PoloniCult. Un blog italiano di cultura polacca.
PoloniCult, da più di quattro anni ormai, è una presenza tenace e attenta nel raccontare gli stimoli culturali che offre la Polonia di oggi, come quella di ieri. Diamo voce ai libri polacchi tradotti in italiano e suggeriamo quelli che dovrebbero; presentiamo i film polacchi distribuiti in Italia e quelli che potrebbero; raccontiamo artisti la cui musica merita di uscire dai club e dalle piazze delle sole città polacche. Non da ultimo, raccontiamo storie di Polonia vera, di quella che vive la modernità con le sue contraddizioni, che si riconosce in riti e personaggi di ogni sorta. Parliamo con scrittori, registi, poeti, musicisti; ci guardiamo attorno in quella terra varia che è l’Europa centro-orientale. Lo facciamo con passione e professionalità perché è in questi valori che ci riconosciamo e con i quali ci riconosce chi ha lavorato con noi.
Scorri la home per accedere alle rubriche e agli articoli più recenti.
Le rubriche di PoloniCult
Cinema
Libri
Musica
ESTensioni
Life.PL
PoloniCultori
Sport.pl
World
Luoghi
Ritratti
Aruspici – Wit Szostak #1
Sono il fratello idiota del mio brillante fratello, lui ha tutto e io niente e va bene così. Ha una bella moglie, una casa, figli e denaro, ha amici e fortuna, è intelligente e tutti lo amano, sa tutto di tutto e senza pregiudizi, mentre io non ho niente. Lui è buono, mi lascia vivere nel solaio, non mi fa pagare niente, tanto non avrei di come farlo. Qui sto benissimo, lui e sua moglie si occupano di me, il mio buon fratello Mateusz e la mia buona cognata Marta, Mateusz e Marta, il mio nome invece è Jan.
Soltanto Lola – Jarosław Kamiński #1
Il padre di Gienia, invalido di guerra, gestiva il dopolavoro alla fabbrica di spazzolini. Io e Gienia, uscite di scuola, ci precipitavamo a guardare la tivù, arrivavamo sempre sudate e col fiatone per la fretta di sederci prima degli operai del cambio turno. Non vedevamo l’ora di sentire le canzoni di Sława Przybilska, o vedere danzare i Mazowsze, o le lezioni di ballo di Witold Gruca. Ricordo ancora benissimo i pantaloni che portava, con l’abbottonatura tra le gambe che lo facevano sembrare un pallone. Io e Gienia poi fingevamo di parlare di balletti, delle varie coreografie, sfiorando soltanto con delle allusioni the heart of the matter. Finché poi il bubbone scoppiava e una di noi se ne usciva che Gruca aveva le palle di uno struzzo e sghignazzi e risate per tutta la strada di casa. Qualche volta attiravamo l’attenzione dei passanti, ragazze, non si fa così. La cosa bella era che nessuna di noi due aveva mai visto le palle di un uomo, e nemmeno quelle di uno struzzo. Ma per il resto… La mascolinità era un’ossessione stuzzicante, quanta forza conteneva, e quanta grazia, quanta decisione e quanto mistero.
Sotto il sole – Julia Fiedorczuk #1
Quando riprese conoscenza, la luce porpora illuminava la stanza attraverso le finestre dischiuse. Capì subito che era sera, più che mattina, e che fuori cominciava ad annuvolarsi. Se ne rese conto prima ancora di ricordarsi dove fosse, come si chiamasse, quanti anni avesse. La luce obliqua rinfocolò le ceneri di una vita che ancora resisteva nei meandri del suo vecchio corpo, anche se la vita, la vita stessa, non era proprietà di nessuno e non possedeva alcuna età, proprio come l’acqua di un fiume che scorre sempre, e sempre arriva al mare. “Amo la tenue luce nell’alto del cielo”, questa frase riaffiorò dal flusso dei ricordi; poi, ancora: “E i vostri fiori senza nome”, “i vostri fiori”. “Quali fiori?” Forse l’aveva detto a voce alta, poiché la donna, eccola sbucare dalla penombra violacea, aggrottò lo sguardo. Era vestita di bianco, aveva le sopracciglia scure, grosse, marcate e i capelli castani, striati di grigio, pettinati morbidamente all’indietro. Lui si disse che lì dov’era in quel momento, con quella luce inquietante, doveva essere una stanza d’ospedale; che quel letto, circondato di macchinari a cui lui stesso era allacciato, come una pianta è attaccata al terreno con le radici, era il suo ultimo alloggio.
