Comiche cronache di un lunedì varsaviano
di Lorenzo BerardiNie lubię poniedziałku (Non mi piace il lunedì) scritto e diretto da Tadeusz Chmeliewski può essere annoverato di diritto fra i grandi classici del cinema polacco. Una commedia divertente, solare, mai volgare e dai tempi comici perfetti scanditi dalla memorabile colonna sonora di Jerzy Matuskiewicz. Un film che mette di buonumore sin dagli splendidi titoli d’apertura realizzati con una tecnica d’animazione semplice e sopraffina debitrice della grande scuola del poster polacco. Nie lubię poniedziałku, uscito nel ’71, si ispira in parte all’umorismo surreale delle commedie di Jacques Tati (Playtime, in particolare) declinandolo in salsa polacca e, soprattutto, varsaviana.
Girato nella capitale fra Jerozolimskie, Mariensztat, lo Stare Miasto e Świętokrzyska con alcune scene ambientate a Grochów e presso la stazione di Wschodnia, sulla sponda orientale della Vistola, il film offre un ritratto a tinte apparentemente pastello della Varsavia anni ’70. La commedia mostra una città dinamica e in espansione ‘con tanta gente che lavora, con tanta gente che produce’ per dirla alla Giorgio Gaber. Una capitale che non si ferma mai, dove i nuovi quartieri residenziali si sviluppano in altezza, il traffico è incessante e le notti illuminate dalle cangianti coreografie delle insegne al neon. Eppure si tratta della stessa Varsavia in cui la carta igienica è un bene di lusso, gli ascensori si bloccano regolarmente e ogni straniero di passaggio viene accolto come una celebrità. Un sincero e irriverente ritratto della capitale di una Polonia socialista che da un lato ambiva ad aprirsi all’estero, ma dall’altro era ancora genuina anche se talvolta naif.
È questa la Varsavia in cui arrivano l’italiano Francesco Romanelli, incaricato di firmare un importante contratto commerciale, e il signor Mroz ricco polacco d’America finanziatore di una delle scuole costruite per celebrare i mille anni della Polonia. Romanelli e Mroz sono solo due dei personaggi le cui vicende sono destinate a sovrapporsi e ingarbugliarsi in un faticoso lunedì varsaviano scandito dal segnale orario della radio. Fra di essi spiccano un tassista vendicativo, un barbuto artista concettuale, un personaggio televisivo reduce da una nottata di bagordi, un poliziotto della fu Milicja Obywatelska costretto a tenere d’occhio il figlioletto in servizio e la piacente proprietaria di una profumeria.
È tuttavia Romanelli – interpretato con maestria dall’attore polacco Kazimierz Witkiewicz – a divenire contemporaneamente il deus ex machina e l’incredulo Candide della situazione. Catapultato suo malgrado in una realtà per lui aliena e incapace di spiccicare una singola parola di polacco, l’ospite italiano si ritroverà sballottato, rapito e scortato da un angolo all’altro di Varsavia. Un susseguirsi di comici equivoci e situazioni paradossali che vedrà le surreali avventure metropolitane di Romanelli intrecciarsi a più riprese con quelle degli altri protagonisti della pellicola.
Tutti personaggi che sembrano muoversi per la capitale in un ritmo vorticoso e senza sosta trascinati alla propria meta finale più da casualità e coincidenze che da un piano d’azione ben preciso. Vittime sorridenti e spesso inconsapevoli degli eventi, i varsaviani di Nie lubię poniedziałku riflettono a loro modo smarrimenti e frustrazioni dei polacchi in un periodo storico di grandi cambiamenti.
Non va dimenticato infatti che quando Nie lubię poniedziałku veniva proiettato nei cinema polacchi si era appena concluso un 1970 caratterizzato da scioperi, scontri e proteste di piazza dovuti all’aumento incontrollato dei prezzi dei generi di consumo. Una situazione esplosiva che aveva portato Edward Gierek a sostituire Władysław Gomułka al vertice del Partito operaio unificato polacco, con la promessa di riforme economiche, salari più dignitosi, stabilità dei prezzi e maggiori libertà individuali.
Tutti temi che a prima vista non trovano spazio in un film d’intrattenimento come Nie lubię poniedziałku dove ogni difficoltà si aggiusta come per magia e l’ottimismo leibniziano alla fine sempre trionfa. In fondo si tratta pur sempre di una commedia d’evasione e Chmeliewski è bravissimo a tenerne le redini con ricercata leggerezza e il costante accompagnamento di un sottofondo musicale sbarazzino. Innumerevoli i momenti di grande comicità situazionista tanto visuale quanto nei dialoghi, per quanto non tutti siano di immediata comprensione ai non polacchi. Non a caso il film ha generato alcuni tormentoni come l’imprecazione ‘kurka wodna’ (letteralmente: pollo d’acqua) ed è ancora oggi una delle pellicole più trasmesse dalle televisioni polacche.
A quarantaquattro anni dalla data di uscita, Nie lubię poniedziałku è un film invecchiato benissimo ancora capace di strappare numerosi sorrisi e di risollevare il morale appena prima di una nuova settimana lavorativa alle porte. Una commedia realizzata con gusto e dalla comicità al tempo stesso sofisticata e travolgente che resta inoltre un prezioso documento sulla vita di Varsavia e dei suoi abitanti nei primi anni ’70.