Miasto 44: l’atrocità del male.

Miasto 44

Tra le macerie di una Varsavia in rovina, un gruppo di giovani patrioti scopre che la guerra non è un gioco.

 

di Elettra Sofia Mauri

 

Il 2014 ha visto venire alla luce una tra le più imponenti produzioni polacche dell’ultimo decennio: Miasto 44 può vantare infatti un budget di ben 5,8 milioni di euro. Il giovane regista Jan Komasa (classe 1981) ha dovuto aspettare 8 anni per raccogliere i fondi necessari e riuscire a portare sul grande schermo il suo progetto. Oltre ad aver diretto il film, Komasa ne firma anche la sceneggiatura, rendendosi un autore a tutti gli effetti.

Vista la giovane età del regista, potrebbero sembrare inconsuete la tenacia e la dedizione dimostrate nel difendere la scelta del tema, “Miasto 44” è una chiara dedica a una delle pagine più atroci, e allo stesso tempo intense, della storia della Polonia. Il film racconta degli strazianti 63 giorni durante i quali si svolse l’insurrezione di Varsavia, iniziata il primo Agosto 1944, e conclusa con il bombardamento della città da parte dei tedeschi, che la rasero letteralmente al suolo.

Miasto 44” è sicuramente un film ambizioso: Komasa lo ha girato con il preciso intento di rendere omaggio a chi ha combattuto per la Polonia durante l’insurrezione e di far conoscere a tutto il mondo questo avvenimento.

Ciò che fa distinguere il film tra gli altri ambientati sullo sfondo di questa vicenda storica, sono sicuramente gli effetti speciali, a dir poco spettacolari, e l’attenzione maniacale prestata a ogni minimo dettaglio inerente alla ricostruzione storica. Dai bottoni dei costumi, alla planimetria della città, niente è stato lasciato al caso. A curare effetti speciali è stato chiamato Richard Bain, un maestro nel suo settore, già collaboratore di Peter Jackson, Christopher Nolan e Terry Gilliam.

Le premesse di “Miasto 44” sembrano a dir poco promettenti, il film ha dietro di sé una quantità ingente di lavoro, portato avanti da grandi professionisti. Come se ciò non bastasse, un’ulteriore garanzia sembrerebbe essere la partecipazione del Museo dell’Insurrezione di Varsavia tra i finanziatori del progetto.
Eppure, tutto ciò sembra non essere bastato. “Miasto 44” è un film dal nobile intento, riuscito solo a metà; senza dubbio è ammirabile la ricostruzione incredibilmente precisa della Varsavia dell’epoca, che dà l’opportunità ai più giovani di osservare da vicino una parte di storia che non li ha toccati, ma che, nel caso dei giovani polacchi, è ancora viva nella memoria dei loro nonni.

Miasto 44

Ciò che manca a “Miasto 44” è una trama ben sviluppata e credibile. Komasa sceglie di raccontare gli eventi storici dal punto di vista di un gruppo di adolescenti, che diventano adulti arruolandosi nell’Armia Krajowa (l’esercito “non ufficiale” polacco formato da cittadini, tra cui erano presenti anche donne e bambini) in nome della libertà della patria. Viene mostrato molto bene l’entusiasmo dei ragazzi, esaltati all’idea di battersi per un così grande ideale e desiderosi di fare gli eroi. Durante il periodo di preparazione al combattimento, la guerra sembra loro quasi un gioco; è l’irruenza della loro età a prevalere. Basterà il primo sparo dei tedeschi, secco e mirato, che uccide sul colpo un ragazzo del gruppo, a far realizzare loro cosa avrebbero dovuto affrontare realmente. All’interno del gruppo, nasce un amore acerbo tra il valoroso Stefan e “Coccinella”, soprannome di una ragazzina apparentemente ingenua e indifesa, che dovrà tirare fuori tutte le sue risorse di fronte all’asprezza dei combattimenti e delle condizioni di vita nella città. Un certo sentimentalismo pervade questo rapporto, che rimane trattato in maniera estremamente superficiale. Lo stesso sentimentalismo appare in alcune scene di dubbio gusto: troppo spesso forse, Komasa si diletta con l’utilizzo di immagini in slow motion, accompagnando le fughe dei protagonisti che schivano proiettili e granate, con musica rock o elettronica piuttosto fuori luogo.

Miasto 44

Paradossalmente, un altro aspetto debole nel film è proprio l’elemento portante dell’intera produzione, ovvero gli effetti speciali. Molto spesso ci si ritrova al limite del genere splatter, come ad esempio quando a un’esplosione segue la scena di una pioggia di sangue e viscere umane che cadono dal cielo.

Cosa ha da dire allora “Miasto 44”? Nonostante le note critiche riportare qui sopra, qualcosa di questo film rimane. Guardandolo si percepisce l’assurdità del male, le scene di guerra, caratterizzare da un’estrema crudezza, certamente disgustano, ma portano anche a una riflessione: probabilmente non c’è effetto speciale che possa superare l’atrocità della realtà.

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Miasto 44 di Jan Komasa

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