Canzone del cuor di serpente – Radek Rak #1
Gli alberi si diradano, tra i rami spicca l’azzurro della notte. Il carro arranca per la strada in discesa, verso la campagna. Il sole è sparito già da molto oltre le montagne, ma splende ancora come fosse sottoterra, perché il suo bagliore filtrato lumeggia ancora il mondo, la paglia dei tetti e la chiesa.
Vecchio Topo e Kuba superano i fossi e i salici che li costeggiano. Sono dodici salici e Vecchio Topo dice che si tratta dei dodici apostoli del buon Gesù, e l’ultimo, quello secco e sforacchiato dai vermi, è Giuda Iscariota. Vecchio Topo racconta molte cose e Kuba non sempre crede a tutto.
Prima della discesa dell’arrivo, Kuba si tira in piedi sul carro. Si sforza di origliare, ma dal bosco non arriva nessuna voce. Solo i grilli cantano nell’erba.
Il Lech ha fatto scuola – viaggio nella cantera del calcio polacco
Specialmente in Italia ma anche in Germania, i giocatori polacchi, in particolari i più giovani, sono diventati molto richiesti negli ultimi cinque anni. Al di là delle qualità intrinseche degli stessi calciatori, che vanno dalla grande forza fisica all’ottima disponibilità al lavoro, il motivo per cui sono ricercati va anche trovato nell’ottimo lavoro svolto da parte delle società di origine, frutto di una politica che nell’ultimo decennio ha visto puntare i club in maniera decisa sul vivaio. In questo senso si può dire che il precursore sia stato il Lech Poznań.
I 10 under 21 polacchi da seguire
Viaggio nei vivai del calcio della Vistola, a caccia dei 10 under 21 polacchi che vedremo presto nel pallone che conta. di Alberto Bertolotto – Grande cultura del lavoro, disponibilità ad ascoltare e ad essere plasmato tatticamente, poche chiacchiere, eccellente fisicità. Il giovane calciatore polacco è questo. E fa gola…
Libri polacchi sotto l’albero – consigli per il Natale 2020
Dicembre fa rima con bilanci, normalmente. Quest’anno, invece, i conti abbiamo iniziato a farli a fine febbraio. Nonostante tutto quello che è successo intorno a noi, sia vicino che lontano, nonostante le chiusure di teatri, cinema, musei, librerie e biblioteche, nonostante la fatica e le fatiche, l’editoria non si è arrestata ed è per questo che ci troviamo qui, come sempre, al nostro appuntamento annuale con i titoli sotto l’albero. Di seguito troverete – ma ormai lo sapete – una serie di suggestioni regalo per il Natale 2020 o semplici future letture. Prima di iniziare, vi ricordiamo che sul sito trovate tantissime altre idee.
Tutti contro Brzęczek. Il 2020 della Polonia di un ct criticato
#LibriCheAspettiamo – Pod Słońcem – Julia Fiedorczuk
Due villaggi gemelli, separati da un fiume. Uno abitato da gente che parla polacco, prega Dio al modo dei cattolici, e si fa il segno della croce da sinistra a destra. Nel secondo vivono invece uomini e donne che preferiscono parlare nel loro dialetto cantilenato, che a orecchie straniere suona quasi russo, e il segno della croce se lo fanno da destra a sinistra perché a Dio sono arrivati per la via ortodossa. Una ragazza del primo villaggio, Miłka, incontra un ragazzo dell’altro, Misza, e inizia una grande storia d’amore. Sembra una storia molto bella, ma già letta cento volte. Sul primo punto non c’è nulla da obiettare, è una storia bellissima, sul secondo c’è da obiettare tutto, perché un romanzo come Pod słońcem di Julia Fiedorczuk ancora non si era mai visto.
#LibriCheAspettiamo – Wit Szostak – Cudze słowa
Wit Szostak non esiste. Mi chiedo se l’uomo che porta il suo volto si girerebbe se qualcuno per la strada lo chiamasse così. Di sicuro non lo chiamerà mai così nessuno in un ufficio pubblico, nessun ente previdenziale gli manderà mai un estratto conto a quel nome. Perché Wit Szostak è una creazione letteraria con cui l’autore firma le sue creazioni letterarie. Un nome d’arte, un’identità diversa, separata da quella dell’uomo che tutti i giorni prepara la colazione ai suoi figli, prende il tram e insegna filosofia all’università. Faccio questa premessa perché, nel suo ultimo romanzo, tutta l’attenzione di Szostak è intorno a ciò che le parole degli altri dicono di noi. Se la realtà di ciò che siamo è l’insieme di ciò che gli altri osservano di noi, allora cosa non siamo se parole altrui? O, per dirla con il titolo originale del romanzo, cudze słowa?