Ucieczka z kina Wolność – libertà dalla pellicola.

Ucieczka z kina wolność

Sarà per la velocità di fruizione o per la potenza immaginifica che gli è propria, ma tra tutte le arti il cinema è quella che sembra più rapida nel cogliere e riportare il sentimento di un’epoca, specie quando essa segna un cambio di passo. Se questa affermazione non si può, per certi versi fortunatamente, trasformare in regola induttiva si può ben applicare a una commedia drammatica polacca del 1990 dal titolo Ucieczka z kina Wolność (Fuga dal cinema “Libertà”) diretta da Wojciech Marczewski e presentata a Cannes l’anno successivo nella sezione Un certain reguard.

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Żywot Mateusza – il volo affogato della libertà

Zywot Mateusza

Qualcuno si potrebbe chiedere cosa accomuni la Norvegia e la Polonia. Sicuramente molte più cose di quanto non potremmo a primo impatto pensare. Una cosa è abbastanza chiara, in entrambe le culture è presente una certa sensibilità e melancolia nel dipingere l’umano – non uguale, ovviamente, ma c’è. E un esempio ne è la coppia libro-film di oggi. Żywot Mateusza è il titolo di un film per la regia di Witold Leszczyński uscito nel 1968 che vuole essere la resa cinematografica di un romanzo uscito pochi anni prima – nel 1957 –  ad opera del maestro norvegese Tarjei Vesaas con il titolo Fuglane (in italiano “Uccelli” per i tipi di Iperborea).

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Andrzej Wajda – tributo alla storia

Wajda

Con la morte di Andrzej Wajda, avvenuta il 9 ottobre scorso, termina la lunga carriera di uno degli autori più importanti del cinema non solo polacco, ma anche mondiale. Il suo è il caso più unico che raro di un regista la cui intera opera è pressoché interamente incentrata sulla storia specifica del proprio Paese, ma nonostante questo è riuscito a trovare una vasta eco a livello globale. Ciò è dovuto probabilmente al fatto che Wajda ha sempre infuso i propri film di temi universali come la lotta per la libertà, la ricerca della verità e gli interrogativi sul significato della condizione umana.

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Ewa chce spać – una surreale commedia del ridicolo

Ewa chce spac

In una stramba cittadina dove nessuno sembra dormire mai, la giovane Ewa è alla disperata ricerca di un posto dove passare la notte. Arrivata un giorno in anticipo per l’inizio della scuola, Ewa si trova negato l’accesso al dormitorio studentesco, potrà entrarci solo il mattino seguente. Non le rimane che incamminarsi per le vie sconosciute della città sperando di incontrare qualcuno che l’aiuti. Stranamente non si rivela difficile trovare dei passanti nonostante la tarda ora, sembra infatti che nessuno abbia intenzione di andare a dormire in quella città.

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Jestem – prima di tutto (r)esistere

Jestem

Jestem racconta un momento significativo nella storia di un ragazzino senza nome e apostrofato lungo tutto il film come kundel, bastardo, appellativo che si sovrappone in tutto e per tutto al suo nome inesistente. Il nostro Kundel vive in orfanotrofio pur non essendo orfano, ma solo figlio di una madre sciagurata che scopriremo dedita a una sessualità ipertrofica che sfocia nella prostituzione nonché donna totalmente incapace di confrontarsi con sentimenti appena più complessi di un istinto.

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Ciało, anatomia delle emozioni

Cialo

Ciało (Body, 2015) è un’intensa black comedy firmata da Małgorzata Szumowska, che da sempre nei suoi lavori va alla ricerca del mistero del rapporto tra corpo e spirito. La regista esplora con brillante ironia un grande tema esistenziale, bilanciando con maestria i momenti di pathos e tragicità a quelli di leggerezza e umorismo.

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Sanatorium pod klepsydrą: alla ricerca di un tempo perduto.

Sanatorium pod klepsydrą

Nel 1973 uscì la pellicola Sanatorium pod klepsydrą per la regia di Wojciech Has, premiata dalla critica a Cannes e ispirata alle due raccolte di storie di Bruno Schulz: Le botteghe color cannella e Il sanatorio all’insegna della clessidra – facilmente reperibili nell’edizione Einaudi che contiene anche alcuni saggi dell’autore.

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Sala samobójców: il limite tra vita reale e virtuale

Sala Samobojcow

Sala samobójców (Suicide Room,  2011) è il film di debutto del giovane regista polacco Jan Komasa. Prima di raggiungere il successo con Miasto 44, colossal storico ricco di effetti speciali, Komasa si è fatto conoscere e apprezzare dal pubblico, soprattutto dai più giovani, con questa opera prima, di cui firma anche la sceneggiatura.

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Kochaj i rób co chcesz: una commedia a ritmo di Disco Polo

Kochaj i rob co chcesz

Kochaj i rób co chcesz (“Ama e fai ciò che vuoi”, 1997) rappresenta il lato più leggero e scanzonato del cinema polacco. Una trama semplice e a tratti quasi rocambolesca rende questa commedia musicale piacevole da guardare, e senza impegno. La storia e la colonna sonora riportano alle origini del fenomeno Disco Polo, di cui abbiamo già parlato, e che negli ultimi anni sta vivendo un inaspettato revival.

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