso, frutto della stanchezza dei britannici dopo quel folle quarto d’ora di intensità e dell’incapacità del Milan di reagire. Si va così ai supplementari, che passano senza lasciare traccia, e quindi si decide tutto ai rigori. Il Liverpool ci arriva con il cuore ruggente di una rimonta impensata, il Milan con lo sconforto di un’occasione sfuggita via, ed è in questo momento che esplode il genio folle di Jerzy Dudek.

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Angulo, Paixao, Gytkjaer. Se i goal in Ekstraklasa non parlano polacco

Ekstraklasa

La chiara fama di Lewandowski sui palcoscenici europei e le buone prestazioni della nazionale di Nawałka negli ultimi tempi hanno gettato una nuova luce sul calcio polacco che continua, seppur molto lentamente, a crescere di popolarità, almeno per quanto riguarda i singoli interpreti. Ma tra società storiche che vanno in rovina e l’eloquente zero alla voce “numero di squadre polacche qualificate alla fase finale delle coppe europee” la stagione 2017/2018 sembra iniziata con il piede sbagliato per le squadre dell’Ekstraklasa, che dimostra ancora una volta di essere un campionato minore sul panorama continentale. Appare significativo che ad animare le prime otto giornate della massima serie quest’anno siano stati soprattutto tre calciatori stranieri, autori da soli di 20 delle finora 148 reti segnate in Ekstraklasa, calciatori arrivati in Polonia a volte dalla porta di servizio e come scelta secondaria rispetto a ben altre aspettative, ma capaci di infiammare il pubblico degli stadi, pronto cantare un po’ ipocritamente i loro nomi tra un coro nazionalista e uno islamofobo. Vediamo nel dettaglio chi sono Igor Angulo, Marco Paixao e Christian Gytkjaer.

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Amica Wronki – pallone e cucine dalla provincia in Europa

Lungo la strada che da Poznań porta a Stettino, dopo aver percorso una sessantina di chilometri, ci si imbatte nella cittadina di Wronki. Nessuno direbbe che questo centro di undicimila anime e poco più si distingua granché dal microcosmo dei sobborghi polacchi, ma Wronki non è un nome qualunque nella geografia locale. Qualcuno la ricorda per il suo penitenziario, il più grande di tutta la Polonia, qualcun altro perché sede di Amica, colosso degli elettrodomestici, ma quello che a noi più interessa oggi è la sua squadra di calcio, che dal 1992 al 2006 portò a Wronki cinque trofei nazionali e altrettante apparizioni in competizioni europee prima di venire smembrata e ingoiata da logiche più grandi. Quella squadra era l’Amica Wronki.

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Storie da un altro calcio – il Polonia Warszawa

Polonia Warszawa

Il manto erboso è pieno di macchie, circondato da una striscia di terriccio e cemento che con la pioggia diventa inesorabilmente fango; il tabellone del punteggio è dei più modesti, segna solo i nomi delle squadre, il numero di goal e il minutaggio; gli spalti consistono di due gradinate una di fronte all’altra, senza curve. Sembrerebbe un campo sportivo di provincia, come ce ne sono a centinaia nel calcio minore d’Italia, e invece è uno stadio nel pieno cuore di Varsavia. Anzi, è lo stadio della squadra più antica della capitale tra quelle ancora esistenti: il Polonia Warszawa, due titoli nazionali in palmares (1945/46 e 1999/2000) ma un presente ai limiti del professionismo.

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Pietrzykowski – storia di un pugile nella PRL

Pietrzykowski

Roma, 5 settembre 1960, al Palazzo dello Sport dell’EUR un giovane pugile afroamericano alza i pugni al cielo accanto all’arbitro che ne ha dichiarato la vittoria. Poco più in là, il pugile sconfitto, un uomo asciutto, biondo ed emaciato, guarda di fronte a sé con la faccia un po’ seria e un po’ corrucciata di chi è arrivato a un passo dal titolo olimpico ma alla fine ha perso. Sì, perché a Roma il 5 settembre 1960 si combatte la finale per l’oro ai Giochi della XVII Olimpiade nel pugilato e in particolare nella categoria dei pesi mediomassimi. Quel ragazzo afroamericano sorridente è il diciottenne Cassius Clay al primo alloro di una carriera maestosa, da miglior pugile della storia. Lo sconfitto è un ventiseienne del villaggio slesiano di Bestwinka e risponde al nome di Zbigniew Pietrzykowski.

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Kazimierz Deyna, storia di un fantasista della PRL.

Deyna

Varsavia, 18 settembre 1979, allo Stadion Wojska Polskiego, lo stadio del Legia Warszawa, c’è un’atmosfera di festa, mista a malinconia. Fa piuttosto freddo per essere settembre, la gente assiepata sugli spalti indossa giacche e impermeabili, come anche i giornalisti, e i calciatori si preparano per il riscaldamento stretti nelle loro tute. Il pubblico delle grande occasioni è lì per l’amichevole tra il Legia e gli inglesi del Manchester City, e per un popolo affamato di oltrecortina basterebbe già questo, ma i tifosi varsaviani in tribuna quel giorno non sono interessati ad ammirare i nerboruti esponenti del mondo libero, quanto a omaggiare uno dei loro.

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