Pomiędzy słowami – quando l’altro siamo anche noi

Pomiędzy słowami PoloniCult

Pomiędzy słowami inizia con una lunga e quasi immobile inquadratura del giovane Michael (Jakub Gierszał), prima di mostrarcelo impegnato in un colloquio con un poeta africano che cerca rifugio in Germania. Una conversazione secca, asciutta. Una conversazione in tedesco e in una lingua africana. Una sala vuota, loro seduti ad un tavolo con un telefono in mezzo: l’interprete è dall’altro lato capo della linea telefonica, è tra le parole dei due. Noi vediamo solo due uomini incapaci di comunicare ma molto più simili di quanto uno possa pensare, condividono infatti lo stesso status – quello di immigrato. Il bianco e nero della pellicola, risalta tantissimo in questa scena: il giovane Michael, con il suo completo nero perfetto e la camicia bianca si trova di fronte al ragazzo di colore che indossa una maglietta bianca:  è come se si guardassero in uno specchio che li riflette al contrario o come se formassero lo yin e lo yang. Michael però non ne vuole sapere di questa similitudine, di questa complementarietà, tutto nella sua vita è perfetto e immacolato, preciso al millimetro, sano, bello. Si finge forte e altro per essere accettato dalla società che gli sta intorno, ma è facile, per lui. Bianco, biondo, avvocato: la finzione regge alla perfezione.

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Twarz: faccia a faccia con la Polonia nascosta

Twarz Szumowska PoloniCult

Twarz è il settimo lungometraggio della cracoviense Małgorzata Szumowska, ritenuta oggi una delle esponenti più interessanti di una nuova generazione di cineasti polacchi. Una regista dalla cifra stilistica riconoscibile e che da qualche anno riesce a realizzare film capaci di dividere l’opinione pubblica trattando temi complessi in modo coraggioso e provocatorio. Ciò che accomuna le ultime opere di Szumowska, come avevamo già evidenziato recensendo uno dei suoi film di maggiore successo di pubblico e critica, è il delicato rapporto che lega il corpo umano allo spirito. Un’interazione reciproca nella quale a un’improvvisa fragilità dell’uno corrisponde talvolta un irrobustimento dell’altro, ma il cui legame a doppio filo corre il rischio di spezzarsi per le eccessive sollecitazioni. Questo film, ispirato a larghe linee a una storia vera, non fa eccezione e mette in scena un trauma personale che innesca un prima e un dopo nella vita del protagonista.

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Marie Curie, la scienza dei sentimenti

Marie Curie film PoloniCult

Torniamo a occuparci di Maria Skodłowska-Curie e lo facciamo con immutato piacere. A centocinquant’anni dalla nascita della chimica e scienziata polacca-francese nata in via Freta a Varsavia è in corso una meritata riscoperta delle sue scoperte e vicende. La fumettista e regista iraniana Marjane Satrapi è al lavoro su un lungometraggio dedicato a Madame Curie e ispirato a Radioactive, opera di Lauren Redniss, mentre su queste colonne abbiamo scritto della recente graphic novel Marie Curie di Alice Milani. E come dimenticare il grande murales di recente dedicato dalla capitale polacca alla scienziata per ravvivare l’area antistante la fermata Centrum della metropolitana varsaviana? Questo ‘Marie Curie’ è una raffinata co-produzione polacca-francese di inizio 2017 in cui la regia è affidata alla transalpina Marie Noelle e i ruoli principali ad attori polacchi. Il film è stato girato tra Polonia, Francia e Germania.e talvolta sono proprio Varsavia (noi di PoloniCult ci siamo anche imbattuti nelle riprese) o Łódź a sostituirsi ai boulevard della Ville Lumière.

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Komunia – o la comunione impossibile

Komunia

A volte sembra che siamo chiamati a combattere certe battaglie da soli. E sicuramente si sarà sentita così Ola, la quattordicenne protagonista del docu-film firmato da Anna Zamecka. Una volta visto il trailer, mi è stato subito chiaro che avrei voluto non solo guardarlo per intero ma anche avere la possibilità di scriverne e farlo arrivare a più persone. Komunia – Communion è un film documentario dolcemente drammatico. Delicatamente pesante. Non uso queste due coppie ossimoriche a caso o per qualche ragione stilistica, le utilizzo perché non è possibile dare una definizione univoca e conclusiva al film; non è possibile perché i sentimenti che risveglia e mette in campo sono così contrastanti che soltanto accostando due termini opposti si riesce a trovare la (quasi) giusta commistione di elementi presenti nella storia.

