PoloniCultori. Intervista a Barbara Delfino.

Barbara Delfino słownik

La new entry dei PoloniCultori è Barbara Delfino, traduttrice coraggiosa e grande innamorata della Polonia.

di Salvatore Greco
 

Barbara Delfino è una traduttrice indipendente, titolare dello studio di traduzione Studio Globus e dell’omonimo blog dove racconta se stessa e la sua attività.

Cara Barbara, innanzitutto grazie per la disponibilità alla chiacchierata e alla volontà di condividere la tua storia nel piccolo mondo dei PoloniCultori. Se non ti dispiace partirei da un po’ di “storia”, come nasce il tuo rapporto con la Polonia, la sua cultura e -da traduttrice- con la sua lingua?

Grazie a voi che date voce alla Polonia, alla sua cultura e ai suoi cultori!

Barbara DelfinoIl mio rapporto con la Polonia nasce veramente per caso. Terminato il liceo avevo intenzione di iscrivermi alla facoltà di lingue per studiare inglese e spagnolo, sono bastate poche ore di coda in segreteria per ritrovarmi iscritta a russo e polacco e mai più avrei pensato che questa scelta avrebbe avuto un’influenza così decisiva sulla mia vita. Il passaggio dalla scelta di due lingue dell’ovest a quella di due lingue dell’est meriterebbe un’intervista a sé, quindi sorvolo…
Per quanto riguarda invece la scelta di intraprendere la professione di traduttrice, be’, ricordo che fin da piccola prendevo in prestito i libri di inglese di mia madre per tentare di tradurre delle frasi allora incomprensibili con il solo uso del dizionario e ricordo perfino la mia prima frase tradotta :“The cow is mine” e sotto scritto a matita con una calligrafia da bambina: “La mucca è miniera”…

A parte questo aneddoto, quello che mi ha convinto della necessità del mio lavoro di traduttrice per il bene dell’umanità (già, perché la vivo come una vera e propria missione!) è stato il sentire ripetere dalla professoressa K.J. ad ogni lezione di letteratura polacca “… e questo libro purtroppo non è ancora stato tradotto in italiano…”. Ogni volta dopo questa frase mi giravo verso la mia vicina di banco e le dicevo “appena finisco gli esami ci penso io…”.

Quali sono state le difficoltà, se ci sono state, nel tuo percorso di scoperta del mondo polacco? Io personalmente mi ci sono sentito a casa praticamente da subito, ma non è una cosa che condivido con molte persone. Conosco persone ora profondamente legate alla Polonia che non hanno avuto un felice primo impatto, ti ricordi la tua prima volta in Polonia?

La mia prima volta in Polonia è stata nel 1999 con una borsa di studio invernale (Polonicum). Non è stata un’esperienza traumatizzante in quanto avevo già “sperimentato” la Romania di Ceaușescu per motivi di lavoro di mio padre. Sono partita dall’Italia senza aspettative particolari ma solo con tanta curiosità, ed è stato amore a prima vista! I soggiorni successivi sono stati anche abbastanza lunghi, per la ricerca del materiale per la tesi di laurea ho vissuto sei mesi a Varsavia, e quando dico “vissuto” è perché voglio sottolineare che l’ho vissuta nella sua quotidianità e non da turista. Questa esperienza ha confermato ulteriormente il mio sentire la Polonia come la mia patria d’adozione.

Da traduttrice freelance probabilmente sentirai la questione a un livello più profondo del consueto per cui perdona la brutalità ma devo chiedertelo: quanto è difficile, nel trattare con un editore, proporre la traduzione di un autore polacco? O per dirla in altri termini, quante volte hai dovuto trattare lavorando tuo malgrado sull’assunto che: “è bello nonostante sia polacco”?

Parlando con i colleghi che traducono da lingue veicolari (quindi più “normali” rispetto al polacco) devo riconoscere che neanche loro hanno vita facile. La differenza sostanziale è che loro si possono permettere di fare , quasi sempre, solo i traduttori mentre noi che traduciamo da lingue “esotiche” dobbiamo ricoprire tutte le mansioni della filiera editoriale, quindi: all’inizio siamo scout che tentiamo di convincere che sì, anche nomi come Przybyszewski sono pronunciabili, e non tutti gli scrittori polacchi sono martiri lamentosi. Dopo averli convinti dobbiamo aiutare l’editore a trattare per i diritti d’autore, e poi finalmente possiamo dedicarci alla traduzione. Ma non vuoi dare una mano anche per la promozione? Chi meglio di noi polonisti può farlo? Quindi a pari compenso si lavora il doppio degli altri colleghi “normali”!

