Panoramica sulla Polonia ai mondiali di atletica di Doha. Storia e prospettive di una nazionale promettente.
–
di Alberto Bertolotto
–
L’attesa è stata tanta, tantissima. Perché questo sport rappresenta da sempre un buon bottino di medaglie per il paese ai Giochi Olimpici e ad altre manifestazioni. Ma non solo: la nazionale arriva all’evento forte del successo – il primo nella storia – ai campionati Europei a squadre e con molti suoi atleti al top della forma. Tvp Sport seguirà l’evento in maniera massiccia e, oltre ai suoi quattro inviati, si avvarrà di una nuova collaboratrice, nientemeno che Anita Włodarczyk, pluricampionessa iridata, che ha scelto di rinunciare alla rassegna per operarsi al ginocchio e dedicarsi alla preparazione dei Giochi Olimpici di Tokyo dell’anno prossimo. Insomma, in poche parole, è arrivato il momento dei campionati mondiali di atletica leggera, iniziati venerdì 27 settembre e che si concluderanno mercoledì 6 ottobre a Doha, in Qatar. Si gareggia per la prima volta in diciassette edizioni in autunno, aspetto che ha portato a modificare la preparazione estiva dei partecipanti. All’appuntamento, la Polonia arriva con grandi ambizioni. Sono 44 gli atleti che compongono la squadra: più qualità, che quantità, come si conviene a un paese che ha una storia, una tradizione e una cultura a riguardo di notevole spessore.
LA STORIA BIANCOROSSA. Per capirlo, basta analizzare il rendimento dei biało-czerwoni dal 1983, primo atto dei mondiali a Helsinki, al 2017, quando a Londra si è disputata l’ultima edizione della rassegna. In sedici occasioni, la nazionale è sempre riuscita a conquistare almeno una medaglia. L’unica volta che non è comparsa nel medagliere è stato nel 1987 a Roma, teatro della seconda manifestazione iridata della storia. Una continuità degna di nota, in cui i punti più bassi (Göteborg 1995, due soli bronzi) sono nettamente inferiori ai picchi. Dopo la partenza super, con i successi di Edward Sarul nel getto del peso e di Zdzisław Hoffmann nel triplo a Helsinki nel 1983, il top è stato raggiunto nel 2009 a Berlino, quando la selezione ha chiuso al quarto posto assoluto e al primo tra le squadre europee nel medagliere: 2 ori, 4 argenti e 3 bronzi il bottino. Entrambi conquistati da donne i metalli più prestigiosi, vale a dire da Anita Włodarczyk nel lancio del martello e da Anna Rogowska nel salto con l’asta. A completare, gli argenti di Piotr Małachowski nel lancio del disco, di Tomasz Majewski nel getto del peso, di Szymon Ziółkowski nel martello (quest’ultimi due campioni olimpici) e di Monika Pyrek nell’asta (bronzi di Sudoł nei 50 km di marcia e di Bednarek nell’alto). Di spessore le ultime tre partecipazioni, in cui la selezione ha sempre chiuso tra i primi dieci nel medagliere e con almeno due ori tra Mosca 2013, Pechino 2015 e Londra 2017. Ad aggiudicarsi il titolo in queste occasioni Włodarczyk, l’atleta polacca più vincente della storia della competizione con 4 allori davanti a Robert Korzeniowski, oro sulla 50 km di marcia ad Atene 1997, Edmonton 2001 e Parigi 2003, e Paweł Fajdek, primo nel martello nel 2013, 2015 e 2017. Se si escludono quest’ultimo e le eccezioni, tra cui la splendida vittoria della 4×400 maschile a Siviglia 1999 e quella di Wanda Panfil nella maratona a Tokyo 1991, a dare le maggiori soddisfazioni alla Polonia sono le specialità tecniche, i cosiddetti concorsi, “pianeta” in cui le nazioni europee devono specializzarsi per cercare di dire la propria in una competizione dominata dagli Stati Uniti e dai Paesi africani (per quanto concerne mezzofondo e fondo). Anche ai Giochi Olimpici, i biało-czerwoni hanno espresso la loro forza in questo settore sin dagli anni ‘60: dal doppio oro di Józef Szmidt nel salto triplo nel 1960 e nel 1964 al titolo di Władysław Kozakiewicz nel salto con l’asta nel 1980, passando per la vittoria di Jacek Wszoła nel salto in alto nel 1976 sino arrivare ai giorni nostri e al dominio di Anita Włodarczyk nel martello (oro a Londra 2012 e a Rio 2016).
