Janusz Zajdel – l’altro padre della fantascienza polacca

Zajdel

A guardarlo in foto, sembra a tutti un volto familiare. I capelli lunghi, la barba curata, gli occhiali spessi a fondo di bottiglia. Potrebbe essere benissimo un qualche cugino di nostro padre un po’ troppo preso dai Beatles negli anni ’70, o magari un cantautore impegnato. I lettori toscani, umbri, emiliani o di quelle parti lì potrebbero cercare una qualche foto d’epoca di una festa dell’Unità e trovare due o tre uomini lì immortalati che gli somigliano tanto.

Ma l’uomo in foto non è un cantautore, né un fan dei Beatles né tantomeno un militante del Pci dei tempi belli. È invece un fisico polacco, appassionato lettore e scrittore di fantascienza. Uno che a quel genere ha dato tanto, al punto che oggi il più importante premio per la narrativa di fantascienza in Polonia porta il suo nome: premio Janusz Zajdel.

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Sienkiewicz l’africano

Sienkiewicz africano

Uno degli autori più noti della letteratura polacca, anche per chi ne è a digiuno o quasi, resta Henryk Sienkiewicz, celebre autore di grandi classici quali Quo vadis? e Il diluvio (Potop). Eppure pochi, vista l’attitudine del letterato a scrivere romanzi storici, sospetterebbero che il premio Nobel per la Letteratura del 1905 sia stato anche un intraprendente viaggiatore e un affermato reporter. Fra il 1876 e il 1878, quando era appena trentenne, trascorse due anni negli Stati Uniti scrivendo numerosi articoli da corrispondente per quotidiani e periodici come Gazeta Polska, Przegląd Tygodniowy e Przewodnik Naukowy i Literacki. Tornato in Europa, lo scrittore polacco visse a Londra e Parigi e visitò Italia, Spagna e Turchia. Non basta, perché Sienkiewicz si recò anche nel continente africano in un viaggio tutt’altro che scontato in quell’epoca per un affermato uomo di lettere di mezza età. Lo fece per spirito d’avventura, curiosità personale e per conoscere in prima persona distanti luoghi remoti dei quali intendeva scrivere. In quest’ultimo proponimento si nota la netta differenza con un quasi contemporaneo di Sienkiewicz, lo scrittore italiano Emilio Salgari, che non visitò mai quell’esotica Malesia nella quale ambientò i propri fortunati romanzi d’avventura.

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Il vario mondo di Czesław Niemen

Niemen

– di Luca Ventura Saltari – Niemen in Italia Nasceva ottant’anni fa, in un paesino dell’attuale Bielorussia, un uomo che avrebbe lasciato un’orma importante nella musica rock polacca e che oggi continua ad essere praticamente sconosciuto in Italia: Czesław Niemen. Ad essere nato a Stare Wasiliszki il 16 febbraio 1939…

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Perché abbiamo ancora bisogno di Kapuściński

Fot. Maciej Zienkiewicz / Agencja Gazeta

 

Cosa c’è di nuovo da raccontare nel 2019 su Ryszard Kapuściński? Cosa aggiungere a una figura di intellettuale che ha prodotto numerosi premi a suo nome, che gli studenti delle scuole polacche (e non solo) trovano sui libri di letteratura di scuola, che ha ispirato un film animato ispirato alla sua figura e ai suoi viaggi? Probabilmente nulla. A dodici anni dalla sua morte, Kapuściński si è cristallizzato, accademizzato, è un maestro riconosciuto dalla grande e fervida tradizione polacca del reportage anche se tutti poi, dopo le lodi, pongono le distanze: è un classico, ma non mi ispiro a lui. È stato anche oggetto di un tentativo, piuttosto malriuscito, di damnatio memoriae da parte del suo ex allievo Artur Domosławski che ha sollevato un polverone ma anche causato una poderosa alzata di scudi verso il reporter che -ormai deceduto- non avrebbe potuto nemmeno difendersi da solo.