Secondo te quanto patisce la letteratura polacca quella fama immeritata di sconfinata malinconia che la vulgata sembra attribuirle? E come si può fare a liberarla di questo improbabile peso?

Come ho accennato precedentemente e come giustamente sottolinei tu la letteratura polacca non ha proprio una fama esaltante. L’unico modo per liberarla da questo peso è parlarne, parlarne, parlarne, proprio come state facendo voi. Mostrare che c’è una letteratura contemporanea fiorente, brillante e a tutti gli effetti “europea”. Non dimentico mai di sottolineare che la Polonia non è poi così a est come si pensa, provate a piegare a metà la cartina dell’Europa e vedrete che si trova esattamente al centro.

Parlaci un po’ della tua attività di traduttrice freelance, com’è la giornata tipo di chi fa questo mestiere? Che tipo di traduzioni ti capita di fare più spesso? E, soprattutto, come si combinano la grande passione che qui noi di PoloniCult possiamo ben immaginare e i bocconi amari che una carriera da libera professionista in un campo così precario come quello della produzione culturale può fare ingoiare giocoforza?

La vita della traduttrice freelance quale sono è una vita molto sregolata, ma non per colpa mia. Purtroppo, nonostante svolga questa attività da più di dieci anni, con uno studio di traduzioni a tutti gli effetti, è ancora difficile far capire a famigliari e amici che pur restando a casa io LAVORO. Quindi gli impegni di lavoro spesso si alternano con tutta una serie di incombenze famigliari e non che non si possono rimandare, mentre il lavoro essendo molto “free” può essere svolto anche dopo cena.

Quando ho progetti di lavoro in corso tipo la traduzione di romanzi e saggi trascorro la maggior parte del tempo chiusa in studio tra dizionari e social network che mi permettono di condividere dubbi e perplessità con i colleghi. Nei momenti più tranquilli invece mi dedico alla ricerca di nuove proposte, di nuove case editrici a cui far conoscere autori e autrici polacchi, e alla partecipazione a fiere dell’editoria a spasso per l’Italia. È proprio grazie a queste ultime che passo dopo passo, anno dopo anno, ho costruito la mia professione.

Di bocconi amari bisogna mandarne giù di tanto in tanto (come quando ti “soffiano” un autore o assegnano una tua proposta ad un altro traduttore) ma penso che succeda in tutti i lavori di questo mondo. Si ingoia il boccone e si va avanti, anche se in certi momenti la mission sembra veramente impossible!

Di solito cerchiamo sempre di chiudere chiedendo ai nostri PoloniCultori un consiglio per i lettori. O meglio, una rosa di consigli. Cosa ti senti di suggerire a un polonofilo alle prime armi o anche a una persona che vorrebbe approcciarsi per la prima volta alla cultura polacca? Scegli tu se un libro, un film, una città o un altro tipo di suggestione culturale a tua scelta.

Hai detto una città? Ecco, suggerirei il percorso che ho fatto io e che è stato, a mio modesto parere, veramente utile. Innanzitutto consiglio di conoscere la Polonia, le sue città, le sue abitudini, le sue bellezze e le sue criticità (compreso il tentare di sopravvivere a temperature abbondantemente al di sotto dei -15°). Dopodichè conoscere i polacchi a ritroso, cioè partendo da letture di autori contemporanei per avvicinarsi con molta calma ai classici e, solo così, riuscire a comprenderli. Inoltre la Polonia è un Paese in continua mutazione quindi va frequentata il più spesso possibile. Se scoppia l’amore sarà per tutta la vita 😉

Grazie ancora una volta per la gentilezza e la disponibilità, in bocca al lupo con il tuo lavoro e tutto il resto!

Grazie a voi del lavoro che fate, do usłyszenia!

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