L’altra Cracovia: Nowa Huta

Prima delle due puntate di Life.pl dedicate al quartiere cracoviano di Nowa Huta – di Roberto Reale – Cos’è Nowa Huta Nowa Huta è tante cose. Amministrativamente è un distretto di Cracovia: il XVIII, il più orientale, abitato senza soluzione di continuità fin dal neolitico. Sede di un insediamento celtico,…

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Afronauci – un racconto polacco dell’Africa che vede la luna

Un’osservazione che i più attenti lettori del reportage polacco raramente mancano di fare è che dopo il 1989 la grande scuola di Kapuściński abbia perso un po’ il suo respiro globale, un tempo avremmo detto “internazionalista”, preferendo in buona parte concentrarsi sulla Polonia stessa o al massimo sulle sorti dei paesi vicini e fratelli nella mai indolore transizione alla democrazia liberale. Non ci sono solide basi scientifiche a conferma né numeri impeccabili, ma di certo l’uscita per Czarne la scorsa primavera di un volume dedicato allo Zambia è suonato come una nota fresca e piacevolmente dissonante nel panorama contemporaneo, anche per il tema che l’autore Bartek Sabela ha scelto per questo suo Afronauci. Z Zambii na Księżyc (Afronauti. Dallo Zambia sulla luna), ovvero la storia di Edward Mukuka Nkoloso, co-protagonista delle lotte per l’indipendenza del suo Paese dall’impero britannico e convinto assertore di una cosa tanto semplice quanto pazzesca: lo Zambia libero potrà mandare un uomo nello spazio prima di sovietici e americani.

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Timothy Garton Ash a Varsavia: di Europa e populismi

Garton Ash

Is Europe Disintegrating?‘, l’Europa si sta disintegrando? Ḕ questo l’assunto da cui è partito Timothy Garton Ash nell’incontro tenutosi presso la sala dell’ex biblioteca centrale dell’Università di Varsavia di Krakowskie Przedmieście il 25 aprile scorso. Una domanda che mai come oggi può apparire retorica. E lo storico britannico, pur ribadendo il proprio convinto europeismo e rammaricandosi per Brexit, non ha certo smentito l’impressione che l’Unione Europea (più che l’Europa in sé) abbia attraversato giorni migliori.

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La Serie Nera polacca, un capitolo fondamentale del cinema mondiale

Serie nera

A metà degli anni ’50 del secolo scorso alcuni giovani polacchi appena diplomatisi nelle scuole di cinema di Łódź, in Polonia, e di Mosca, in Unione Sovietica, hanno scritto, probabilmente senza rendersene conto, un capitolo fondamentale della storia del cinema. Con una dozzina di brevi documentari che affrontano temi sociali hanno anticipato di alcuni anni inquietudini e stili che sarebbero poi emersi prepotentemente nel cinema europeo e mondiale. A questo insieme di documentari è stato attribuito all’epoca da un critico il nome collettivo di Serie nera (Czarna seria), sia perché molti di essi descrivevano ambienti notturni, sia perché trattavano aspetti sociali rimasti sino ad allora in ombra.

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Tre storie da Cuba polacca

Cuba

Un polacco che scrive di Cuba, idealmente, è un gioco di sguardi e parole che merita attenzione a prescindere. Memori della grande lezione di Kapuściński nel raccontare il terzo mondo, e in particolare quel terzo mondo capriccioso e incerto nella sua strada verso il socialismo, pensare a un esponente del reportage polacco direttamente dall’isola canaglia di Fidel e del Che porta subito il lettore a immaginare una storia di confronto, lettura attenta e sguardo aperto. Kuba. Syndrom wyspy (Cuba, la sindrome da isola) di Krzysztof Jacek Hinz è un libro interessante, ma questo risultato lo raggiunge solo in parte. Cerchiamo di capire perché.

