Kontrasty – Un pozzo di desideri chiamato mondo

Kontrasty - Il pozzo dei desideri

Racconto inedito di Anita Stojałowska. Traduzione a cura di Silvia Bruni.

Clicca qui per la versione originale in polacco.

Ad Orvieto, negli immediati pressi del parcheggio e della ferrovia che da Orvieto Scalo porta direttamente alla città vecchia, è situato il Pozzo di San Patrizio.

Gradini bassi di mattoni guidano in una discesa a spirale; ad ogni passo prendete le distanze dal caos della realtà, dal suo trambusto e dai suoi compromessi, abbandonate la sensazione che siate voi ad esserle utili pittosto che lei a voi, e vi calate nell’oscurità. Dovrete scendere duecentoquarantotto gradini prima di raggiungere l’acqua, baluginante sul fondo come un occhio divino; altrettanti dovrete salirne per tornare all’esterno. E sebbene la scalinata sia illuminata da piccole lampade e alcune decine di finestroni distribuiti lungo le pareti del pozzo filtrino pazientemente il chiarore del cielo proveniente dall’alto, il fondo è quasi completamente avvolto dalle tenebre.

Se ci si reca un mattino estivo, mettiamo di giugno, piuttosto che in un tardo pomeriggio di marzo come a me è capitato di fare, l’interno sarà forse più luminoso e non proverete la sensazione che oltre a voi e all’aqua trasparente, inargentata dalle monete sul fondo, non vi sia null’altro su tutta la terra.

Un ponticello collocato poco sopra la superficie dell’acqua conduce ad una seconda rampa di scale che permette di risalire alla luce del giorno: alcuni, approssimandosi al fondo, ne provano nostalgia, altri tentano di dimenticarla. Comunque voi non affrettatevi, ma arrivati sul ponte fermatevi un istante, rimanete per poco fra ciò che vi siete lasciati alle spalle e quanto ancora vi attende.

A quel punto varrà la pena di sollevare lo sguardo: cinquantotto metri sopra di voi vedrete stagliarsi splendente il disco del cielo. Penserete: cinquantotto metri, mah, non è poi molto. Tuttavia laggiù, inspiegabilmente (forse per il silenzio, forse per il freddo o la solitudine), la prospettiva muta e d’improvviso i cinquantotto metri sopra la testa appaiono come uno spazio cosmico, vasto e  temibile. Restate allora immobili, ai limiti dell’inesistenza, per provare appieno quell’infinito.

L’acqua emana riflessi opalescenti, risplende di bagliori argentei e appena turchini, le monete ricoprono interamente il fondo e riflettono la luce come frammenti di specchio. Guardarle incanta, d’improvviso la loro natura di mezzi di acquisto onesti o corrotti perde qualsiasi importanza. Misura del loro unico valore è ora l’esaudimento o meno dei desideri espressi, che si tratti pur della semplice aspirazione a tornare un giorno in quel luogo. Si consideri comunque che esso non sarà mai lo stesso di prima poiché voi vi ridiscenderete ogni volta diversi. Ciò nonostante nulla vi impedirà di sperare, in quel silenzio e in quell’oscurità, di riuscire a fermare il tempo e ad ingannare il mondo, di nutrire la bizzarra fede in una felicità eterna conquistabile semplicemente con una moneta di poco valore gettata nell’acqua.

San Patrizio è patrono delle anime smarrite. Di quanti vaghino perennemente in cerca del proprio posto, percorrano sentieri tortuosi penetrando in vicoli bui e pericolosi, si avventurino solitari nel deserto, abbandonino e vengano abbandonati, costantemente insicuri delle loro scelte, desiderosi di essere ritrovati e condotti in paradiso. Anche tali persone, credetemi, raggiungono questo luogo e gettano una moneta, spinti dalla fragile speranza di ritrovare la strada verso casa.

Il cielo sopra di noi si oscura. Le monete nell’acqua brillano indifferenti, invaghite dal loro mutevole bagliore, del tutto inconsapevoli che il loro baluginare dipenda soltanto dal chiaro disco che le sovrasta. Turbo la loro quiete gettando l’ennesima. L’acqua si anima increspandosi come stoffa sottile e trasparente. La moneta si deposita sul fondo, i miei desideri vanno ad assopirsi insieme a mille altri, acquistano fissità ed io mi appresto a risalire lentamente i duecentoquarantotto gradini che mi attendono, ma attendono anche voi, se un giorno vorrete osare affrontarli.

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