PoloniCult. Un blog italiano di cultura polacca.
PoloniCult, da più di quattro anni ormai, è una presenza tenace e attenta nel raccontare gli stimoli culturali che offre la Polonia di oggi, come quella di ieri. Diamo voce ai libri polacchi tradotti in italiano e suggeriamo quelli che dovrebbero; presentiamo i film polacchi distribuiti in Italia e quelli che potrebbero; raccontiamo artisti la cui musica merita di uscire dai club e dalle piazze delle sole città polacche. Non da ultimo, raccontiamo storie di Polonia vera, di quella che vive la modernità con le sue contraddizioni, che si riconosce in riti e personaggi di ogni sorta. Parliamo con scrittori, registi, poeti, musicisti; ci guardiamo attorno in quella terra varia che è l’Europa centro-orientale. Lo facciamo con passione e professionalità perché è in questi valori che ci riconosciamo e con i quali ci riconosce chi ha lavorato con noi.
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Cinque scrittrici polacche di cui sentiremo parlare
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Gdynia – la giovane centenaria del Baltico

Non sempre è facile avere la prospettiva giusta per capire quanto è lungo un secolo. Può aiutare allontanarci dai nostri luoghi consueti e guardare alla costa baltica. Un viaggiatore partito da Danzica e diretto a occidente, nel 1919 avrebbe incontrato un villaggio di pescatori. Poche famiglie, qualche baracca, barche in attesa di prendere il mare. Nello stesso luogo oggi sorge una città di quasi 250.000 abitanti, il più grande centro urbano non capoluogo di regione in Polonia. Parliamo di Gdynia, la giovane regina del Baltico.
Szombierki Bytom – campioni da favola dalla Slesia

Le favole sportive – se così si può chiamarle – esistono dappertutto. La Polonia non è esclusa da questo ragionamento. Così, esattamente quaranta anni fa, a vincere il campionato nazionale fu un’autentica sorpresa, per quanto la sua crescita fosse sotto gli occhi di tutti. Il 31 maggio del 1980, in virtù del successo dell’Łks Łódź sul Legia Warszawa, a laurearsi campione polacco per la prima e unica volta nella sua storia fu lo Szombierki Bytom, società dell’Alta Slesia. Si festeggiò senza giocare, perché quel risultato diede la certezza aritmetica dell’affermazione dei verdi, club le cui fortune erano collegate allo sfruttamento della miniera di carbone di Szombierki, distretto situato lungo la strada che collega Bytom a Ruda Śląska. Il sito d’estrazione è ormai chiuso dal 1996, ma al tempo era il principale finanziatore della società, situata alla periferia del comune slesiano, in eterna contrapposizione all’altra squadra della città, il Polonia. Se proprio vogliamo fare un paragone all’italiana, è come parlare di Sampdoria contro Genoa.
Wioletta Greg – Un frutto acerbo

Nata in un paesino della Slesia nei pressi di Częstochowa, la 46enne Wioletta Grzegorzewska ha scelto di abbreviare il proprio cognome per venire incontro alle difficoltà dei lettori anglosassoni nel pronunciarlo. Una decisione controversa, ma che sembra averle dato sinora ragione visto il successo di critica ottenuto Oltremanica tanto dalla sua poesia quanto dalla sua prosa. Avere rinunciato al proprio cognome per le esigenze del mercato editoriale, non ha tuttavia interrotto in alcuna maniera lo stretto legame fra Grzegorzewska e la Polonia. Basti ricordare che l’autrice continua a scrivere e pubblicare in polacco – sia poesia che narrativa – nonostante viva da vari anni in Inghilterra, fra l’Essex e l’isola di Wight.
Karol Omyła – Storia di un soldato polacco della Grande guerra

Lo spazio letterario della prima guerra mondiale ha delle coordinate ben precise. Nonostante non sia mai stata trattata e analizzata quanto la seconda, la Grande guerra conserva un posto nell’immaginario collettivo, costruito anche attraverso diari, romanzi, testimonianze più o meno letterarie.
C’è il ritratto crudo e drammatico che ne ha fatto il tedesco Remarque nel suo Niente di nuovo sul fronte occidentale, o quello ironico e grottesco del ceco Hašek che con Il buon soldato Sc’vèik ha creato evocazioni talmente solide e riconoscibili che persino chi non l’ha mai letto lo riesce a inquadrare. Per non parlare delle raccolte di lettere, i memoriali, i diari e i romanzi più o meno riusciti che di quella guerra tragica raccontano gli aspetti patriottici e i grandi panorami internazionali, a volte con tono di denuncia, altre volte con lo sguardo edulcorato della prospettiva a distanza.
Nell’ottobre del 2019, l’editore polacco Wydawnictwo literackie ha dato alle stampe il diario di un soldato della Grande guerra. Il titolo suona più o meno così: “Breve storia di un soldato qualsiasi della guerra europea” (Krótki życiorys pewnego żołnierza z wojny europejskiej), dove la guerra europea è ovviamente la prima guerra mondiale e il soldato qualsiasi è Karol Omyła, un sottufficiale polacco dell’esercito asburgico. È un diario straordinariamente interessante per la prospettiva che pone e il modo di raccontare le vicende.
Żyrardów – la città di una fabbrica, la fabbrica di una città

