Avventure sull’isola deserta è una graphic-novel surreale e onirica in cui Maciej Sieńczyk dipinge -letteralmente- i piccoli e grandi mali del mondo di oggi.
di Salvatore Greco
La graphic-novel è un genere che fa ancora fatica a farsi accettare nel novero della letteratura colta, forse deve ancora molto al fumetto inteso come intrattenimento infantile per piacere ai più severi tra i lettori. Eppure il mezzo espressivo che raccoglie testo e immagine ha potenzialità impressionanti nel raccontare le realtà più complesse e che sfuggono alla capacità narrativa dei mezzi tradizionali, perlomeno se e quando questi non sanno essere ben governati. Nel caso di Maciej Sieńczyk (in patria illustratore famoso e molto apprezzato) c’è un po’ di tutto questo; non si vuole certo dire che la capacità espressiva della sua prosa sia povero, non ci sarebbero i mezzi per dirlo, ma la capacità del suo disegno la accresce in maniera spropositata, come nel caso della graphic-novel pubblicata in Italia dai tipi di Canicola che prende il titolo di Avventure sull’isola deserta e che in Polonia ha ricevuto la candidatura al prestigioso premio Nike.
La storia di questa graphic-novel è difficile da inquadrare, si tratta perlopiù di un percorso a cornici concentriche che parte da uno strano sogno, vagamente apocalittico, dopo il quale un uomo si sveglia e trova sullo zerbino un quaderno intitolato appunto “avventure sull’isola deserta”. Non c’è una consecutio logica, non va nemmeno cercata, d’ora in poi bisognerà abituarsi a una narrazione apparentemente sconnessa e casuale, come se fossero cerchi nell’acqua a legare le vicende narrate e non un filo logico. A unire i frammenti resta “solo” la mano del disegnatore che non cambia mai stile come se non si facesse mai coinvolgere. Il tratto di china appare incerto, i dettagli spesso maltrattati, le figure umane sono rigide come manichini di un negozio di abbigliamento posizionati ad arte nelle situazioni. Un’assenza di movimento che rispecchia invece un mondo, anzi vari mondi estremamente movimentati. Si passa da un viaggio in nave alla storia di un uomo che secerne grasso tanta è la sua capacità ormonale, alla storia di un uomo che vive uno stato di perenne eccitazione per la vita e teme di non poter percepire più il mondo che lo circonda, così parla con un suo zio che “verso la fine della sua vita si dedicò alla scrittura di pii versi” e che gli consiglia -per mantenere il “fuoco”- una forma di automutilazione. Non so se il fatto che questo zio è ritratto come un uomo dalla lunga barba, ma è difficile davvero non pensare al racconto di Tol’stoj “padre Sergij” in cui il protagonista -un mistico religioso- pratica la mutilazione per resistere a quel fuoco di passione. Da lì in poi, a catena, i racconti si susseguono con la cornice che cambia. La nave da cui era partito il contatto tra il “protagonista” e gli ufficiali che fanno a gara a raccontarsi delle storie fa naufragio e si arriva sull’isola deserta da cui viene il titolo di questa graphic-novel. L’isola poi non è davvero deserta, l’uomo vi incontra altri due sopravvissuti al naufragio e con loro ricomincia la narrazione collettiva di storie difficilmente rinchiudibili entro i limiti del verosimile la cui scoperta lascereremo ai lettori. Il finale della storia è quasi scontato a confronto di tutto quanto viene mostrato, il protagonista viene recuperato e torna a casa.
Sarebbe una storia persino banale se non fossimo di fronte a una graphic-novel allucinata e dai contorni sfumati in cui il reale non si riconosce mai a dovere. Sarebbe una storia banale, in maniera quasi tautologica, se non fosse una graphic-novel, se non fossero le illustrazioni di Sieńczyk a riempire di senso (anche privando di senso, alla bisogna) una storia che è poco più di una cornice per storie di selvaggia umanità. Nei racconti interni di questa graphic-novel si perpetua un mondo surreale, crudele, alienato dove le cose accadono a metà tra sogno e realtà come in un film di Tarkovskij. Si tratta comunque di un libro che vale la pena affrontare e apprezzare, anche solo sfogliandolo (attività che renderebbe ancora meglio il senso di straniamento dato) per scoprire una graphic-novel complessa e “colta” che nulla cede all’ironia né ammicca minimamente al fumetto e alla sua origine, ma affonda le mani nella complessa tragicità di un mondo difficile da interpretare senza cercare di venire in aiuto al lettore. Il personaggio-protagonista-lettore è un uomo in fuga dalla realtà, che fugge di storia in storia eppure il confronto con la realtà pare inevitabile proprio come un naufragio. Sulla nave che ospita il protagonista affonda lui, affonda Sieńczyk e affondiamo tutti noi.