E ADESSO? Va sottolineato: l’atletica polacca è globalmente in grande salute. Lo si è visto dal rendimento del 2019, oltre che da quello degli ultimi campionati mondiali. Anche a Doha, a ogni modo, le maggiori speranze di una medaglia provengono dai percorsi, nonostante l’assenza di Włodarczyk. Le stelle della spedizione rimangono nel lancio del martello e sono Wojciech Nowicki e Paweł Fajdek, rispettivamente medaglia di bronzo e d’oro a Londra nel 2017. Quest’anno i ruoli si sono invertiti: il primo è capolista iridato stagionale con 81,74, il compagno di nazionale lo segue con 80,88. Sono i grandi favoriti della specialità e se tutto va come deve andare, saliranno sui due primi gradini del podio data la loro superiorità. Fajdek cerca addirittura il quarto alloro consecutivo: un poker con cui si consoliderebbe nel gotha della specialità e dell’atletica polacca. Anche nel martello femminile, nonostante manchi la stella, Joanna Fiodorow (74,71) può dire la sua in chiave podio: in qualificazione ha chiuso al primo posto e il gruppo di vertice è racchiuso in due metri. Da seguire con grande attenzione Piotr Lisek, vice-campione iridato di salto con l’asta: è salito a 6,02, ha stabilito il nuovo record nazionale e può lottare per la medaglia nella specialità che, forse, sarà la più spettacolare a Doha per il livello raggiunto. Davanti al polacco c’è Sam Kendricks, statunitense, arrivato a 6,06 lo scorso luglio, seconda miglior prestazione di sempre dopo il fantascientifico 6,14 di Sergej Bubka; dietro si trova Armand Duplantis, diciannovenne svedese capace di 6,05 ai campionati Europei di Berlino nel 2018, capace di 6 metri quest’anno.
Da tenere d’occhio la staffetta 4×400 femminile, terza a Londra nel 2017 e in grado nel 2019 di centrare il secondo miglior tempo dietro la squadra del miglio Usa under 20: con il 3’24’’81 stabilito ai campionati Europei a Bydgoszcz – coinciso con la vittoria – Baumgart-Witan, Święty-Ersetic, Hołub-Kowalyk e Kiełbasińska si candidano al successo o perlomeno a un piazzamento tra le top 3. Un discorso a parte meritano Adam Kszczot e Marcin Lewandowski, al via rispettivamente di 800 e 1500. Il primo non è mai nei top 5 della specialità a livello di tempi, non lo è neppure tuttora, eppure è il campione europeo in carica, il vice-campione mondiale di Londra 2017 e Pechino 2015 in virtù della sua straordinaria capace tattica: è il numero uno assoluto a interpretare e capire le gare ed è probabile che possa fare benissimo anche a Doha. Per quanto riguarda Lewandowski, quest’anno a Parigi ha fatto segnare il record nazionale polacco sui 1500 (3’31’’95), tempo che l’ha consacrato come miler dopo una lunga carriera sugli 800: difficile possa trovare spazio tra i primi ma il capitano della nazionale è in grande forma e va fortemente tenuto in considerazione.
