Piast Gliwice – tra sorpresa e attese dei nuovi campioni di Polonia

Piast Gliwice

Contro ogni pronostico, il Piast Gliwice ha conquistato il titolo dell’Ekstraklasa e rappresenterà la Polonia in Champions League. Sarà all’altezza?

di Alberto Bertolotto

Ancora pochi giorni, poi si riparte. Il calcio polacco, l’Ekstraklasa precisamente, comincia il 19 luglio. Ma ora, più delle operazioni di mercato di Legia Warszawa e Lech Poznań, tra gli appassionati sussiste la curiosità nel vedere in che modo potrà iniziare l’annata del Piast Gliwice. Un club che, sorprendendo tutti, è riuscito a mettersi alle spalle le due vere potenze del torneo (per budget e tifosi) vincendo il primo titolo nella propria storia. Nel giro di una settimana, dal 10 al 17 luglio, la società dell’Alta Slesia si gioca una prima, consistente, fetta di annata: nei due giorni indicati affronterà la gara d’andata (in trasferta) e di ritorno (in Polonia) contro i campioni di Bielorussia del Bate Borisov valide per il primo turno dei preliminari di Champions League, competizione in cui farà il suo debutto assoluto; quindi sfiderà il 13 luglio nel proprio stadio il Lechia Gdańsk per la finale di Superpuchar Polski. Anche in questo caso, i rossoblù non hanno mai preso parte alla gara che assegna il trofeo. Tutto nuovo, per loro, ed è anche comprensibile che una parte della Polonia calcistica li sostenga. Ma se si mette il naso oltre alla retorica di “favola”, com’è stato preso dalla parte critica del mondo del pallone biancorosso il loro trionfo e, in seconda battuta, la loro qualificazione alla Champions? E, in particolare, senza alimentare sogni o false speranze, che cosa possono fare Gerard Badia e compagni in queste tre partite e successivamente nel corso dell’annata, che per loro scatta il 20 luglio con lo scontro casalingo col Lech Poznań?

UN PASSO INDIETRO. Per capire il fenomeno Piast Gliwice bisogna riavvolgere il nastro e tornare alla primavera del 2018, alla vigilia dell’ultima giornata del girone-salvezza dell’Ekstraklasa: è il 20 maggio e la squadra deve affrontare il Termalica Nieciecza. Prima della gara con il team di Jacek Zieliński, da disputare in casa, la formazione alto-slesiana è penultima, retrocessa virtualmente in Pierwsza Liga. I rivali distano due punti e sono salvi. Scendere di categoria sarebbe un duro colpo per un club che, nel 2015-2016, era riuscito a chiudere il campionato al secondo posto ed era stato capace di passare un turno in Europa League. Sicuramente un epilogo inaspettato, anche perché dal 19 settembre siede in panchina un certo Waldemar Fornalik, uno che nei dintorni di Katowice viene chiamato addirittura “King Waldek”. Del calcio del voivodato il tecnico ha fatto la storia, soprattutto del Ruch Chorzów, team che ha allenato e con cui ha disputato l’intera carriera da calciatore (vincendo il campionato nel 1989). Nel 2012 era pure arrivato alla panchina della nazionale: una parentesi sfortunata, nonostante avesse fatto esordire giocatori come Arek Milik, considerato che a lui viene tuttora data la responsabilità della mancata qualificazione ai campionati mondiali del 2014.

Nonostante le difficoltà, la pressione del dover vincere a tutti i costi, il Piast riesce a superare per 4-0 il team di Nieciecza, riuscendo così a conquistare il terzultimo posto che vale la salvezza. L’incubo è scongiurato, una retrocessione dolorosa viene evitata: la formazione, dopo il debutto in Ekstraklasa nel 2008, è una realtà consolidata della categoria. Generalmente, al termine di un torneo disastroso, dirigenti e proprietà decidono di fare tabula rasa e di ripartire da zero. Il Piast Gliwice, invece, salva gli elementi positivi della stagione e sceglie così di continuare con Fornalik in panchina, consapevole che si tratta di un buon tecnico al di là del campionato appena sufficiente. Pochissimi anche i cambi sotto il profilo della rosa, con gli unici innesti di spessore rappresentati dal centrocampista Jodłowiec (in prestito dal Legia) e dall’attaccante Parzyszek, polacco che militava nei Paesi Bassi al Pec Zwolle. Il budget che investe il club, detenuto il 67% dal Comune di Gliwice, per il 26% dalla Kar-Tel, provider di servizi per le telecomunicazioni e per il 7% dalla Stowarzyszenie GKS Piast è di 25 milioni di złoty: nulla a che vedere con le faraoniche spese messe a bilancio del Legia (170 milioni) o dal Lech Poznań (80), due società interamente di proprietà di imprese private.