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Storie da un altro calcio – il Polonia Warszawa

Polonia Warszawa

Il manto erboso è pieno di macchie, circondato da una striscia di terriccio e cemento che con la pioggia diventa inesorabilmente fango; il tabellone del punteggio è dei più modesti, segna solo i nomi delle squadre, il numero di goal e il minutaggio; gli spalti consistono di due gradinate una di fronte all’altra, senza curve. Sembrerebbe un campo sportivo di provincia, come ce ne sono a centinaia nel calcio minore d’Italia, e invece è uno stadio nel pieno cuore di Varsavia. Anzi, è lo stadio della squadra più antica della capitale tra quelle ancora esistenti: il Polonia Warszawa, due titoli nazionali in palmares (1945/46 e 1999/2000) ma un presente ai limiti del professionismo.

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Ziemowit Szczerek – viaggio nell’Ucraina che non c’è

Szczerek PoloniCult

Nell’immaginario italiano, perlomeno in quello di chi non ha una passione spiccata per la geopolitica, l’Ucraina è una creatura strana. Talmente strana che la maggior parte del dibattito fino a poco tempo fa riguardava l’accento: Ucràina o Ucraìna? Sono state le vicende degli ultimi anni, prima con la famosa/famigerata rivoluzione arancione poi con il tracollo iniziato dalle proteste di Majdan, ad accendere su questo Paese un interesse un po’ più “pop” che ha prodotto anche una corposa bibliografia più o meno attendibile. Se è valido asserire che il modo migliore di conoscere qualcuno è sentire cosa ne dicono i suoi vicini, allora è proprio tempo di dedicare un po’ di attenzione a un bel libro polacco sull’Ucraina: Tatuaż z tryzubem (Tatuaggio con il tridente) di Ziemowit Szczerek, uscito per Czarne nel 2015.

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Jacek Hugo-Bader: storie di ordinaria URSS

URSS

W rajskiej dolinie wśród zielska è una raccolta di reportage per la verità piuttosto datati, tutti usciti sulle pagine di Gazeta Wyborcza tra il 1997 e il 2001: esperienze fatte da Hugo-Bader in luoghi simbolo della vecchia URSS e delle sue trasformazioni, nella Russia europea, in Cecenia, in Asia centrale e in Crimea, anche se molti anni prima che la penisola diventasse teatro dei recenti stravolgimenti geopolitici. Leggerli oggi, per certi versi, crea una forma di insoddisfazione nel trovarsi di fronte a cronache di tempi ormai superati, eppure vedere oggi la Russia, e tutto il mondo ex URSS, attraverso gli occhi di un cittadino polacco nei tardi anni Novanta, è un modo estremamente interessante di approcciare e capire quella parte di mondo, una missione a cui il grande reportage è chiamato.

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L’altra faccia dell’11 novembre polacco

indipendenza

L’11 novembre in Polonia si celebra la festa nazionale dell’indipendenza, anniversario di quel giorno del 1918 in cui, a seguito dello sfaldamento degli imperi centrali durante la Grande Guerra e dell’opera politica e militare del maresciallo Piłsudski, la Polonia tornò sulle carte geografiche per la prima volta dal 1795. In Polonia, tra le celebrazioni laiche, questa è quella più sentita, molto più di quella del 3 maggio o dell’anniversario dell’inizio del Powstanie Warszawskie il primo d’agosto – evento molto partecipato ma inevitabilmente legato alla capitale più che a tutto il Paese.

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Zaduszki – tradizioni che (soprav)vivono

Zaduszki

Quando si tratta di costumi e tradizioni, il nostro sguardo è proiettato verso il passato, perché quello che trasforma un semplice uso, in un rito o in un momento istituzionalizzato, è proprio la ripetizione di alcune azioni e quindi la tendenza a copiare e incollare nel futuro quello che “si è sempre fatto”, perché dà sicurezza, perché tale ciclicità degli eventi serve all’uomo per dare un ordine agli elementi che caratterizzano la sua vita. Se in Italia e nei paesi più alla moda, più tecnologici, più moderni si è assistito ad un lento ma inesorabile declino delle tradizioni, patrie e private, in alcuni luoghi che non sono -per vari motivi – stati investiti da quest’onda travolgente, le tradizioni, seppur mutate e ammodernate, rimangono presenti. La Polonia è uno di questi posti.

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