Carrellata storica sulle squadre polacche nella storia della Champions League e dei protagonisti che hanno animato sfide da leggenda sportiva.
–
di Alberto Bertolotto
–
Liverpool, Real Madrid, Barcellona, Juventus, Manchester City: le favorite sono le solite. La storia, oramai, si ripete. E anche nel gruppo di 32 squadre che forma la Champions League non ci sono novità. Al via della fase a gironi della massima competizione europea per club, che scatta oggi martedì 17 settembre con la prima partita, manca una squadra polacca. Il Piast Gliwice, campione nazionale, è stato eliminato già al primo turno preliminare. L’ultima apparizione a tinte biancorosse risale al 2016, anno in cui si qualificò tra le 32 che compongono gli otto gruppi il Legia Warszawa. Ma prima del team della capitale, va detto, ci fu il vuoto, tanto che bisogna “retrocedere” sino alla stagione 1996-1997 per vedere un team (il Widzew Łódź) nella fase iniziale del torneo. Inutile addentrarsi, ora, nelle cause di questo fenomeno negativo, che ha portato peraltro – secondo l’opinione del giornalista Krzysztof Stanowski – a sviluppare in Polonia un nuovo tipo di tifo, legato a sostenere anche i club stranieri più importanti (una passione, questa, tale da superare in molti casi l’amore per un team polacco). Meglio dare spazio agli anni d’oro delle squadre biancorosse nella Coppa dei Campioni, ricordando inoltre il bilancio complessivo nella competizione.
I NUMERI. Sta per iniziare il 65esimo atto della Champions League, denominazione (con nuova formula) adottata nel 1992 di un torneo nato come Coppa dei Campioni nel 1955. La Polonia ha schierato una squadra in 64 edizioni: l’unica a cui nessun team ha preso parte fu quella del 1968-1969, quando per motivi politici legati alla Primavera di Praga il Ruch Chorzów si ritirò assieme ad altri team del blocco orientale (Carl Zeiss Jena, Ferencváros, Levski Sofia e Dinamo Kiev). A vantare il maggior numero di partecipazioni il Legia Warszawa, al via in 13 occasioni. Segue il Górnik Zabrze con 12, quindi il Wisła Kraków con 8. Fuori dal podio, se così si può dire, il Lech Poznań con 7, Widzew Łódź con 5 e il Ruch Chorzów con 4 (effettive). Con due apparizioni si trovano Stal Mielec, Polonia Bytom, Gwardia Warszawa, Lks Łódź, Zagłębie Lubin e Słąsk Wroclaw, quindi con una ci sono Szombierki Bytom, Polonia Warszawa e Piast Gliwice. Per quanto riguarda la storia dei team polacchi nell’attuale Champions League, si possono distinguere due grandi momenti: prima e dopo il 1994-1995, stagione in cui vennero inseriti i gruppi eliminatori e, contestualmente, venne abolito il diritto di prendere parte al torneo in caso esclusivamente di vittoria del campionato nazionale. Sino a quell’annata, la Polonia, con le sue squadre, poteva vantare un discreto andamento nella competizione. Dal 1994 in poi, l’inizio del disastro: tre soli accessi alla fase a gironi, quello conquistato dal Widzew Łódź nel 1996-1997 e quelli ottenuti dal Legia Warszawa, rispettivamente nel 1995-1996 e nel 2016-2017. Nel primo caso il miglior risultato, con l’uscita di scena ai quarti dopo aver superato il turno preliminare (sconfitto l’Ifk Goteborg) e il gruppo (secondo posto dietro allo Spartak Mosca, eliminate Rosenborg e Blackburn).
