Sotto il sole – Julia Fiedorczuk #3

Il cielo splendeva sopra gli alberi e dilagava la luce tra le fessure delle nubi. Di notte il gelo mordeva, stringeva la terra in una morsa. Misha aprì lentamente gli occhi. Il freddo disegnava fantastici fiori sui vetri delle finestre, l’aurora invernale si colorava d’arancio. Sua madre trafficava in cucina. La porta della stufa cigolava, le fiamme scoppiettavano. Luda dormiva ancora. Le sue palpebre pesanti si richiusero e il ragazzo scivolò ancora nel sonno. La porta si schiuse.

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Sotto il sole – Julia Fiedorczuk #2

«Raccontami qualcosa, Daijan.»

«Va bene», rispose «Ascolta attentamente: tanto, tantissimo tempo fa, sul versante asiatico degli antichissimi monti Urali che si estendono per migliaia di chilometri, sorgeva un piccolo villaggio nel punto più a sud, su un fiume che a quell’epoca si chiamava Jaik. Tolte le stagioni delle piogge, quando le acque si accumulavano e provocavano alluvioni, lo Jaik era solo un fiumiciattolo. D’estate seccava quasi del tutto, d’inverno gelava. All’inizio, il villaggio era composto da poche persone appena. Tutto intorno si dispiegava la steppa, le immense distese dell’Asia centrale, piatte, poi ondulate dai rilievi, levigate da un vento ostinato che d’estate trasportava la polvere del deserto e d’inverno le tormente di neve. Gli uomini morivano, ne nascevano altri, stagione dopo stagione, secondo un ritmo immemorabile. I nomadi abbeveravano le proprie mandrie allo Jajk. I baschiri ci allevavano il bestiame. Mandrie di antilopi e asini brucavano intorno alle tende. Le montagne vicine custodivano il segreto del proprio principio. Mi stai ascoltando?»

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Sotto il sole – Julia Fiedorczuk #1

Quando riprese conoscenza, la luce porpora illuminava la stanza attraverso le finestre dischiuse. Capì subito che era sera, più che mattina, e che fuori cominciava ad annuvolarsi. Se ne rese conto prima ancora di ricordarsi dove fosse, come si chiamasse, quanti anni avesse. La luce obliqua rinfocolò le ceneri di una vita che ancora resisteva nei meandri del suo vecchio corpo, anche se la vita, la vita stessa, non era proprietà di nessuno e non possedeva alcuna età, proprio come l’acqua di un fiume che scorre sempre, e sempre arriva al mare. “Amo la tenue luce nell’alto del cielo”, questa frase riaffiorò dal flusso dei ricordi; poi, ancora: “E i vostri fiori senza nome”, “i vostri fiori”. “Quali fiori?” Forse l’aveva detto a voce alta, poiché la donna, eccola sbucare dalla penombra violacea, aggrottò lo sguardo. Era vestita di bianco, aveva le sopracciglia scure, grosse, marcate e i capelli castani, striati di grigio, pettinati morbidamente all’indietro. Lui si disse che lì dov’era in quel momento, con quella luce inquietante, doveva essere una stanza d’ospedale; che quel letto, circondato di macchinari a cui lui stesso era allacciato, come una pianta è attaccata al terreno con le radici, era il suo ultimo alloggio.

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#LibriCheAspettiamo – Pod Słońcem – Julia Fiedorczuk

Julia Fiedorczuk

 

Due villaggi gemelli, separati da un fiume. Uno abitato da gente che parla polacco, prega Dio al modo dei cattolici, e si fa il segno della croce da sinistra a destra. Nel secondo vivono invece uomini e donne che preferiscono parlare nel loro dialetto cantilenato, che a orecchie straniere suona quasi russo, e il segno della croce se lo fanno da destra a sinistra perché a Dio sono arrivati per la via ortodossa. Una ragazza del primo villaggio, Miłka, incontra un ragazzo dell’altro, Misza, e inizia una grande storia d’amore. Sembra una storia molto bella, ma già letta cento volte. Sul primo punto non c’è nulla da obiettare, è una storia bellissima, sul secondo c’è da obiettare tutto, perché un romanzo come Pod słońcem di Julia Fiedorczuk ancora non si era mai visto.

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Julia Fiedorczuk – per una letteratura oltre l’antropocentrismo

Fiedorczuk

A tu per tu con Julia Fiedorczuk, autrice del romanzo-rivelazione Sotto il sole e teorica dell’eco-critica. – Intervista con Julia Fiedorczuk a cura di Salvatore Greco – Sotto il sole è un romanzo che sfugge alle nostre categorie, di quei libri che si finisce di leggere con una sensazione di…

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