Popiełuszko: la libertà vive in noi.

Popieluszko

Il film di Rafał Wieczyński dedicato alla storia del sacerdote Jerzy Popiełuszko.

 
di Elettra Sofia Mauri
 

 

Le travagliate vicende della Polonia durante il periodo socialista e le sue aspre battaglie per la libertà fecero emergere figure carismatiche e incisive, un nome su tutti, quello del leader di Solidarność Lech Wałęsa (ritratto sullo schermo lo scorso anno nell’ultimo lavoro del maestro Andrzej Wajda, a lui dedicato).
Tra attivisti, operai e gente comune, rimase inciso nella storia anche il nome di Jerzy Popiełuszko, rimasto purtroppo (troppo spesso) sconosciuto e dimenticato, soprattutto tra i più giovani.

Proprio per non dimenticare, Rafał Wieczyński, giovane regista con alle spalle una carriera da attore, ha deciso di dedicargli la sua prima opera di rilievo, cercando di far riscoprire e conoscere una parte della storia polacca piuttosto scomoda e fumosa.

PopieluszkoPopiełuszko: non si può uccidere la speranza (2009) è il risultato di un lavoro lungo e ambizioso: hanno infatti lavorato in più di 7.000, tra attori e comparse, impegnati a girare per 7 mesi in 14 città diverse.
Il film racconta in maniera dettagliata, ma mai noiosa o approssimativa, la storia del sacerdote Jerzy Popiełuszko (1947-1984), ripercorrendo le tappe fondamentali della sua vita.

Wieczyński sceglie di ispirarsi al mondo dei documentari e del reportage, caratterizzando il suo lavoro con dettagli tipici del realismo semi-documentaristico. Note e brevi didascalie sullo schermo ci guidano attraverso gli anni, i luoghi e i personaggi protagonisti degli eventi storici di quel periodo turbolento, accompagnate spesso da immagini d’archivio, che si incontrano o sfumano nelle scene di finzione. Questa scelta non comporta una regia piatta e monotona, anzi. Wieczyński dimostra di sapere unire con intelligenza il taglio documentaristico a inquadrature pregnanti e significative, dando origine a qualcosa di nuovo ed estremamente efficace.

Sono proprio le inquadrature a regalare il senso di una storia circolare alla trama. Il film si apre con le immagini, date da una visuale dal basso verso l’altro, di alcuni alberi nella foresta. Nella scena successiva si vede Jerzy bambino, andare in cerca di funghi con il padre. E’ sempre l’immagine degli alberi nella foresta, a segnare il momento della morte del prete, barbaramente ucciso nella notte del 19 ottobre 1984.

Popieluszko

La grande sensibilità e capacità di Wieczyński stanno nel rappresentare una figura di tale portata, senza cadere nel rischio di ritrarla come un edulcorato “eroe nazionale” ricorrendo a un eccessivo sentimentalismo. Popiełuszko non viene presentato come un martire inscalfibile. Prima di essere (anche) prete, confessore di un popolo in lotta e testimone storico, è un uomo. Vediamo Popiełuszko piangere, lottare con la sua coscienza, gettarsi sul letto distrutto e ammettere senza vergogna di essere stanco o di non farcela più. E’ proprio la sua estrema umanità, a far risaltare ancora di più il suo insegnamento e la sua grande forza d’animo.

A dare un valore aggiunto a questo film, è l’ intesa interpretazione dell’attore Adam Woronowicz, incredibilmentePopieluszko somigliante a Popiełuszko.

Non è la prima volta che la biografia di Popiełuszko ispira un film, già nel 1988 Agnieszka Holland portò sullo schermo To kill a priest, con una produzione internazionale cercando (e ottenendo) un risultato del tutto diverso rispetto a Wieczyński.

 Popiełuszko non è solo un film ben fatto e potenzialmente interessante. E’ un film necessario, e per nostra fortuna il dvd è disponibile doppiato in italiano ed è facilmente reperibile tramite le maggiori catene di distribuzione come Amazon e IBS.

È curioso notare come il titolo originale in polacco presenti il sottotitolo wolność jest w nas (letteralmente, la libertà è in noi), mentre in italiano è stato reso con “non si può uccidere la speranza”. È un processo normale quello di non attenersi alla traduzione letterale, quando si tratta di rendere i titoli dei film in un’altra lingua. Tuttavia, pur esprimendo lo stesso concetto, forse la versione in italiano risulta meno potente ed espressiva di quella in lingua originale.

Partendo dal film, sono usciti anche un libro “made in Italy”, mentre recentemente in Polonia è stata trasmessa, sempre per la regia di Wieczyński, una serie TV in 4 puntate sul canale TVP1.

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