GLI SCONTRI STORICI. Per conoscere i migliori risultati ottenuti nella storia della Coppa dei Campioni/Champions League di un team polacco bisogna risalire al 1969-1970 e al 1982-1983: i protagonisti furono rispettivamente il Legia Warszawa e il Widzew Łódź. Entrambi i club arrivarono alle semifinali. La formazione della capitale, ormai cinquant’anni fa, superò nel primo turno i romeni dell’Uta Arad con un complessivo 10-1, vincendo in casa la gara di ritorno addirittura per 8-0. Negli ottavi di finale batterono i francesi del Saint Étienne, aggiudicandosi anche in questo caso entrambe le sfide mentre nei quarti, dopo l’1-1 dell’andata in Turchia, riuscì a trionfare per 2-0 a Varsavia il Galatasaray: a segnare entrambi le reti un grandissimo bomber, Lucjan Brychczy, capace in tutta la sua carriera di realizzare 182 gol nel massimo campionato nazionale solo con la maglia del Legia (secondo di sempre nella storia del torneo dietro al grande Ernest Pohl). Quell’affermazione aprì le porte alla semifinale con il Feyenoord del mago austriaco Ernst Happel: dopo uno 0-0 ottenuto in casa, a Rotterdam la formazione della capitale polacca perse per 2-0 e vide sfumare il sogno. La consolazione, magra, è che a vincere la Coppa fu proprio l’undici dei Paesi Bassi. Si può dire indubbiamente che il 1970 sia stato l’anno d’oro a livello europeo per i club polacchi: nella stessa stagione, approdò in finale di Coppa delle Coppe il Górnik Zabrze, in grado di guadagnare l’atto conclusivo con il Manchester City dopo aver eliminato in semifinale la Roma grazie al famoso e famigerato lancio della monetina, necessario per decretare la vincitrice dopo due pareggi.
Di enorme spessore i calciatori che componevano i due team: nel Legia, oltre a Brychczy, c’erano Blaut, Gadocha e Deyna, solo per citare i più famosi; nel Górnik invece militavano Kostka, Gorgoń, Lubański, Oślizło. Di fatto quella stagione rappresentò l’inizio dell’epoca dei trionfi del calcio polacco, che toccò l’apice con la medaglia d’oro ai Giochi Olimpici del 1972 e con il terzo posto ai campionati mondiali del 1974. Alcuni di questi fecero parte della squadra del ct Górski, altri invece erano arrivati alle battute conclusive di una buona carriera, in cui negli anni ’60 si tolsero molte soddisfazioni soprattutto con i club. Per quanto riguarda invece il Widzew Łódź, nel 1983 la squadra stava raccogliendo i risultati di un percorso nato anni prima e passato per il secondo posto nel campionato nazionale ottenuto nel 1979 e nel 1980 e per le vittorie – le prime nella sua storia – nel 1981 e nel 1982. A portare, negli anni, a raggiungere quei successi, gli stessi componenti protagonisti della Polonia terza ai mondiali del 1982: Młynarczyk in porta, Żmuda al centro della difesa, Boniek tra centrocampo e attacco, reparto quest’ultimo in cui giganteggiava Smolarek. Nel 1983, nel momento di maggiore gloria continentale del club, erano rimasti solo Smolarek e Młynarczyk: Żmuda e Boniek erano passati in Italia, rispettivamente al Verona e alla Juventus. Proprio i bianconeri furono gli avversari in semifinale del Widzew, per un re-make dei sedicesimi di finale di Coppa Uefa del 1980-1981 (in cui passarono i polacchi). Dopo il ko per 2-0 rimediato in Italia, la sfida di Łódź terminò sul 2-2 ed eliminò la squadra di Władysław Żmuda (omonimo del difensore) capace di battere nel corso della competizione i maltesi dell’Hibernians (7-2 complessivo), gli austriaci del Rapid Vienna (6-5 tra andata e ritorno) e, in particolare, nei quarti di finale, nientemeno che il Liverpool, in quel momento considerato uno dei team più forti in assoluto d’Europa e non solo perché stava dominando il campionato inglese.
