Archivio tag: Letteratura russa
Daniil Charms, il ritratto di un artista incompreso
Vorrei dedicare questo articolo di ESTensioni a Daniil Charms, autore che ho riscoperto di recente in modo del tutto casuale. Parlo di riscoperta, perché avendo trascorso la mia infanzia in Russia, sono letteralmente cresciuta con le poesie di Charms, Maršak e Majakovskij, come immagino la maggior parte dei bambini russi. Ho un vivido ricordo di un libro illustrato che ho consumato a furia di letture e riletture, zeppo di sottolineature e orecchie, un libro appartenuto ancor prima a mia mamma e mia zia. Avevo, tra l’altro, completamente rimosso il titolo del libro in questione e ho indagato durante la stesura dell’articolo: il libro si chiamava era ‘‘Что это было?’’, una raccolta di poesie di Charms edita a Mosca nel 1967.
Ljudmila Petruševskaja, una Russia grottesca tra realismo e folklore
Mi sono imbattuta per la prima volta nel nome di Ljudmila Petruševskaja leggendo una piccola raccolta di racconti russi edita da E/O, Rose di Russia. Una collana ormai fuori catalogo che si proponeva di far conoscere le migliori scrittrici di un paese attraverso la presentazione di una loro selezioni di racconti. Senz’altro un’iniziativa piacevole con l’obiettivo di accendere la curiosità nel lettore italiano e, perché no, portarlo ad approfondire la lettura di alcune delle scrittrici presentate. Ed è con il racconto ‘’I nuovi Robinson’’, storia di una famiglia che decide di fuggire dalla società e isolarsi nei boschi, che ho scoperto il mondo letterario di Ljudmila Petruševkaja, autrice venerata in patria e sicuramente apprezzata all’estero, soprattutto nel mondo anglosassone, tale da essere definita ‘’la più grande autrice russa vivente’’ dal The Guardian. In Italia è stata pubblicata da Einaudi nel 2016 una sua raccolta di racconti dal titolo accattivante di C’era una volta una donna che cercò di uccidere la figlia della vicina. I racconti qui contenuti sono editi in Russia su Ogonёk, una delle riviste letterarie più longeve, nonché Novyj Mir e Literaturnaja Gazeta.
Gajto Gazdanov, un esule russo nel demi-monde di Parigi
In questo romanzo carico di elementi autobiografici, Gazdanov prende per mano il lettore e lo conduce nel profondo demi-monde parigino, a conoscere personaggi ai margini della società che volteggiano nel buio tra café notturni, music-hall e case chiuse, tra boulevard rispettabili e vicoli al limite del degrado. Personaggi straordinari colti nel loro affanno quotidiano, di cui Gazdanov ci narra le storie, ora con distacco e disprezzo, ora con sincera empatia: prossineti, donne che fanno la vita, viziosi membri della bourgeoisie francese, clochards, vecchi rivoluzionari russi, ex-generali colti e rispettabili costretti a fare i tassisti o gli operai per sopravvivere.
Il giardino dei cosacchi. Un po’ di vita accanto a Dostoevskij.
Il contributo che la letteratura russa dell’Ottocento ha dato all’umanità è probabilmente tra le più fedeli definizioni possibili della parola ‘inestimabile’. Tanto e tale il mondo creato e descritto, ma anche compianto e squarciato, dai grandi romanzieri russi del XIX secolo che cognomi come quelli di Tolstoj, Gogol’, Turgenev e Dostoevskij sono diventati simboli collettivi persino al di là delle stesse opere da loro consegnate al pubblico. Dostoevskij in particolare, oltre a essere probabilmente il più noto tra tutti i citati, ha creato attorno a sé un’immagine ricca di stimoli e suggestioni; si può dire in un certo senso – ma senza cadere nel tranello critico del facile biografismo – che Dostoevskij stesso sarebbe il perfetto personaggio di un romanzo di Dostoevskij. Se ne è accorto nel tempo il mondo letterario, se ne è accorto soprattutto Jan Brokken che all’autore di Delitto e castigo ha dedicato il suo ultimo romanzo, uscito per i sempre encomiabili tipi di Iperborea: Il giardino dei cosacchi.
Tempo di seconda mano, Nobel alla Russia travolta
Tempo di seconda mano è la fatica più recente della fresca vincitrice del premio Nobel per la letteratura Svetlana Aleksevic. di Salvatore Greco Ho letto Tempo di seconda mano qualche mese fa, ironicamente arrivando all’edizione italiana (curata splendidamente dai tipi di Bompiani) passando prima da quella polacca – imbastita dal…
Sankja, o della rivoluzione fatua.
Quasi di diritto un classico della letteratura russa contemporanea, Sankja è uscito nel 2006 dall’abile penna di Zachar Prilepin e dal 2009 possiamo apprezzarlo in italiano grazie alla traduzione di Enzo Striano e naturalmente all’opera inestimabile dell’editore Voland. Sankja non può essere un eroe e nemmeno un picaresco antieroe, ma non si può non solidarizzare con lui nella sua goffa ingenuità, nella sua rabbia senza sbocco e nella sua sofferenza senza apparente spiegazione. Leggere delle sue disavventure è dunque un tuffo nella Russia più profonda dell’oggi…