Joanna Fabicka: vi racconto Rutka, un libro per bambini di ogni età

Joanna Fabicka

Joanna Fabicka è una scrittrice che ama molto il suo lavoro, che quando parla di scrittura non fa trasparire la fatica ma la dedizione e soprattutto il piacere e il divertimento. Originaria di Łódź, un tempo città industriale e centro nevralgico dell’ebraismo polacco, oggi vive a Varsavia assieme al marito regista e a due figlie. Scrive narrativa per adulti e bambini, con un passato da poetessa e una formazione che viene dal cinema, di cui del resto la sua Łódź è capitale morale in Polonia.

Il suo libro più apprezzato, Rutka, è un romanzo destinato a giovani lettori, quelli che le categorie del marketing editoriale indicherebbero tra i 10 e i 12 anni. Ma il grande valore di Rutka sta proprio nel modo in cui parla a tutti, ponendo strati di consapevolezza uno sopra l’altro, e regalando a lettori diversi esperienze diverse. Una storia che parla di amicizia, di infanzia e complicità, ma anche delle pagine oscure di Łódź e dei destini tragici della comunità ebraica che l’ha abitata.

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Archivio Ringelblum e Oyneg Shabbos: il coraggio della Memoria

Oyneg Shabbos - Ringelblum

La Giornata della Memoria è un appuntamento al quale noi di PoloniCult teniamo molto. Quest’anno vogliamo farvi conoscere o approfondire uno degli esempi più coraggiosi e lungimiranti di resistenza effettiva agli orrori della Shoah: quello del gruppo Oyneg Shabbos. Detto anche Oneg Shabbat, il suo nome significa “la gioia dello Shabbat”. Meno noto al pubblico italiano della Rivolta del Ghetto di Varsavia tramandata da Marek Edelman, quanto fatto dall’Oyneg Shabbos è stato altrettanto nobile e coraggioso. Il gruppo era nato in segretezza sin dai primi giorni in cui la popolazione ebrea e di origine ebraica della capitale venne imprigionata in un’area recintata di pochi chilometri quadrati.

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Artur Sandauer – tra banalità del male e intellighenzia ebraica

Sandauer PoloniCult

Quando sulla bancarella dei libri di via Chmielna, a due passi dall’Università di Varsavia, ho visto fare capolino questo libriccino di poche pagine con un kafkiano insetto in copertina e il nome di Artur Sandauer sopra l’ho comprato praticamente senza esitare. Nel percorso lungo dieci anni ormai in cui mi sono occupato a vario titolo di cose polacche, Sandauer ha un posto speciale, di iniziatore un po’ atipico del mio percorso, partito proprio da alcune sue osservazioni sul destino semplice ma niente affatto banale degli intellettuali ebrei prima, durante e dopo la seconda guerra mondiale in Polonia.

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Irit Amiel – voci che continuano a raccontare

Irit Amiel PoloniCult

Irit è una dei tanti sopravvissuti che ha deciso di affidare alla parola scritta il suo dolore, quella che è stata la sua esperienza, quello che visto, sentito, provato. Ha lasciato che il dolore incessante a cui fa riferimento Adorno, trovasse espressione, perché non solo scrivere dopo Auschwitz è possibile, ma è necessario perché ogni cosa, d’altronde, inizia con le parole che posso a volte uccidere oppure resuscitare ( “Bo przecież wszystko zaczyna się od słów. Słowa mogą zabijać albo wskrzeszać”, Irit Amiel introduzione alla raccolta Spóżniona). La parola è la regina indiscussa della raccolta di cui scrivo oggi, non tanto perché si tratta di poesia, ma perché all’interno dei testi il raccontare si trasforma in un’instancabile urgenza di comunicare, di dare voce a chi l’ha persa. La Amiel diventa un medium tra chi è andato e chi è restato, lo sente – e noi lo percepiamo alla lettura – come un imperativo morale ed etico nonostante le difficoltà nel tramandare quello che è stato.

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La signora dello zoo di Varsavia: qual è il prezzo per i giusti?

