Canzone del cuor di serpente – Radek Rak #2

Si racconta che Kuba e Vecchio Topo lavorassero a servizio presso la locanda di Rubin Kohlmann a Kamienica, come due goy di shabbat.
«Ohi, ohi, ohi, chemiprendauncolpo! Che sarebbe questa roba?», l’ebreo piazza un tocco di argilla sotto il naso prima del ragazzo, poi del vecchio. «Questa la chiamate argilla? Che argilla e argilla, dico io! Ecco come si finisce a mandare due goy a fare l’argilla. Con un pugno di fango e merda di vacca!»
Nessuno dei due apre bocca per rispondere, il vecchio principia persino a rullarsi del tabacco. Sanno bene che Rubin ha bisogno di sbraitare, dato che è l’unica distrazione che si concede. E si lamentava dei suoi goy di shabbat più di qualsiasi cosa.

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Canzone del cuor di serpente – Radek Rak #1

Gli alberi si diradano, tra i rami spicca l’azzurro della notte. Il carro arranca per la strada in discesa, verso la campagna. Il sole è sparito già da molto oltre le montagne, ma splende ancora come fosse sottoterra, perché il suo bagliore filtrato lumeggia ancora il mondo, la paglia dei tetti e la chiesa.

Vecchio Topo e Kuba superano i fossi e i salici che li costeggiano. Sono dodici salici e Vecchio Topo dice che si tratta dei dodici apostoli del buon Gesù, e l’ultimo, quello secco e sforacchiato dai vermi, è Giuda Iscariota. Vecchio Topo racconta molte cose e Kuba non sempre crede a tutto.

Prima della discesa dell’arrivo, Kuba si tira in piedi sul carro. Si sforza di origliare, ma dal bosco non arriva nessuna voce. Solo i grilli cantano nell’erba.

 

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Radek Rak – le armi del fantastico per dare voce agli ultimi

Radek Rak

C’è un libro che negli ultimi mesi ha spiazzato i lettori polacchi. Arriva da un autore giovane, al suo terzo romanzo, e che con i suoi libri precedenti ha goduto dell’accoglienza entusiasta di una piccola nicchia di lettori e critici. Quest’ultimo romanzo invece, il cui titolo in italiano potrebbe suonare Canzone del cuor di serpente, è arrivato molto oltre. Ha attirato l’attenzione di critici e recensori, si è fatto amare dal pubblico e ha conquistato un posto tra i finalisti del premio Nike e un altro tra i finalisti del premio Gdynia, i due maggiori riconoscimenti letterari assegnati in Polonia.

Inatteso e in punta di piedi, Canzone del cuor di serpente è diventato forse il caso letterario per eccellenza degli ultimi due o tre anni. Lo ha fatto con una lingua letteraria assolutamente unica, ricca di elementi locali ma anche di una grande ambizione di universalità. E l’ha fatto con uno sguardo al mito e alle regioni del fantastico che fanno pensare inevitabilmente, in terra polacca, a Bruno Schulz.

E Radek Rak, autore di Canzone del cuor di serpente, non nasconde nessuna di queste cose, anzi. Ne abbiamo parlato con lui, per farci spiegare come nasce e dove può arrivare il suo sorprendente romanzo, ancora inedito in Italia dove è rappresentato da Nova Books Agency.

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