Tadeusz Konwicki, l’apocalisse può attendere.

Konwicki

Breve ritratto di Tadeusz Konwicki, poliedrico intellettuale della Polonia contemporanea.

di Lorenzo Berardi

Kawiarnia Czytelnik è un piccolo caffè-ristorante alla mano al numero 12 di via Wiejska, nell’elegante quartiere varsaviano delle ambasciate, a pochi passi dalla sede del parlamento. Il locale è frequentato da una clientela eterogenea che comprende uomini d’affari, attaché diplomatici, attempate signore e gli impiegati dello storico editore Czytelnik, la cui sede si trova alla porta accanto. È in questo caffè che per molti anni un anziano signore dal volto magro via via più scavato e dalla voce roca e ipnotica ha pranzato regolarmente a un tavolino appartato. Lo sguardo stanco, ma ancora lucido e penetrante intento a osservare gli altri avventori e una Varsavia in vorticoso cambiamento, Tadeusz Konwicki è stato una figura importante non solo del caffè Czytelnik, ma della vita culturale polacca.

Lo scorso mercoledì 7 gennaio lo scrittore, regista e sceneggiatore si è spento alla veneranda età di 88 anni. Il giorno seguente, Czytelnik l’ha ricordato posizionando sul tavolino appartato una foto dello storico avventore con accanto un tulipano bianco in un vaso di cristallo e un lume acceso in un bicchierino. Un omaggio discreto e sentito a un uomo che per tanti anni è stato un nome celebre in Polonia e all’estero. Un nome che alcuni associano alla letteratura e altri al cinema. In entrambi i campi, infatti, Tadeusz Konwicki è stato un innovatore spesso capace di spiazzare il prossimo e di rinnovare il proprio stile espressivo.

Nato a Nowa Wilejka (oggi Naujoji Vilnia in Lituania) nel 1926, le vicende del giovane Konwicki durante la Seconda Guerra Mondiale ricordano quelle di un altro grande letterato originario della Lituania polacca come Czesław Miłosz. Combattente per la liberazione di Wilno (Vilnius) dai tedeschi, Konwicki riesce a varcare di nascosto il neonato confine polacco-lituano per lavorare in Slesia e infine approdare a Cracovia. Qui il futuro intellettuale si iscrive all’Università Jagellonica e diviene correttore di bozze per il mensile ‘Odrodzenie’ oltre a collaborare con ‘Dziennik Polski’ come reporter e disegnatore. Promosso a recensore di libri e film, il ventenne Konwicki si trasferisce a Varsavia al seguito della redazione di ‘Odrodzenie’.

Ed è nella capitale che, dopo alcuni tentativi letterari frustrati dalla censura, il recensore diviene scrittore. Nel 1950 Tadeusz Konwicki pubblica ‘Przy budowie‘ (Presso il cantiere), un’opera ancora acerba ispirata dai mesi trascorsi lavorando alla costruzione dell’utopico distretto industriale di Nowa Huta, presso Cracovia. È tuttavia con il romanzo ‘Z oblężonego miasta‘ (Dalla città assediata), uscito nel 1956, che Konwicki sale alla ribalta letteraria nazionale. L’importanza di quest’opera consiste nella capacità dell’autore di discostarsi dalle lodi al socialismo per esprimere dubbi, esitazioni e quesiti individuali. Konwicki dà voce a un cittadino polacco esasperato in cerca di un esilio all’estero e si lancia in un appassionato monologo dinnanzi agli ufficiali d’immigrazione che devono decidere del suo destino.

Per i successivi quarant’anni, lo scrittore pubblica una quindicina di libri fra saggi e romanzi raggiungendo il proprio apice artistico fra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli ’80. Il libro forse più noto di questo fecondo periodo letterario è ‘Mała Apoklalypsa’ (Piccola apocalisse) uscito nel ’79. In esso Konwicki ritrae una Varsavia al tempo stesso effervescente e decadente. Una capitale in cui petrolieri arabi e agenti provocatori si aggirano per via Nowy Świat, gli intellettuali pranzano nei bar mleczny e si coltivano ortaggi all’ombra del Palazzo della Cultura. Una città ricca di contrasti e contraddizioni dove tutti paiono ignorare un uomo che trascina con sè una tanica di benzina preparandosi a un gesto clamoroso. Il romanzo lancia un messaggio politico, ma lo fa in maniera disillusa e sarcastica con inaspettate divagazioni, memorabili scambi di battute e persino la descrizione di un rimedio contro la forfora.