Sino alla pausa invernale il gruppo si trova al sesto posto in classifica: sembra giocarsela al massimo per un posto tra le prime otto (per disputare poi il girone per lo “scudetto”) e sogna la qualificazione alle coppe Europee. Ma a febbraio, dopo un ko col Cracovia, Badia e compagni infilano cinque vittorie consecutive, dopodiché chiudono la stagione regolare al terzo posto a quota 53 punti, terzi, a sette lunghezze di distacco dal Legia e dalla sorpresa Lechia Gdańsk, team che comandano appaiate la classifica. Nel supplemento del campionato, dalla durata di sette match e in cui si affrontano le prime otto compagini, il Piast mette il turbo: supera il Lechia, lo Zagłębie Lubin, il Cracovia e, incredibilmente, sbanca per 1-0 lo stadio di Varsavia, salendo così in vetta alla classifica in solitaria. Nel giro di quattro sfide recupera le due battistrada, in piena crisi, e le sorpassa. Mancano ancora tre match e si compie il miracolo: stende lo Jagiellonia per 2-1 anche grazie a un rigore parato al 95’ dal portiere slovacco Szmatula, quindi pareggia a Szczecin quando il Legia perde invece a Białystok, infine supera all’ultima giornata di fronte ai propri tifosi il Lech, squadra che non aveva certo la voglia di giocare la partita mettendo sul campo tutte le proprie forze per favorire i rivali di Varsavia. Insomma, con 72 punti, di cui 19 conquistati nelle ultime sette sfide, il Piast Gliwice vince il suo primo titolo in 74 anni di storia, così come Fornalik ottiene il suo primo campionato da tecnico.

Il successo torna in Alta Slesia a distanza di 30 anni dall’affermazione del Ruch Chorzów, in cui, come detto, militava “King Waldek” come difensore. Il trainer si aggiudica così il titolo di miglior allenatore dell’anno in Ekstraklasa; Joel Valencia, funambolica ala prelevata dal Koper nel 2017, quello di miglior giocatore; Patryk Dzicek, nazionale under 21 quello di miglior giovane; Frantisek Plach e Aleksander Sedlar rispettivamente quello di miglior portiere e difensore. È un inevitabile trionfo anche dal punto di vista individuale.

IL DISCORSO EUROPEO. È chiaro che l’impresa dei niebiesko-czerwoni sia una sorpresa assoluta, che porta a far parlare di un gruppo con ben pochi tifosi, in Polonia: Gliwice è una città di quasi 200 mila abitanti e, in Alta Slesia, è sicuramente meno seguito di Górnik Zabrze, Ruch Chorzów e Gks Katowice. Per fare un esempio, molti a Gliwice tifano i minatori. Lo stadio, continuando su questa linea, non raggiunge neanche i 10 mila posti a livello di capienza e il tutto esaurito si è registrato solo una volta, guarda caso nel match valso il titolo. Per fare un paragone, è un po’ come se, a vincere lo scudetto in Italia, fosse una squadra come il Mantova, che ha un passato relativo rispetto a realtà molto più seguite in Lombardia come Milan, Inter e Atalanta. Non è un caso, stando tutte le premesse, se, secondo l’opinione di molti, il titolo l’abbia soprattutto perso il Legia.

Quindi, poco dopo il trionfo, una parte del mondo del calcio polacco comincia a parlare del futuro del team, soprattutto a livello europeo: dove potrà arrivare, in Champions League? Non sarebbe stato meglio un successo della squadra della capitale, se non altro perché più attrezzata a livello economico e sotto il profilo strutturale per poter dire la sua nelle competizioni continentali? Alcuni media, a proposito, sostengono infatti che sarebbe già un gran successo se il Piast Gliwice fosse in grado di centrare la qualificazione in Europa League.

