Miscellanea da Podgórze

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Tesori cracoviani nascosti ovvero di Podgórze e della sua fugacità

di Mara Giacalone

Cracovia ha una planimetria che mi piace particolarmente: se partiamo da Stare Miasto, andando sempre dritti giungiamo a Kazimierz e una volta attraversato il ponte ci ritroviamo a Podgórze. È un itinerario essenziale che ci permette però di visitare le parti principali della città, il suo cuore pulsante. Cracovia si compone essenzialmente di queste tre parti che ho appena citato e io sono particolarmente legata ai due quartieri che si specchiano nel fiume – Kazimierz e, appunto, Podgórze. Sono come due gemelle che si assomigliano e si differenziano allo stesso tempo, ognuna con la propria specificità. Kazimierz è la più vecchia e più saggia delle due, ha un carattere forte, ti sa addomesticare e voler bene; Podgórze assomiglia piuttosto alla piccola capricciosa di famiglia nonostante le sue origini risalgono a tantissimo tempo fa. Podgórze è più fresca, forse un pochino più spericolata. Non ha ancora un carattere suo definito. Se dovessi pensare a una categoria in cui ascriverla, sceglierei miscellanea. Podgórze è quella parte dimenticata di città in cui ci finisci per caso oppure solo per andare a visitare Kopiec Kraka: difficilmente te ne innamori e difficilmente a sua volta lei ti vuole bene. Se Kazimierz va saputa ascoltare e capire, Podgórze va lasciata in pace, la si può percorrere, osservare, toccare, annusare ma non si devono avere pretese. Forse a un primo sguardo può sembrare un po’ insipida ma in verità nasconde un sacco di segreti…

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A volte ho come l’impressione che sia un quartiere dimenticato da tantissima gente e primariamente dai cracoviani che forse lo bistrattano reputandolo già periferia, un quartiere che non ha nulla da dare, con palazzi un po’ fatiscenti. Mi ricordo che mi ritrovai a Podgórze per la prima volta solo nel maggio del mio primo anno cracoviano, non avevo nessun motivo per andarci, non mi sembrava un posto allettante… poi ci andai una volta e un’altra ancora – ma solo per arrampicarmi su Kopiec Kraka. L’anno scorso quando abitavo alla fine di Kazimierz, proprio prima del ponte che la collega a Podgórze, iniziai a scoprirla, iniziai ad avere tempo e voglia di aprirmi a spazi nuovi, particolari, insoliti; iniziai a non aver paura di affrontare la vera Cracovia, quella lontana dai lustrini e dai negozi di souvenir, quella un po’ più vera che sa di quella quotidianità che manca al centro storico. Passeggiare per Podgórze è come partecipare ad una caccia al tesoro: richiede tempo, richiede sforzo, ma ti sa ricompensare.

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Podgórze è un mix di storie, di Storia, di stili, di colori, di sapori. Le prime informazioni che abbiamo su questa parte della città risalgono al VIII secolo, poi, nel Medioevo divenne una zona molto importante soprattutto per i materiali da costruzione e dopo la prima spartizione, finì sotto la giurisdizione degli austriaci: nel 1785 l’imperatore Giuseppe II d’Austria la dichiarò Città reale libera. Durante la Seconda Guerra Mondiale fu qui che venne stanziato il ghetto di Cracovia ed è questo un dato importantissimo da ricordare perché purtroppo in molti continuano a sbagliarsi e pensano che il ghetto si trovasse a Kazimierz e dunque nel quartiere ebraico. Venne invece creato al di là del fiume e sono ancora visibili frammenti del muro del ghetto – in Ulica Lwowska.  Durante questo periodo di guerra, Podgórze era importante anche perché vi si trovavano la fabbrica di Schindler, il campo di Płaszów e il campo di lavoro Liban. è forse per questi motivi legati alla storia più recente, che porta in sè un certo fascino melanconico, un certo grigiume… Ha quel tipico fascino decadente delle città che un tempo appartenevano all’Impero austro-ungarico ma anche e contemporaneamente i segni di un passato recente che brucia ancora, di ferite non rimarginate.

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Podgórze è forse ancora un po’ chiusa nel suo guscio, è ancora in letargo. Eppure i segni di un risveglio sono ben visibili a iniziare da tutta una serie di nuovi bar che sono spuntati e che incoraggiano a visitare il quartiere. è la schulziana strada dei coccodrilli, non disegnata sulla mappa, completamente imprevedibile, che non si può imprigionare.

Su quella pianta, disegnata nello stile delle vedute barocche, il quartiere della Via dei Coccodrilli spiccava come un vuoto bianco, lo stesso con cui nelle carte geografiche si suole indicare le regioni polari, i paesi inesplorati e di incerta esistenza. Per comprendere tale riserva dobbiamo ora rivolgere l’attenzione al carattere duplice e dubbio di quel quartiere, cosí diverso dal tono fondamentale dell’intiera città. Era un distretto industriale-commerciale, con un carattere di sobrio utilitarismo chiaramente sottolineato. […] Le vecchie, sghembe casupole della periferia […], Le vetrine sporche, opache e difettose, dove le buie immagini della strada si spezzettavano in riflessi ondeggianti, il legno mal piallato dei portali, la grigia atmosfera di quegli interni sterili, ricoperti di ragnatele e bioccoli di polvere, su per le alte scaffalature e lungo le pareti graffiate e scrostate, tutto lasciava su quelle botteghe il marchio di un selvaggio Klondyke….

[ La via dei coccodrilli, in Le botteghe color cannella, B. Schulz, Eianudi 1981]

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è esattamente in questa atmosfera quasi surreale e in bianco e nero che si trova Podgórze. Ha un carattere doppio che si manifesta nella sua capacità di abbracciare il moderno – come i nuovi complessi residenziali che si affacciano sulla Wisła e il particolarissimo palazzo che ospita la Cricoteca – con il vecchio, con lo storico, come tutta la parte più “interna” della zona. Podgórze appare colorata e sfrontata grazie ai suoi graffiti e allo stesso tempo è seria e imponente con il suo Rynek e la chiesa di Św. Józefa. Racconta di Gombrowicz e Lem ma anche della leggenda della principessa di Góra Lasota legata alla chiesa dedicata a San Benedetto – nonché la chiesa più piccola di Cracovia. A Podgórze trovate anche la casa natale di Kantor, il cimitero più vecchio della città (cmentarz podgórski). Se saprete cercare troverete anche uno dei vari forti disseminati per Cracovia e la Sinagoga Zuckera – ci credete se vi dico che li ho scoperti per la prima volta lo scorso sabato? Tutto questo per dirvi che questa zona non è solo di passaggio per andare al museo di Schindler o al MOCAK, ma è un quartiere di tutto rispetto, che sa sorprendere tanto quanto – anzi, a mio parere molto di più – del centro storico.

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Sono tante e strane le sensazioni che colpiscono quando si cammina per quelle vie bizzarre, sempre al confine tra il bello e il triste. Più di una volta mi è sembrato di camminare su una mappa cancellata e ridisegnata innumerevoli volte, i cui tratti precedente sono stati tracciati con una mina così forte che rimangono ancora visibili – a volte disturbano, altre sono armonici con tutto il resto… Podgórze è come una vecchia bottega dell’antiquariato a cielo aperto. O un negozio di oggetti di seconda mano.

Talvolta città diverse si succedono sopra lo stesso suolo e sotto lo stesso nome, nascono e muoiono senza essersi conosciute, incomunicabili tra loro.

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