Anche il getto del peso può regalare una sorpresa visto che Konrad Bukowiecki è arrivato a Chorzów a 22,25 e, soprattutto, Michal Haratyk – campione europeo in carica – si è spinto sino al 22,32 valso lo scorso luglio il nuovo record di Polonia. Ragionevolmente, nazionale biancorossa può puntare a conquistare tra le tre e le sei medaglie, bottino di grande spessore per una nazione che proviene dal vecchio continente.
L’OPINIONE. Ryszard Opiatowski si occupa di atletica leggera per Przegląd Sportowy e sarà l’inviato del quotidiano sportivo della capitale a Doha. A lui è stata chiesta un’opinione relativa alla spedizione della Pzla in Qatar ma non solo. «Per i campionati mondiali – attacca – la Polonia manda una squadra forte, in grado di vincere molte medaglie, ma sarà difficile ripetere il risultato del 2017 di Londra. Manca Anita Włodarczyk ma sono assenti pure Joanna Jóźwik (800 metri, ndr), Sofia Ennauoi (1500 metri, ndr). A mio avviso non è la nazionale più forte della storia: tuttavia, una formazione composta da 44 atleti dimostra che l’atletica polacca è una delle potenze globali». A tal proposito, sorge spontanea una domanda: quali sono i segreti di questa forza? «Esistono diversi centri in cui gli atleti sono ben allenati: Bydgoszcz, Katowice, Białystok, AZS AWF Varsavia – spiega Opiatowski -. I giovani non mancano ed è più facile trovare talenti, incoraggiati a praticare atletica in virtù dei successi che la selezione ottiene. Ad ogni modo, la Polonia ha sempre avuto un ruolo importante in questo sport. E quando alcune elementi si sono ritirati, sulla ribalta si sono affacciati immediatamente i loro successori: è capitato nel getto del peso, quando l’uscita di scena di Majewski è coincisa con l’esplosione di Bukowiecki e Haratyk. In maniera identica è capitato nel martello – continua il cronista -: dopo Ziółkowski sono arrivati Fajdek e Nowicki. Allo stesso modo per le donne, quando Włodarczyk si ritirerà il suo posto sarà preso da Kopron e Fiodorow». Queste le previsioni relative alle possibili medaglie della Polonia a Doha: «Circa 12 atleti hanno reali possibilità di salire sul podio. Ma se arrivano quattro o cinque piazzamenti tra i primi tre sarebbe già un risultato importante – commenta Opiatowski -. Da seguire sono Kopron e Fiodorow nel martello femminile, mentre Fajdek e Nowicki dovrebbero conquistare le prime due posizione. Attenzione a Michał Haratyk e Konrad Bukowiecki nel peso, Piotr Lisek nel salto con l’asta, Adam Kszczot negli 800 m, Marcin Lewandowski nei 1500 e infine la staffetta 4×400 femminile».
POLONIA AI CAMPIONATI MONDIALI
Londra 2017: ottava, 2 ori, 2 argenti, 4 bronzi (terza nazionale europea)
Pechino 2015: sesta, 3 ori, 1 argenti, 4 bronzi (seconda nazionale europea)
Mosca 2013: undicesima, 2 ori e 2 argenti
Daegu 2011: undicesima, 1 oro e 1 bronzo
Berlino 2009: quarta, prima europea, 2 ori, 4 argenti e 3 bronzi (prima nazionale europea)
Osaka 2007: trentacinquesima, 3 bronzi
Helsinki 2005: ventiduesima, 1 argento, 1 bronzo
Parigi 2003: quattordicesima, 1 oro
Edmonton 2001: undicesima, 2 ori e 3 bronzi
Siviglia 1999: diciottesima, 1 oro
Atene 1997: quattordicesima, 1 oro, 1 argento, 1 bronzo
Göteborg 1995: trentaseiesima, 2 bronzi
Stoccarda 1993: ventitreesima, 1 argento
Tokyo 1991: dodicesima, 1 oro
Roma 1987: nessuna medaglia
Helsinki 1983: settima, 2 ori, 1 argento e 1 bronzo