Breve profilo di Michał Jacaszek, compositore e produttore polacco, tra i volti più interessanti della scena ambient e modern classical.
Abbiamo affrontato molti argomenti musicali in questa rubrica, dalla classica al folk, dal rock alla new wave passando per il jazz, oggi sulle pagine di PoloniCult andiamo alla scoperta dei suoni sperimentali, acustici ed elettronici al contempo, di un interessantissimo esponente polacco del modern classical. Cliccate play qui sotto, chiudete gli occhi, ascoltate e poi riapriteli per scoprire nei prossimi paragrafi il mondo sonoro di Jacaszek.
Nel mondo a volte un po’ autoreferenziale dei generi musicali, quello di Jacaszek viene definito comunemente dark-ambient, una musica fatta di suoni cupi, lenti e atmosfere riflessive spesso condite da sonorità industrial ed estremamente diffusa nei paesi scandinavi. Come spessissimo accade, invece, questa definizione sta molto stretta alla musica di Jacaszek dove il trasporto onirico tipico dell’ambient in generale viene reso attraverso suoni distesi e tenui, spesso accompagnati da elementi cameristici come dimostra la studiata presenza di archi nelle sue composizioni più riuscite.
Ma chi è questo Jacaszek, qual è il percorso artistico che lo porta alla ricerca di suoni assoluti miscelando classica ed elettronica? Non se ne sapeva molto fino al 2008 quando Erik Skovdin, musicista norvegese di punta del genere ambient, decise di fare un po’ di scouting per la sua etichetta Miasmah e scovò un musicista polacco molto attivo quanto poco sconosciuto, un compositore alla ricerca -ambiziosa- della bellezza sonora assoluta e impegnato a trovarla con elaborate sperimentazioni elettroniche usate per ampliare il limitato campo della ricerca acustica. Quel compositore polacco era proprio Jacaszek, Michał Jacaszek per essere precisi, noto al mondo musicale solo con il cognome e pronto al salto di qualità in campo internazionale.
Infatti bastò poco a Skovdin per accorgersi del valore musicale di Jacaszek e di lì a poco produsse il primo progetto di livello del polacco: Treny.
A molti dei nostri lettori la scelta di questo titolo non potrà sembrare di certo casuale: i Treny, per chi non lo sapesse, sono una raccolta di elegie che il maestoso poeta rinascimentale Jan Kochanowski scrisse in onore e memoria della morte della figlia Orszula (Urszula, nella grafia contemporanea). È dunque un richiamo ambizioso quello di Jacaszek in questo concept-album che non fa minimamente mistero dell’ispirazione colta e anzi la qualifica di volta in volta pure con i titoli dei brani, uno su tutti Orszula:
Il tono malinconico dei componimenti kochanowskiani torna con perizia nella musica di Jacaszek dove tutto si distende con compostezza e l’educazione musicale classica fa sì che il sostrato elettronico non renda distaccato o addirittura freddo il lavoro di archi e calibrate misure di partenza. I più avvezzi alle sonorità ambient (o dark-ambient) resteranno sorpresi dalla fluidità del lavoro e dalla sua facilità di ascolto, non sempre riscontrabile in un genere che spesso cede all’intellettualismo autoreferenziale.
La musica di Jacaszek invece sfugge l’autoreferenzialità come la peste, pur nel suo genere di certo non pop, e va in cerca dell’ideale -non a caso- umanistico della bellezza ideale e immutabile, in una parola va in cerca del classico.
E se con Treny la ricerca del classico e dell’assoluto musicale muove da un territorio già noto e su strade già solcate, il passo in avanti fatto con Pentral (2009) e soprattutto con Catalogue des arbres (2014) segna una crescita musicale non uniforme, ma comunque molto incoraggiante e dai risultati più che apprezzabili.
In particolare, Catalogue des arbres, inciso assieme al gruppo jazz sperimentale Kwartludium e uscito quest’anno, è un lavoro in cui la sperimentazione ambient va oltre i suoi naturali confini e fa un passo davvero significativo verso l’assoluto sonoro di cui è orgogliosamente in cerca. Il fatto di accompagnarsi a musicisti ferrati nell’uso sperimentale degli archi permette a Jacaszek di “lasciare” a loro questa parte e dedicarsi con maggiore attenzione alla componente elettronica e ambientale che quindi ne esce fuori con molta varietà compositiva e freschezza e toni meno gravi rispetto a quelli dei Treny. Il Catalogue des arbres è quindi una sorta di passeggiata musicale-onirica per boschi nella quale le anime musicali si accompagnano, ma si contrastano anche creando una serie di sensazioni musicali sempre diverse. Il suono della natura non è sempre idilliaco, insomma, e la ricerca del classico e dell’assoluto non può esimersi dall’inquietudine e persino dal “brutto” quando serve. Nel percorso artistico di Jacaszek questa sembra diventare una fondata consapevolezza, un centro di gravità compositivo che -sposato con una capacità di studio come la sua- può dare grandissimi risultati in futuro alla musica ambient, ma non solo.