Le vacanze e ricordi delle estati negli anni della Repubblica Popolare di Polonia attraverso le più iconiche piscine di Varsavia
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di Maddalena Lukasik
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Durante quest’estate che fa ancora i conti con la pandemia, abbiamo dovuto rivedere le nostre abitudini estive e tornare ad apprezzare ciò che abbiamo più vicino, e magari forse per la prima volta in vita nostra passare le ferie tanto attese in città. Tutto questo mi fa riflettere e fare un salto indietro nel tempo, agli anni ’70-’80 quando la convenzione di Schengen ancora non esisteva e non era così banale fare un viaggio fuori dai confini. Passare le vacanze in città o comunque nel proprio paese era normale e fare anche una semplice gita fuori porta era una festa, un momento conviviale da condividere con parenti, amici, vicini di casa etc.
Nonostante le difficoltà e le routine quotidiane, la gente aveva bisogno di rigenerarsi e svagarsi un po’, e quindi sono state pensate molte attività divertenti, e chi lo dice che una volta ci si annoiava di più?
I varsaviensi andavano a cercare un po’ di refrigerio in piscina, tra quelle più gettonate della città c’era la piscina Legia, che è riuscita a sopravvivere la Seconda guerra mondiale, in quanto esisteva già da prima, ovviamente è stata restaurata e anche aggiunta una piscina dagli architetti che hanno costruito Stadion Dziesięciolecia (lo stadio del decimo anniversario, oggi Stadio Nazionale). Era una piscina olimpica e le tribune, anche quest’ultime costruite nel dopoguerra potevano ospitare 2,500 spettatori. Le persone che frequentavano la piscina Legia per svago erano così tante che quando camminavano, dovevano stare attenti a dove mettevano i piedi per non inciampare su qualcuno. Molti andavano lì per fare nuove amicizie, giocare a carte anche con sconosciuti, flirtare e aspettare i vip che spesso arrivavano per godersi una giornata di relax tra cui Adam Pawlikowski, attore di Cenere e diamanti di Andrzej Wajda, Ewa Frykowska moglie di Wojciech Frykowski ucciso dalla setta di Manson nella villa di Roman Polański.
Il complesso SKRA era molto frequentato, aperto nel 1973 a fianco allo stadio RKS SKRA. (oggi la piscina è dimenticata e completamente abbandonata, qui si può accedere alla galleria di foto della piscina SKRA come è oggi ) che copriva un’area molto vasta con le sue quattro piscine con scivoli.
Prima di farsi il bagno, era un must passeggiare per il mercato del sabato e della domenica antistante all’ingresso, dove si poteva comprare di tutto, perfino i girasoli, da cui si estraevano i semi, pronti per essere mangiati.
La Warszawianka era il posto ideale per rilassarsi nel quartiere Mokotów, comprendeva una piscina olimpica, una per le lezioni di nuoto, una per bambini e c’era anche un’area dove prendere il sole, insomma era un posto adatto a tutti. Costruita da due architetti, Jerzy Sołtan e Zbigniew Ihnatowicz, quest’ultimo è autore dell’edificio che ospitava SMYK ad Al.Jerozolimskie fino a prima del restauro di qualche anno fa. Il divertimento era assicurato a Warszawianka, mentre i papà si divertivano a giocare a scacchi, i figli giocavano a flipper, e le mamme si concedevano un po’ di relax al sole. Dato che questo complesso era stato abbandonato e trascurato, è nato un gruppo di attivisti “Warszawianka Rewitalizacja” che si impegna a riqualificare l’area e riportare alla luce i ricordi della bellezza di quel posto. Anche grazie alle lotte degli attivisti, oggi il complesso della Warszawianka è gestito dalla municipalità di Mokotów ed è molto popolare tra i residenti e non solo.
Un’altra piscina molto frequentata era quella di Wał Miedzeszyński a Saska Kępa, lungo le rive della Vistola. Purtroppo l’ultima alluvione che ha fatto esondare le rive del fiume, ha portato danni all’area per cui è stata chiusa. Recentemente è stata restaurata e sta riacquistando il suo splendore. Oltre alle piscine all’aperto, erano affollatissime le spiagge lungo le rive del fiume , dove le persone passavano giornate intere stando sdraiate e facendo i pic-nic in compagnia. Direi che questa abitudine non è cambiata molto.
