#LibriCheAspettiamo – Wit Szostak – Cudze słowa

Cudze slowa

Wit Szostak non esiste. Mi chiedo se l’uomo che porta il suo volto si girerebbe se qualcuno per la strada lo chiamasse così. Di sicuro non lo chiamerà mai così nessuno in un ufficio pubblico, nessun ente previdenziale gli manderà mai un estratto conto a quel nome. Perché Wit Szostak è una creazione letteraria con cui l’autore firma le sue creazioni letterarie. Un nome d’arte, un’identità diversa, separata da quella dell’uomo che tutti i giorni prepara la colazione ai suoi figli, prende il tram e insegna filosofia all’università. Faccio questa premessa perché, nel suo ultimo romanzo, tutta l’attenzione di Szostak è intorno a ciò che le parole degli altri dicono di noi. Se la realtà di ciò che siamo è l’insieme di ciò che gli altri osservano di noi, allora cosa non siamo se parole altrui? O, per dirla con il titolo originale del romanzo, cudze słowa?

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Sefer, un romanzo di Ewa Lipska.

Sefer

Ewa Lipska è una delle voci più note e originali della letteratura polacca contemporanea. Un’autrice che i lettori di PoloniCult conoscono già nelle sue vesti di grande poetessa, di recente tradotta in italiano da Marina Ciccarini per i tipi di Armando editore. Non ingannino le apparenze. Pur essendo uno smilzo libretto di 140 pagine, Sefer segna l’inizio di un nuovo percorso nella fertile carriera della scrittrice e pubblicista nata a Cracovia nel ’45 e residente fra la Vistola e le sponde viennesi del Danubio.

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