La signora dello zoo di Varsavia PoloniCult

Forse non tutti sanno che le mura dello zoo di Varsavia conservano un’incredibile storia vera di amicizia ed eroismo, avvenuta durante la Seconda Guerra Mondiale. La signora dello zoo di Varsavia (The Zookeeper’s Wife, 2017), distribuito in Italia in dvd dall’8 marzo 2018, racconta proprio questa storia: quella dello zoologo Jan Żabisńki e di sua moglie Antonina, responsabili della gestione dello zoo nella capitale polacca, che tra il 1939 e il 1945 misero in salvo circa 300 ebrei nascondendoli all’interno della loro struttura. Gli Żabisńki ottennero il riconoscimento di Giusti tra le Nazioni nel 1965 per le loro azioni eroiche.

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Voci che si sollevano: Karski e la sua testimonianza

Karski

In occasione della Giornata della Memoria, i media rimbalzano e propongono sempre lo stesso materiale, propongono i soliti film e i soliti libri – si potrebbe quasi utilizzare, purtroppo, la parola cliché, come se tutto quello che è successo fosse richiudibile e inscatolabile in alcune immagini che hanno finito per diventare simboliche e iconiche della seconda guerra mondiale.  Noi invece sappiamo bene che ci sono molte altre cose che si potrebbero mostrare, che si potrebbero dire (l’anno scorso avevamo proposto una sorta di biblioteca della memoria), che non si può semplificare ma bisogna andare a fondo, continuare a porsi domande. Ecco perché questa volta abbiamo deciso di presentare una testimonianza diversa, particolare, con un punto di vista inconsueto e interessante. Già diversi anni fa incontrai il nome di Jan Karski in occasione di un esame universitario e il suo libro mi colpì subito. È arrivato finalmente il momento di parlarne anche qui su PoloniCult.

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Henryk Grynberg, Monolog polsko-żydowski

Monolog Polsko-Zydowski

Ma le violenze non esauriscono il dramma. Non lo esaurisce la stessa Shoah: i cui resoconti, certamente vitali per il dovere alla memoria di cui tutti gli uomini sono investiti, sono, paradossalmente, superflui. Il trauma, l’interrogativo, il confine tra prima e dopo congelato nell’incomprensibile è la svuotamento assoluto della Polonia dalla vita e dalla cultura ebraica. L’assenza, il vuoto, dove prima c’era un continuum inscindibile di identità ebraica ed identità polacca. Volutamente fraintendendo il senso di uno slogan che Kosinski fece circolare nel 1988 (“La Polonia è la nazione più spirituale d’Europa”), Henryk Grynberg usa la polisemia della parola duch per gridare che la Polonia è la nazione più popolata di fantasmi.

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Abram Cytryn – Storie di fame dall’inferno

Racconti dal ghetto di Lodz

Più volte ci siamo occupati di Shoah, di memoria e di testimonianze. Ci torniamo ancora anche oggi per presentare un testo particolare che ci arriva dalla penna e dalle sofferenze di un adolescente che nella sua vita avrebbe voluto fare lo scrittore, ma la cui esistenza è stata presa e spezzata da un’ideologia nera che avviluppa e sottrae. La notizia bella, è che nonostante le vittime mietute, alcuni germogli sono riusciti non solo a sbocciare, ma anche a crescere e oggi Abram Cytryn può essere considerato scrittore a tutti gli effetti.

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Włodek Goldkorn – Il bambino nella neve

Il bambino nella neve

Uscito per Feltrinelli nel 2016, Il bambino nella neve è un libro di Włodek Goldkorn che esula dai generi e li interseca con il valore della testimonianza. – di Lorenzo Berardi – ‘Il bambino nella neve’ è un libro insolito nel panorama editoriale italiano. A metà strada fra autobiografia, reportage…

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Stefan Zgliczyński, Gli antisemiti siamo noi

antisemitismo polacco

Polska jest krajem antysemickim. La Polonia è un Paese antisemita. Secco, senza lasciar spazio a compromessi, senza cercare di ammorbidire i termini, è l’enunciato che apre il saggio di Stefan Zgliczyński Antysemityzm po polsku (Antisemitismo in polacco, Książka i Prasa, 2007). Il resto del libro è dedicato alla dimostrazione di questo asserto.

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