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Ostatnia rodzina, o del lasciar tracce

Ostatnia rodzina

Sul bisogno primario del lasciar tracce, articolato in forme e “tecnologie” tanto diverse, Jan Matuszyński, classe 1984 e una militanza nel genere documentaristico, decide di fare un biopic. Il soggetto, particolarmente ghiotto, è la vicenda umana della famiglia Beksiński: Zdzisław (Andrzej Seweryn), pittore surrealista di fama mondiale, sua moglie Zofia (Aleksandra Konieczna) ed il figlio Tomasz (Dawid Ogrodnik), appassionato cultore della musica e della cinematografia inglese, ma dalle marcate tendenze nevrotiche. Ne nasce Ostatnia rodzina (L’ultima famiglia, 2016), presentato in Italia nella cornice del CiakPolska Film Festival.

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Plac Zabaw – l’infantile banalità del male.

Plac Zabaw

Plac zabaw in polacco significa parco giochi, ma nel film di Kowalski non c’è nulla di quell’atmosfera di gioia ignara e risate allegre che si collegano nelle immagini mentali a un luogo del genere. Però c’è l’infanzia, un’infanzia avvelenata, abbrutita e crudele che è quella che il regista ha deciso di mettere al centro del suo film. In un’ora e ventidue minuti di scelte essenziali ed esteticamente spoglie fino quasi alla maniacalità, Plac Zabaw racconta la storia dell’ultimo giorno di scuola elementare di tre pre-adolescenti diversi per estrazione e condizione familiare ma legati da una trasversale e drammatica incapacità verso la vita.

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I duellanti – Di quando Ridley Scott ridisegnò Conrad

I duellanti

Conrad scrive molto di più negli spazi bianchi tra un rigo e l’altro che in quelli neri occupati dalle lettere. Attraverso il racconto di due ufficiali che si danno la caccia per l’Europa in fiamme, mette in scena lo sconto di due personalità contrapposte ma complementari, due umanità calate nel cuore della propria epoca proprio mentre essa sta mutando. Così mutano anche i due protagonisti nei duelli per stabilire chi debba prevalere. Ma più questo scontro si porta avanti, più la storia scorre nelle loro mani, più il destino di Napoleone e del suo esercito, dell’Europa tutta, si compie. Hubert riuscirà a vincere perché tra i due è forse colui più capace di adattarsi al progresso. Féraud, uomo fedele al proprio onore più di ogni altra cosa, sarà parte di quel gruppo di uomini che resterà a fianco dell’imperatore esiliato. Maledirà il progresso di costumi e di uomini che condannano gli ideali a un posto buio e isolato, lontano dai vincenti.

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1947-2017. Settant’anni di animazione polacca

Animazione polacca

C’è qualcosa intorno all’idea che abbiamo di animazione che la relega in un’eterna dimensione di giovinezza. Forse si tratta della natura stessa del genere, portato allo sviluppo continuo delle sue forme, o forse del fatto che lo sbocco più florido dell’animazione -inutile negarlo- è quello dei film per l’infanzia. Fatto sta che ormai, in barba alla percezione comune, sono già almeno tre le generazioni che hanno potuto averci a che fare e in Polonia in particolare -dove la tradizione è floridissima- si celebrano nel 2017 i settant’anni di attività.

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Sztuka kochania, amarsi un po’ di più

Sztuka kochania PoloniCult

Sztuka kochania significa ‘L’arte dell’amore’. Due parole che per tre generazioni di polacchi rimandano a un celebre libro scritto da Michalina Wisłocka. Un’opera pubblicata nel ’76 da Iskry, dopo che migliaia di copie erano già in circolazione dal Baltico ai Tatra grazie a numerose edizioni samidzat. Il successo ottenuto dal libro presso la stampa clandestina non deve sorprendere. Sztuka kochania è un manuale di educazione amorosa ed erotica anticonformista e coraggioso per gli standard della sessualmente repressa Polonia socialista dell’epoca. Non a caso, la prima edizione ufficiale del testo tentava di annacquarne l’esplosività dei contenuti con un’innocente copertina dall’incongruo disegno di due sposini ritratti di spalle. Un impacciato stratagemma per tentare di arginare il successo di un’opera capace di vendere milioni di copie nelle sue successive edizioni e ristampe in Polonia (l’ultima nel 2016) e consultata ancora oggi, persino in audiolibro.

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