Il caleidoscopico talento di Stuhr alla prova con una commedia brillante e mai banale.
di Francesco CabrasAbbiamo lasciato Jerzy Stuhr nel 1983, giovane “cavia” ibernata per un interessante esperimento scientifico; risvegliatosi in un mondo sotterraneo abitato da sole donne, durò non poca fatica ad evadere da lì e a ristabilire l'”ordine delle cose”, convincendo a tornare alla vita di superficie quel femminino che per scelta (e per ribellione), si era fatto ctonio; esattamente due decenni dopo (2003) lo ritroviamo un po’ invecchiato, attore e insieme regista di una pellicola tutta sua che lo vedrà riemergere da un mondo in cui si era rinchiuso – nella finzione cinematografica – diciassette anni prima. Sic! Nella pellicola in questione (Pogoda na jut ro, traducibile come “Il tempo [previsto] per domani” – ma sul titolo mi riservo di tornare in chiusa di articolo) Jerzy Stuhr veste i panni di Józef Kozioł, un ex insegnante e guidatore di ambulanze che – per paura e senso di inadeguatezza ad affrontare le sfide che il momento storico e la vita familiare gli ponevano dinanzi – abbondona volontariamente la famiglia per prendere i voti monastici. Un giorno esce di casa e i suoi cari non lo vedranno più tornare finché, quasi due decenni dopo, la moglie Renata (Małgorzata Zajączkowska) e il figlio Marcin (interpretato dal vero figlio di Stuhr, Maciej), lo ritrovano fortuitamente e – svelando la sua identità di uomo sposato e padre di famiglia – lo fanno cacciare dal monastero in cui si era letteralmente asserragliato per difendersi da quel mondo che tanto temeva.
Riconquistato suo malgrado alla socialità, Józef si scontra con un mondo che non è più in grado di comprendere, un mondo sottosopra rispetto al suo: la moglie vive una relazione concubina con un uomo che accetta di ospitare Józef nel proprio garage; il figlio è un avvocato che si è messo in politica senza alcun ideale che non sia quello di fare più denaro possibile; la figlia Ola è conosciuta da tutto il Paese come “Claudia”, protagonista di un reality show pornografico che terminerà di lì a poche settimane con un rapporto sessuale consumato dinanzi alle telecamere e con un partner scelto attraverso il televoto; Kinga, la figlia più piccola, si divide tra il mondo nerd, uno spacciatore che lei pretenderebbe essere il proprio narzeczony [promesso sposo] e, appunto, le droghe che questo figuro le procura.
Józef inizierà, per interessamento del figlio, a lavorare come autista di un certo Jan Cichocki (Andrzej Chyra) in corsa per le elezioni nazionali, politico a cui Marcin fa da consulente per la campagna elettorale, insieme a una amica ed ex compagna di studi, Magda. Il protagonista inizia così a scoprire un mondo dal suo punto di vista completamente straniato: ciò che per lui è aberrante pare essere la normalità per tutti gli altri, a partire da una diffusa superficialità e disinteresse nei confronti delle relazioni umane – disarmante la reazione della figlia Kinga a un tentativo di riavvicinamento da parte del padre: “Perché dovrei parlare con te? Cosa potresti insegnarmi che non possa insegnarmi il computer?”; con la figlia Ola è costretto a parlare ogni volta per non più di quindici minuti, nelle pause che riesce a ritagliarsi mentre vengono fatte le pulizie dentro la gabbia di vetro in cui è costretta a vivere durante le riprese del reality; il figlio Marcin, completamente privo di qualsiasi idealità politica, parla apertamente di come “riciclarsi” nel caso le elezioni dovessero andare male, semplicemente cambiando colore politico e ingegnandosi ad architettare truffe ai danni della collettività; i comizi politici di Cichocki sono uno la fotocopia dell’altro, con Magda che si riduce sempre a fare la parte di una ragazza passata di lì per caso e che, conquistata dai discorsi che ha sentito, pone all’oratore domande concordate prima, incensandolo a dovere.
Józef a tratti fa emergere la sua inadeguatezza al mondo contemporaneo anche a livello linguistico, ad esempio quando parlando con Magda le chiede: Czy Pani jest sympatią mojego syna? “Lei è la ragazza di mio figlio?”. Oggi la parola sympatia in questo significato suscita ilarità, in quanto sentita eccessivamente pomposa e datata; nessuno porrebbe una domanda del genere in questa forma. Alla risposta di Magda: “Mi trovo bene con lui”, il padre le chiede: ” Sì, ma il sentimento, l’amore?”, sentendosi rispondere in maniera secca e inappellabile: “Vede, l’amore oggi è un lusso”.
Józef finisce allora suo malgrado per turbare irrimediabilmente il fragile equilibrio che la sua famiglia si era costruita: per difendere Magda, importunata da Cichocki – completamente ubriaco – provoca indirettamente il fermo di lui, sorpreso completamente sbronzo da una pattuglia della polizia. Inutile dire che questo segna la fine delle sue aspirazioni politiche; il figlio Marcin finisce in ospedale dopo aver simulato un pestaggio subito da dei ladri che gli avrebbero poi rubato la macchina: in realtà la macchina gli è stata rubata perché, troppo preso a litigare con il padre – colpevole di non aver “sorvegliato abbastanza” Cichocki – aveva dimenticato le chiavi in macchina; la figlia Kinga viene investita all’uscita da una discoteca dove Józef l’aveva seguita per tutelarla, avendo intuito la pericolosità dello spacciatore con cui si accompagnava e, ricoverata in ospedale, dovrà attraversare un lungo periodo di riabilitazione; la moglie finisce in cardiologia dopo un infarto: Józef ha denunciato lo spacciatore – compagno della figlia – per salvarla e, come risultato, il compagno di Renata la caccerà di casa, infuriato perché la polizia è arrivata “addiritura in casa mia!”.
Sembra la fine, ma in realtà è l’inizio di una rinascita: Józef lascia una kamienica [palazzina] che aveva ereditato a completa disposizione della famiglia, eclissandosi un’altra volta, dandosi alla vita da barbone. Tutti i componenti della famiglia (non svelerò come) si rimetteranno in piedi, gettando la maschera dietro la quale si erano nascosti e riscoprendo una dimensione umana più genuina.
Józef, il protagonista, dopo aver visto in televisione, all’ospizio per i senza tetto, un telegiornale a cui è seguita, come sempre, la pogoda na jutro [come detto “il tempo, le previsioni” per domani], deciderà di unirsi agli Hare Krishna, fuggendo nuovamente sì, ma al contempo ritrovando la sua serenità interiore.
Occorre spendere due parole sul titolo, giacché Stuhr gioca con un doppio senso: se pogoda na jutro significa “le previsioni, il tempo per domani”, in polacco si dice di una persona che ha pogodę ducha per dire che è sereno e ha un atteggiamento estremamente ottimistico nei confronti della vita. Come a inserire in chiusa di film un messaggio ottimista e – nonostante tutto – speranzoso. È un fatto che, nonostante tutte le proprie debolezze, il vero personaggio forte del film, attorno a cui tutto gira, è proprio l’apparentemente debole e “disadattato” Józef. Critica sociale impietosa, questo è certo; ma forse, più che una contrapposizione frontale tra i “valori” di Józef e quelli della contemporaneità, contrapposizione un poco filistea, credo valga la pena riflettere sulla fragilità del mondo contemporaneo e sul sistema assiologico sul quale si regge; sulla sua mancanza di forti sentimenti identitari.