Quattro anni fa un’entusiasta recensione apparsa sul quotidiano londinese Guardian ha trasformato ‘Mała Apoklalypsa‘ in un piccolo e inatteso caso editoriale nel Regno Unito portando a una meritata riscoperta del suo autore. Oggi i libri di Konwicki tradotti in inglese sono sette, i titoli disponibili in tedesco sei e addirittura undici le opere in versione francese. L’Italia, purtroppo fa eccezione, con un solo romanzo tradotto, perdipiù introvabile. L’unica edizione oggi disponibile di ‘Piccola apocalisse’ resta infatti quella dell’81 edita da Feltrinelli con la traduzione del compianto Pietro Marchesani. Chi non riuscisse a reperire il libro, sarà lieto di sapere che il soggetto del romanzo è ripreso da ‘La piccola apocalisse’ un film del 1992 per la regia di Costa-Gavras. Certo, la scelta di spostare l’azione dalla Varsavia anni ’70 alla Roma anni ’90, modificando trama e istanze del romanzo, è quantomeno audace, tuttavia il film vanta i suoi estimatori anche in Polonia.

Peccato che Konwicki stesso non abbia mai potuto (o voluto?) lavorare su film tratti da sue opere letterarie nè in qualità di regista, nè di sceneggiatore. Leggendo i nomi delle pellicole dirette dall’autore, si nota inoltre come siano appena una mezza dozzina. Eppure ciascuna di esse riveste una grande importanza per l’arte cinematografica polacca. Non a caso Tadeusz Konwicki è stato spesso definito ‘il padre del cinema d’autore’ in Polonia. L’esordio da regista avviene nel 1958 con ‘Ostatni dzien lata‘ (L’ultimo giorno d’estate) di cui cura anche la sceneggiatura originale. Il film, girato interamente fra le dune e il bagnasciuga di una spiaggia sul Baltico sferzata dal vento, è romantico e sognatore. Bastano le poche parole scambiate fra i due protagonisti – gli unici attori che appaiono sullo schermo – a veicolare emozioni e sentimenti, speranze e desideri in una pellicola senza tempo che dispensa poesia per immagini.

 

Nel 1965 è la volta di ‘Salto‘, film diretto ma non scritto da Konwicki. È un’altra pietra miliare. Qui le tematiche cambiano completamente. Zbigniew Cybulski impersona un misterioso forestiero che visita (o rivisita) un villaggio della campagna polacca sostenendo di esservisi nascosto durante la Seconda Guerra Mondiale. Nessuno degli abitanti del villaggio però pare ricordarsi dell’uomo e delle storie da lui raccontate prendendolo quindi per matto, mentre egli inizia a sentirsi al centro di una cospirazione kafkiana. Il titolo del film deriva dal modo in cui il protagonista arriva nel villaggio, saltando da un treno in corsa. Un sinistro presagio del tragico incidente in cui lo stesso Cybulski troverà la morte nel ’67 nella stazione di Wrocław.

Fra il 1972 e il 1982 Konwicki dirige un thriller varsaviano dalle atmosfere cupe e angoscianti come ‘Jak daleko stąd, jak blisko‘ (Così lontano, così vicino) e ‘Dolina Issy‘ (La valle dell’Issa) film tratto dall’omonimo romanzo di Czesław Miłosz. L’ultimo film dello scrittore-regista è ‘Lawa’ (Lava), sofisticato – seppure prolisso – dramma in costume ispirato a ‘Dziadach’ (Gli antenati) di Adam Mickiewicz e uscito in un anno di grandi cambiamenti per la Polonia e l’Europa: il 1989.

Un’interessante e recente testimonianza dei pensieri e dei ricordi del grande scrittore e regista polacco è contenuta nel documentario ‘Co ja tu robię? Tadeusz Konwicki‘ (Cosa ci faccio qui? Tadeusz Konwicki). Diretta nel 2009 dall’allora esordiente Janusz Anderman – anch’egli scrittore di successo a fine anni ’80 – in meno di un’ora la pellicola offre al tempo stesso un ritratto fedele di Konwicki e un raffinato omaggio all’autore. La telecamera di Anderman segue discreta le conversazioni fra l’anziano scrittore e Adam Michnik (fondatore e direttore di Gazeta Wyborcza) in alcuni luoghi simbolo di Varsavia alternandoli a spezzoni tratti dalle pellicole dirette da Konwicki.

Ed è nella quiete del parco del Pałac w Oborach o in cima alla ventosa piattaforma panoramica del Palazzo della Cultura che Tadeusz Konwicki parla di guerra, amicizia, amori, cinema nonché della Polonia socialista. E la sensazione è quella di essere lì di persona ad ascoltarlo. Per chi non è riuscito a incontrare il signor Konwicki di persona per una chiacchierata da Czytelnik, è bello che sia oggi la settima arte – per lui così importante – a offrire l’occasione di rimediare.

 

 

Libri consigliati

‘Kompleks polski’ (Il complesso polacco) 1977, disponibile in inglese qui;

‘Mała apokalypsa’ (Piccola apocalisse), 1979;

‘Wschody i zachody księżyca’ (Alba e tramonto di luna) 1982, disponibile in inglese qui;

Film consigliati:

‘Ostatni dzien lata’ (L’ultimo giorno d’estate), 1958;

‘Salto’, 1965;

‘Co ja tu robię? Tadeusz Konwicki’ (Che cosa ci faccio qui?) di Janusz Anderman, 2009

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