Le piscine dagli anni ’90 sono state abbandonate, in quanto lo Stato aveva smesso di contribuire per il loro mantenimento e i proprietari non potevano permettersi di sostenere delle spese economiche di quella portata per delle piscine aperte solo durante i mesi estivi. Con gli anni le piscine all’aperto sono state sostituite da piscine coperte e acquapark , come è accaduto nel caso di Warszawianka, altre sono state restaurate, o abbandonate purtroppo a sé stesse, come la piscina SKRA .
Chi ha vissuto le estati di quegli anni si ricorda bene dei saturatory, ovvero dei chioschi ambulanti di soda, elemento folkloristico di quegli anni. Ai saturatory era possibile acquistare un bicchiere di soda o aggiungere alla soda lo sciroppo di frutta. Oggi questi chioschi non avrebbero superato le norma di igiene, in quanto i bicchieri erano in vetro e quando un cliente finiva di consumare la bevanda, i bicchieri venivano sciacquati grossolanamente per essere riutilizzati prontamente da un’altra persona. La gente scherzava che bevendo da quei bicchieri, ci si ammalava di tubercolosi, ma facevano spallucce e tornavano a rinfrescarsi con un bel po’ di soda. In realtà i saturatory hanno avuto fortuna in tutti i paesi del blocco sovietico, in Polonia se ne potevano trovare molti ancora nel 1990, ma l’ultimo modello è stato sostituito definitivamente dalle bottiglie di plastica nel 1995.
Negli anni ’70 sono apparsi lody włoskie, gelati alla spina o traducendo letteralmente gelati italiani perché i macchinari che li producevano provenivano dall’Italia, erano venduti da privati, al gusto rigorosamente panna e solo successivamente è stato introdotto un doppio gusto panna-cioccolato, ancora oggi molto venduto.
Tra quelli che riuscivano a fuggire dalla città, i più andavano nelle case vacanze o in campeggio in posti vicino all’acqua come i laghi, fiumi e ovviamente il mare. Le prime case-vacanza sono nate nel dopo guerra, trasformate da case private o edifici costruiti prima della guerra, grazie ad un fondo istituito per le vacanze dei dipendenti. A chi spettava la casa-vacanza, aveva la possibilità di soggiornare in villaggi i cui proprietari erano le aziende stesse per cui lavoravano come dipendenti. C’era un’organizzazione strutturata, ossia una sorta di agenzia del lavoro che gestiva le assegnazioni delle case e i sussidi che arrivavano grazie al fondo. Solitamente i dipendenti statali, attivisti politici e leader sindacali avevano il privilegio di andare nei luoghi più belli.
I figli di coloro che lavoravano nelle grandi aziende, avevano la possibilità di passare le vacanze gratuitamente nei centri estivi (le cosiddette kolonie ) al mare, in montagna o in riva al lago, potevano trascorrere le vacanze in posti come Ustka, Hel, Giżycko, Krynica o Zakopane. Le vacanze migliori erano quelle dei figli di minatori o operai metalmeccanici, in quanto nessuno veniva dimenticato dalle strutture sociali che fornivano assistenza. Dato che i periodi di ferie erano gli stessi per tutti, arrivare alla destinazione delle vacanze era una vera impresa, se non una sfida. Si assisteva a scene davvero divertenti alle stazioni, con persone che si arrampicavano sui treni per entrare dai finestrini, i più pazienti invece attendevano in lunghe file.
Viaggiare all’estero è sempre stato un privilegio per pochi, ma dagli anni ’80 ottenere un passaporto divenne leggermente più semplice, e i polacchi cominciarono a visitare i paesi socialisti: Cecoslovacchia, Bulgaria, Jugoslavia, Ungheria. Non c’è da nascondere che il viaggio di svago spesso veniva abbinato ad attività di commercio. Tutto sommato c’era molto da fare restando nei confini nazionali. Sicuramente il sistema sociale era un po’ diverso, ciononostante, se ce l’hanno fatta allora a divertirsi senza andare lontano, lo potremo fare anche noi quest’anno e rivalutare ciò che non apprezzavamo più.