Pomiędzy słowami – quando l’altro siamo anche noi

Pomiędzy słowami inizia con una lunga e quasi immobile inquadratura del giovane Michael (Jakub Gierszał), prima di mostrarcelo impegnato in un colloquio con un poeta africano che cerca rifugio in Germania. Una conversazione secca, asciutta. Una conversazione in tedesco e in una lingua africana. Una sala vuota, loro seduti ad un tavolo con un telefono in mezzo: l’interprete è dall’altro lato capo della linea telefonica, è tra le parole dei due. Noi vediamo solo due uomini incapaci di comunicare ma molto più simili di quanto uno possa pensare, condividono infatti lo stesso status – quello di immigrato. Il bianco e nero della pellicola, risalta tantissimo in questa scena: il giovane Michael, con il suo completo nero perfetto e la camicia bianca si trova di fronte al ragazzo di colore che indossa una maglietta bianca: è come se si guardassero in uno specchio che li riflette al contrario o come se formassero lo yin e lo yang. Michael però non ne vuole sapere di questa similitudine, di questa complementarietà, tutto nella sua vita è perfetto e immacolato, preciso al millimetro, sano, bello. Si finge forte e altro per essere accettato dalla società che gli sta intorno, ma è facile, per lui. Bianco, biondo, avvocato: la finzione regge alla perfezione.