Nelle stazioni della rete suburbana di Varsavia, si possono incontrare due tipi di treni. I primi sono rossi, piccoli, bene illuminati, pieni di pendolari e biciclette, e a volte anche di turisti con la valigia. Sono i treni della Szybka Kolej Miejska, la linea urbana veloce che collega le stazioni interne della capitale polacca a quelle dell’hinterland metropolitano. I locali li chiamano eskaemki, sonorizzando le consonanti della sigla, SKM appunto, e aggiungendo quel suffisso –ki (ka, al singolare) che sa un po’ di vezzeggiativo. Poi ci sono dei treni un po’ più vecchi, dipinti di un verde che un tempo deve essere stato brillante, spesso la luce dentro è scarsa, e li popolano perlopiù lavoratori stanchi o assonnati che arrivano a Varsavia da un po’ più lontano. Sono i treni delle ferrovie della Masovia, Koleje Mazowieckie, e nel gergo dei pendolari sono i kaemki.
Wojtek Miłoszewski – la forza della semplicità

Avrei dovuto incontrare Wojtek Miłoszewski in un caffè-libreria del mio quartiere, Mokotów. Un locale indipendente, dove i baristi ti salutano perché ne hanno voglia e non per policy aziendale, e dove la musica non è la solita playlist di jazz senz’anima, ma una scelta piuttosto curata di indie-rock e sonorità affini. Può piacere o non piacere, ma almeno non puzza di plastica. Purtroppo, però, i tempi sono quelli che sono, e da cittadini responsabili, ci siamo accordati per telefono.
Per chi non lo sapesse, Wojtek Miłoszewski è l’autore (a oggi) di quattro libri di grande successo in Polonia, che insieme hanno venduto quasi mezzo milione di copie. Attualmente sono tutti ancora inediti in Italia, dove i suoi diritti sono gestiti da Nova Books Agency.
Dei quattro romanzi di Wojtek Miłoszewski, uno è l’hard-boiled Kastor, ambientato a Cracovia nel 1990 e intriso di un cupo, ma efficacissimo, umorismo. Gli altri tre libri sono altrettanti capitoli di una political fiction dal ritmo molto intenso e che parte da un what if originale, ma al contempo abbastanza verosimile da fare dubitare che si tratti davvero di fiction: cosa succederebbe se la Russia invadesse la Polonia ai giorni d’oggi?
La gara della monetina

Per tutti – tifosi e appassionati – è la partita più importante della storia del club. Nel quadro complessivo del calcio polacco, assume un posto di straordinaria importanza. In generale, visto l’epilogo, si tratta di una delle gare più incredibili di sempre. E oggi, 22 aprile 2020, ricorre il suo 50esimo anniversario. È passato mezzo secolo dal romanzesco terzo (sì, terzo) atto della semifinale di Coppa delle Coppe tra Górnik Zabrze e Roma, vinto dagli slesiani in seguito all’iconico lancio della monetina: vi si era dovuti ricorrere perché, neppure dopo mezzora di tempi supplementari, erano bastati per decretare il vincitore. Al termine di 330’ suddivisi in tre match, di cui l’ultimo da 120’ sul campo neutro di Strasburgo, si era ancora in parità (1-1, 2-2 e 1-1 i risultati delle singole sfide). A spuntarla, insomma, furono Lubański e compagni, che poi si arresero in finale al Prater di Vienna di fronte al Manchester City.
Buon compleanno Lato!

I campionati iridati del 1974, per molti, hanno rappresentato il massimo: il calcio più bello, i giocatori più forti, partite memorabili. Ebbene, di quella edizione, il protagonista si laureò capocannoniere con 7 reti. Velocità, concretezza, senso del gol: lo scorso 8 aprile ha compiuto 70 anni Grzegorz Lato, funambolica ala della Polonia più bella di sempre, quella arrivata terza ai mondiali alle spalle di Germania Ovest e Paesi Bassi. Un’icona del decennio, ricordato da tanti tifosi azzurri per le sfide con la nazionale e non solo per i pochi capelli che, già al tempo, aveva. Della selezione biancorossa, a proposito, fece parte anche a Spagna ’82, dove vinse un’altra medaglia di bronzo. “Vecchio” e “scarsocrinito” – dicevano di lui i media. Aveva 32 anni. Altri tempi, se si considera che, ora, “vecchio” a Messi (33 anni) e a Cristiano Ronaldo (35) non lo dice nessuno.