Sefer, un romanzo di Ewa Lipska.

Sefer

(foto di Bogusław Sonik)

Sefer, una novella di tre città.

di Lorenzo Berardi
 
 

Ewa Lipska è una delle voci più note e originali della letteratura polacca contemporanea. Un’autrice che i lettori di PoloniCult conoscono già nelle sue vesti di grande poetessa, di recente tradotta in italiano da Marina Ciccarini per i tipi di Armando editore.

SeferNon ingannino le apparenze. Pur essendo uno smilzo libretto di 140 pagine, Sefer segna l’inizio di un nuovo percorso nella fertile carriera della scrittrice e pubblicista nata a Cracovia nel ’45 e residente fra la Vistola e le sponde viennesi del Danubio. Già autrice di piece teatrali, articoli di critica letteraria, canzoni nonché di alcune delle migliori raccolte di poesia pubblicate in Polonia negli ultimi anni, qui Lipska percorre la strada della narrativa. E Sefer è il suo romanzo d’esordio. Pubblicato in Polonia nel 2009 e ancora inedito in Italia, il libro è stato tradotto in inglese da Barbara Bogoczek e Tony Howard uscendo per la canadese Athabasca University Press nel 2012.

Meglio dirlo subito. Sefer del romanzo tradizionale ha ben poco. La brevità, innanzitutto, fa di questo libro ciò che gli anglosassoni definiscono una ‘novella’ rendendolo accessibile anche a chi può ritagliarsi solo pochi minuti di lettura al giorno. La trama inoltre è un semplice canovaccio che descrive un breve viaggio a Cracovia sulla scia di vecchie foto di famiglia dello psicoterapeuta viennese Jan Sefer.

Sulla base di questi elementi sarebbe però un grave errore leggere Sefer un maniera distratta o superficiale. La prosa di Ewa Lipska, mirabilmente tradotta in inglese, è infatti ricchissima, delicata, ironica, sognante. Da eccellente poetessa qual è, l’autrice sorprende e delizia il lettore con accostamenti d’immagini e minuziose osservazioni degne di essere sottolineate, rilette e assaporate.

Se si può muovere una critica – sottovoce – all’autrice di Sefer è quella di non dare ad ogni suo personaggio una voceSefer originale e differente, ma di farli tutti parlare e ragionare col medesimo lirismo ricco di divertiti spunti e rimandi culturali. Una scelta forse voluta per dare compattezza e uniformità alla narrazione, ma che alla lunga genera confusione anche all’interno di un gruppo ristretto di personaggi come quello del romanzo.

Ciò nonostante, va sottolineato il coraggio della celebre poetessa di esordire con un romanzo in cui il protagonista è un uomo anziché una donna. Ed è attraverso gli occhi, i pensieri e le osservazioni dell’affascinante flâneur urbano di mezza età Jan Sefer che il romanzo progredisce senza fretta, fra platonici incontri galanti nella Stare Miasto di Cracovia, sofisticate cene viennesi e citazioni di Shakespeare e Stanisław Lem.

Difficile trovare pietre di paragone a cui accomunare un’opera al tempo stesso semplice e profonda, immediata e riflessiva quale Sefer. Fatte le dovute proporzioni, la Lipska romanziera presenta punti in comune con la scrittura di W.G Sebald (pur risultando assai meno dispersiva dell’autore anglotedesco) o con le atmosfere sospeso del Javier Marias di Tutte le anime. Vi è inoltre uno squisito e caratteristico sottofondo mitteleuropeo che permea e contraddistingue Sefer. Un aroma di caffè melange viennese alternato a fragranze cracoviensi e ravvivato da inattesi contrappunti argentini.

Vienna, Cracovia e Buenos Aires dunque. Tre città che, per quanto lontane fra loro possano apparire, appartengono al medesimo filo conduttore che si srotola, dipana e talvolta attorciglia davanti agli occhi di Jan Sefer. E se i richiami letterari all’Argentina paiono un omaggio tanto agli anni transatlantici di Witold Gombrowicz quanto a Jorge Luis Borges, la capitale austriaca e la storica città polacca sono due realtà che Ewa Lipska conosce a menadito. Due centri urbani che per molti anni hanno fatto parte del medesimo impero asburgico e distanti meno di 500 chilometri, ma che in Sefer paiono due mondi a sé stanti. In questo senso, i timori e le titubanze del professor Sefer nel rimandare e poi nell’affrontare il breve viaggio alla volta di Cracovia alla ricerca delle proprie radici ebraiche, trovano forse una loro motivazione.

Sefer è un libro che delizierà chi già apprezza Ewa Lipska come poetessa e promette di sorprendere – senza fretta – i lettori alla ricerca di un’autrice consapevole dei propri mezzi e senza il timore di sperimentare. Un’opera, questa, che riesce ad essere al tempo stesso moderna e senza età, capace di offrire vertici lirici di tutto rispetto senza mai tramutarli in vertigini indigeste a chi non è avvezzo alla poesia contemporanea. Insomma, le premesse per suggerire alle case editrici una futura traduzione italiana ci sono tutte. Non resta che spargere la voce e aspettare fiduciosi.

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