Nes Gadol Hayah Sham

Nes Gadol Hayah Sham

It was one of those autumnally drenched afternoons, when the clouds loom heavily over us pouring their chaotic grey into our eyes that continuously and repeatedly cannot stop looking after the colours of an already-gone-summer; a summer that can survive thanks to our memories seeking for a shelter into her hay-scented warm hug. Mama had dispatched me and Adela to bring the lunch to Jakub. Jakub is my dad, but he was an unlikely father and that makes it difficult to call him “daddy”, so I have always preferred to call him by his first name – a name that to me, little dreamer and drawer, sounded enchanting. It reminded me the old stories about patriarchs that my grandpa used to tell me in the wintertime, when all the other adults were too busy to take care of me, strange child that I was. Fortunately, grandpa loved to narrate and I, I loved to shape paper figures with those words; for words are kaleidoscopic tools of creation working in perfect harmony with the world.

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Autobiografia Mityczna o Bruno, il bambino che imparò a volare

Quando si inizia a parlare di Bruno Schulz, si rischia di entrare in un vortice senza fine: troppi sono gli elementi, troppe le possibilità di lavoro, troppe le immagini che ci regala. Parlare di lui, della sua arte – sia scritta che disegnata – è difficile e facile allo stesso tempo: facile se ci si limita ad imparare a memoria i concetti della sua poetica, difficile se si cerca di entrare in dialogo e gioco con lui.

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Sanatorium pod klepsydrą: alla ricerca di un tempo perduto.

Sanatorium pod klepsydrą

Nel 1973 uscì la pellicola Sanatorium pod klepsydrą per la regia di Wojciech Has, premiata dalla critica a Cannes e ispirata alle due raccolte di storie di Bruno Schulz: Le botteghe color cannella e Il sanatorio all’insegna della clessidra – facilmente reperibili nell’edizione Einaudi che contiene anche alcuni saggi dell’autore.

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Un tratto innocente e polacco

Ci siamo lasciati alle spalle il giorno della memoria da poco tempo eppure, come sempre, la sensazione di aver vissuto una giornata incompleta persiste, si fa pressante e urgente. Per tutto il mese di gennaio le proposte affollano gli scaffali delle librerie, e sopravvissuti e reduci sfidano, con i loro racconti, i cuori e i portafogli dei lettori. Ma quest’anno una pubblicazione pregevolissima della casa editrice per l’infanzia Orecchio acerbo ha offerto un modo nuovo per leggere la Shoah – una via che passa attraverso le immagini piuttosto che le parole.

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