Dal bebop al żal. Come il jazz in Polonia è diventato la voce della libertà.
Pensare al jazz in chiave polacca potrebbe sembrare inusuale all’orecchio di molti esperti del settore. D’altronde, tutti ben sanno che il jazz è un vanto tutto americano, è il sangue che scorre nelle vene di tanti giovani (e non) artisti statunitensi che sognano i viali di New Orleans con la speranza di incontrare qualche pezzo grosso del mondo jazz. Gli americani sono gli unici a conoscere a menadito i testi della canzoni jazz, come da noi si conoscono la canzoni popolari. Eppure, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, la Polonia ha una tradizione jazzistica degna di nota, ben connessa con la storia del suo paese.
Il jazz in Polonia si affaccia negli anni ’20 e ’30, anni in cui lo swing inizia a viaggiare tra le onde radio e conquista il cuore dei polacchi. Si espande in sinergia con le innovazioni d’oltreoceano, fino a portare alla fine degli anni Novanta a nuove sperimentazioni puramente polacche.
Sono gli anni in cui vengono fondati lo storico Jazz Klub YMCA (Varsavia, 1946) e l’Associazione Polacca del Jazz (PSJ). Alla fine degli anni ‘30 artisti come Henryk Wars, Jerzy Petersburski, Szymon Kataszek, Adolf Rosner e Zygmunt Karasiński dominavano la scena swing del paese. Nascono gruppi come Łoskot, Pink Freud, Robotobibok, Tymon Tymiański Jazz Essamble, Mikrokolektiv, Ludzie, Baaba, Paris Tetris.
Il periodo stanilista portò inevitabilmente alla censura di questa musica troppo coinvolgente e frivola. Il jazz è sinonimo di libertà, libertà di pensiero e di composizione (musicale, nello specifico), un principio che andava contro i dettami di regime.
Solo nel 1956 il jazz si affacciò nuovamente in Polonia. Il suo rientro in patria viene quasi considerato come il primo segno di un ritorno alla libertà. Sotto Władysław Gomułka e Edward Gierek, la Polonia era il Paese tra quelli oltre la cortina di ferro più aperto (apparentemente) alle influenze occidentali. Non a caso, Dave Brubeck, pianista e compositore statunitense, dichiarò pubblicamente nel 1958, durante un concerto tenutosi a Varsavia: “Nessuna dittatura può tollerare il Jazz. Questo è il primo segno di un ritorno alla libertà.”
Ma spesso la libertà ha vita breve, infatti a fiorente vita artistica polacca durerò fino all’imposizione della legge marziale da parte del governo militare del generale Wojciech Jaruzelski nel 1981.
Ma cosa rappresenta il jazz in Polonia? Indubbiamente, è libertà e żal al contempo, dove per żal si intende un sentimento tipicamente romantico, una forma estrema di nostalgia per qualcosa che non c’è più, per i tempi passati che non possono più tornare. Jan Kopinski, celebre sassofonista naturalizzato britannico e fondatore della band Pinski Zoo, dichiarò in un’intervista: “Si può trovare in Coltrane un qualcosa che si può trovare anche in Chopin. Entrambi fanno musica romantica, in un certo senso. È l’elemento mistico della musica di Coltrane che fa appello alla mentalità polacca. Alcuni lo chiamano spiritualità. Io preferisco chiamarlo trascendenza. Un amico una volta mi ha detto, ‘Noi consideriamo Coltrane come un santo’. Coltrane ha cambiato il corso del jazz come nessun’altro musicista potrebbe mai fare. Ma, individualmente e collettivamente, i musicisti polacchi connotano la loro musica di un sapore caratteristico, fornendo inoltre un’immagine del ruolo della musica jazz in un momento così turbolento”.
Tuttavia, è anche grazie al cinema che molti jazzisti polacchi hanno trovato la fama, essendo il jazz la colonna sonora di molti film degli anni ’50 e ’60, tuttora noti al grande pubblico.
Tra i jazzisti contemporanei più rilevanti si ricordano il pianista Leszek Możdżer, il trombettista Tomasz Stańko, e altri noti autori come Michał Urbaniak, Krzysztof Komeda, Zbigniew Namysłowski, Jan Ptaszyn Wróblewski, Andrzej Jagodziński, Adam Makowicz, Sławomir Kulpowicz, Henryk Miśkiewicz, Andrzej Trzaskowski, Janusz Zabiegliński e Zbigniew Seifert.
Tali autori, noti al grande pubblico polacco, si esibiscono costantemente a teatro, nei jazz festival o nei più famosi jazz club polacchi, di cui magari parleremo in futuro.
Nel frattempo, avendovi fornito qualche suggerimento, non ci resta che augurarvi un buon ascolto!