Pazzesca la gara di andata, disputata in Polonia di fronte a 43 mila spettatori: terminò 2-0 a favore dei padroni di casa grazie ai gol di Tłokiński e Wraga. Protagonista, in negativo, il portiere dei Reds Grobbelaar, che ebbe delle responsabilità in particolare sul primo centro. Al ritorno, ad Anfield, un match passato alla storia di tutto il calcio polacco. Żmuda, in seguito all’assenza dello squalificato Grębosz, spostò al centro della difesa Tłokiński, attaccante, protagonista della sfida d’andata: una scelta che lasciò basiti tutti ma che diede i suoi frutti, tanto che lo stesso giocatore segnò la rete del momentaneo 1-1. Ma a mandare in paradiso il Widzew, a inizio ripresa, un rigore trasformato da Smolarek: momentaneo 2-1 e, per passare in semifinale, il Liverpool avrebbe dovuto segnare quattro gol. Si fermò solamente a tre. Al termine della gara, i tifosi dei Reds applaudirono per dieci minuti gli eroi polacchi, sorpresi per quanto fatto in campo e per il rispetto dei sostenitori avversari. A Łódź arrivò nel pomeriggio successivo all’impresa (“w godzinach popołudniowych” – recita il Dziennik Łódzki) un telegramma del fresco ex Boniek: “Jesteście wspaniali. Do zobaczenia w Atenach” ovvero “Siete fantastici, ci vediamo ad Atene”, città sede della finale di Coppa dei Campioni, dove approdò però solo la Juventus, poi sconfitta dall’Amburgo e trafitta dal celebre gol di Magath.
DA RICORDARE. Questi i picchi toccati dal calcio polacco in campo continentale da parte dei propri club. Gioie che, al momento, sono irripetibili, se è vero poi che i tifosi del Legia Warszawa, nel 2016, erano soddisfatti per il 3-3 ottenuto in casa con il Real Madrid (dopo aver perso 6-0 a Łazienkowska con il Borussia Dortmund e per 5-1 con i blancos al Santiago Bernabeu). Senza entrare nei dettagli sul livello attuale del campionato nazionale (e su quello che sarà in futuro), meglio concentrarsi su altri momenti memorabili: sempre il Legia, nel 1971, raggiunse i quarti di finale, quest’ultimo punto massimo della competizione toccato poi nel 1975 dal Ruch Chorzów, nel 1979 dal Wisła Kraków e, in precedenza, nel 1968, dal Górnik Zabrze. I team vennero eliminati rispettivamente dall’Atletico Madrid, dal Saint-Étienne, dal Malmö e dal Manchester United.
Da ricordare il primo, grande, traguardo toccato in Europa nella storia dai team biancorossi, che risale al 1962 da parte del Górnik: allora la squadra dell’Alta Slesia uscì di scena agli ottavi di finale con il Tottenham. A Chorzów i minatori vinsero per 4-2 ma persero poi a Londra per 8-1. Rimase comunque una trasferta memorabile e di quei due match ci sono ampie testimonianze nella sede del club a Zabrze. Infine, l’ultimo match disputato in Polonia nella Coppa dei Campioni da parte dello Stal: a Mielec, il 15 settembre 1976, di fronte a più di 40 mila spettatori, giocò il Real Madrid. I blancos alloggiarono nell’unico hotel di Mielec, lo Jubilat. Chiesero di mangiare olio d’oliva, lattuga e carne di manzo: non si trattava di alimenti facilmente reperibili nella Polonia di quegli anni, ma lo staff del team spagnolo venne accontentato. Il match finì 2 a 1 a favore del Real con i gol di Santillana e Del Bosque, vere leggende del calcio iberico.
I POLACCHI IN COPPA. Al via dell’attuale Champions League dieci polacchi: Robert Lewandowski (Bayern Monaco), Łukasz Piszczek (Borussia Dortmund), Adrian Stanilewicz (Bayer Leverkusen), Jakub Piotrowski (Genk), Wojciech Szczęsny (Juventus), Arkadiusz Milik e Piotr Zieliński (Napoli), Damian Kądzior (Dinamo Zagabria), Grzegorz Krychowiak e Maciej Rybus (Lokomotiv Mosca). L’ultimo calciatore biancorosso a vincere la coppa dalle grandi orecchie è stato Jerzy Dudek, portiere di Rybnik protagonista della finale di Istanbul nel 2005 vinta con i colori del Liverpool ai danni del Milan con il rigore decisivo parato a Shevchenko: riuscirà, uno di loro, a ripetere l’impresa del numero uno dei Reds?