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Urszula Zajączkowska, l’artista-botanica tra video e poesia

Zajączkowska

Botanica di formazione e professione, Urszula Zajączkowska sembra servirsi dell’arte per continuare sotto altre forme le ricerche cominciate in laboratorio. Lo fa con grande poliedricità: dirige film, scrive poesia, suona il flauto. Proprio perché, come artista, si serve di più di un mezzo espressivo, l’ossessione al centro della sua opera è ancora più evidente: il rapporto dell’essere umano con la natura.

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Ritratti: Samuel Eilenberg

Eilenberg

Eilenberg nacque da una famiglia di ebrei di Varsavia il 30 settembre 1913, quando la Polonia era ancora parte dell’Impero Russo. Ebbe la fortuna di studiare all’università della capitale nella prima metà degli anni ‘30, un periodo fecondissimo per la matematica polacca: in gara virtuosa con la scuola di Lwów, si riunivano nell’ateneo varsovino studiosi del calibro di Stefan Mazurkiewicz, Kazimierz Kuratowski, Wacław Sierpiński, Stanisław Saks e Karol Borsuk. Sotto la guida di quest’ultimo nel 1936 Eilenberg conseguì il dottorato di ricerca, con una tesi sulla topologia del piano.

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Gillo Dorfles: il giocoliere nel bazar

Gillo Dorfles PoloniCult

Dorfles nasce a Trieste, e questo lo rende immediatamente uomo della Mitteleuropa almeno tanto quanto italiano. Si ricordi, del resto, quanto della città giuliana scriveva Guido Piovene in Viaggio in Italia: “per quanto sembri un paradosso, l’italianità di Trieste si difende anche mantenendole il suo carattere di metropoli borghese cosmopolita, per la cultura, il costume e l’economia”. In altri termini, di Trieste tanto più si esalta e si sviluppa il carattere italiano quanto più le si riconosce uno statuto di città speciale, di luogo di frontiera e più ancora di confluenza, di equilibrio lungamente costruito nel corso dei secoli fra tre mondi tanto diversi tra loro: il mediterraneo, il tedesco, lo slavo.

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Zbigniew Cybulski, un diamante nella cenere

Cybulski PoloniCult

A cinquantuno anni dalla sua scomparsa breslaviana, in un tragico e assurdo incidente, Zbigniew ‘Zbyszek’ Cybulski resta uno degli attori più celebri in Polonia. Una vera e propria icona della cinematografia polacca capace di affermarsi nell’arco di una carriera sul grande schermo durata appena quattordici anni: dall’esordio in Pokolenie (Generazione) di Andrzej Wajda al suo ultimo ruolo in Jowita di Janusz Morgenstern. In mezzo a queste due pellicole si inseriscono decine di ruoli memorabili tanto in celebri pellicole quanto sui palcoscenici teatrali, senza dimenticare sporadiche apparizioni in sceneggiati televisivi e radiofonici. Cybulski è stato una leggenda del cinema polacco e non solo la cui stella ha illuminato gli anni ’50 e ’60 per spegnersi all’improvviso quando l’attore era appena trentanovenne.

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Elżbieta Czyżewska: ascesa ed esilio

Czyzewska

Lasciare la Polonia al culmine della propria fama in quanto moglie di una persona non grata. È l’evento che cambia la vita di Elżbieta Czyżewska, una delle attrici polacche più note in patria negli anni Sessanta. Un’interprete capace di lavorare con registi del calibro di Jerzy Skolimowski, Andrzej Wajda, Stanisław Bareja e Wojciech Has e che ha provato a costruirsi poi una dignitosa carriera Oltreoceano, nonostante difficoltà e pregiudizi. Varsaviana e cresciuta come attrice di teatro e cantante di motivetti, Czyżewska è un’attrice dalla personalità ben precisa e riconoscibile sin dai suoi primi ruoli sul grande schermo. A prima vista attraente, fragile e formosa biondina, riesce in realtà a uscire da questi superficiali stereotipi grazie a interpretazioni di grande vitalità nelle quali impersona donne forti e di carattere. Il suo timbro di voce in bilico fra suadente e naif, sempre leggermente stridulo la caratterizza, un po’ come accade in Italia con Monica Vitti negli stessi anni. Un’attrice erudita e dalla cifra stilistica personale lontana quindi dall’idea di procace platinata svampita che a Hollywood va per la maggiore in quegli anni.

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