«A mio avviso – interviene a tal proposito per smentire questa tesi Mateusz Janiak di Przegląd Sportowy – non è importante chi vince l’Ekstraklasa: dal 1996 solo un team polacco è riuscito a qualificarsi alla fase gironi della Champions, vale a dire il Legia nel 2016. Quest’ultimo dal 2013 ha sempre vinto il titolo nazionale sino a quest’anno e solo una volta è entrato tra le top 32. Per ogni formazione del nostro campionato accedere alla fase a gruppi è impossibile: sicuramente nessuno crede nei rossoblù. Ma allo stesso tempo nessuno avrebbe mai potuto pensare che fossero in grado di aggiudicarsi il campionato. Quindi, per quanto mi riguarda, dobbiamo lasciarli sognare».

L’ANNATA. Il ragionamento è condivisibile. Ma la strada verso la Champions League e in secondo luogo anche per un campionato tranquillo rimane complicata. Dopo una stagione di questo tipo, e vista la relativa potenza economica della società, alcuni calciatori hanno già preso altre strade: Sedlar è stato ingaggiato dal Maiorca neopromosso in Liga, Jodłowiec è rientrato dal prestito al Legia quindi Papadopoulos, Tomczyk sono approdati rispettivamente al Korona Kielce, al Lech Poznań (fine prestito) mentre Mak è stato svincolato. Altri sembrano poter lasciare il team tra non molto: Plach è invece richiesto dal Newcastle, Dziczek dall’Udinese, Valencia ha mercato in molti campionati europei di seconda fascia.

Il Piast, inoltre, non ha la forza per poter trattenere tutti e neppure per sostenere un mercato di grande spessore: sinora ha ingaggiato due slovacchi, il difensore Tomas Huk dal Dac e Jakub Holubek dallo Zilina; quindi il nazionale under 20 Sebastian Milewski dallo Zagłębie Sosnowiec, club retrocesso in Pierwsza Liga; il portiere Patryk Królczyk dal Warta Gorzów Wielkopolski (club che milita nel campionato dilettanti del voivodato di Lubusz) e infine Dani Aquino, attaccante spagnolo del Real Murcia che ha speso gli ultimi sei mesi in prestito all’Aek Larnaka. Una notizia molto positiva è che il capitano Gerard Badia, l’autore del gol nella trasferta di Varsavia col Legia che ha significato il sorpasso in testa alla classifica, ha prolungato il suo contratto sino a giugno 2020. Più volte ha detto che a Gliwice si sente come a casa: il centrocampista spagnolo era arrivato dalla terza serie spagnola nel 2014 e in cinque anni ha totalizzato 156 gare, segnato 23 gol e servito 31 assist. «Qui i tifosi urlano il mio nome, la mia famiglia si sente bene, io non vedo l’ora di debuttare in Champions» – ha detto il 30enne in un buon polacco, lingua che ha deciso di studiare dal suo arrivo in Alta Slesia. «Bisogna ammetterlo, la squadra non è stata rinforzata – continua sempre Janiak – A parte Milewski nessuno in Polonia conosce i nuovi giocatori arrivati e quindi non abbiamo alcune aspettative: dobbiamo solo fidarci nelle qualità di mister Fornalik e del direttore sportivo Bogdan Wilik. Per quanto riguarda gli altri possibili addii, Dziczek andrà via sicuramente e forse pure Valencia: solo la qualificazione alla Champions potrebbe farlo rimanere in Alta Slesia».

LA CONCLUSIONE. Sabato 6 luglio, alle 14.30, allo stadio di ulica Okrzej, sarà presentata la squadra ai tifosi. Al termine inizierà l’ultimo test-match del precampionato, che sarà disputato al cospetto del Miedź Legnica, formazione retrocessa in Pierwsza Liga.

L’entusiasmo è tanto, tantissimo, sia tra i fan sia tra la squadra e i componenti dello staff tecnico: per tutti è la prima volta in Champions League e l’opportunità arriva dopo un campionato straordinario e grazie a un gruppo – a detta di tutti – molto unito. Rimangono le perplessità su cosa il team potrà fare, anche alla luce di una rivale con esperienza continentale come il Bate.

Ma, come sottolinea Janiak, è giusto lasciarli sognare: il Piast ha già sorpreso tutti, non è escluso che possa ripetersi e tenere alto il nome della Polonia nella più importante competizione europea.

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