Guida storica della Polonia a scaffale

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Una minima, anzi minimale, guida a “Storia della letteratura polacca

Immaginiamo di essere dei novelli studenti di polonistica, o anche dei semplici autodidatti interessati alle culture slave, e di fare una ricerca bibliografica per recuperare tutti i possibili sussidi utili a formarsi una conoscenza almeno basilare della letteratura polacca. Un tempo per fare un lavoro simile era necessario rifugiarsi in biblioteca; ma dato che al giorno d’oggi il primo strumento a cui si fa ricorso è il web, immaginiamo di lanciare la stringa “manuale di letteratura polacca” su google. Il primo – nonché unico – testo che viene nominato è il manuale di Storia della letteratura polacca, curato da Luigi Marinelli. Il volume, che vede la partecipazione di dieci tra i più influenti polinisti italiani, si articola in dodici sezioni mirate a offrire un quadro dello sviluppo della letteratura polacca che tenga specialmente conto degli spartiacque storici che hanno segnato ogni aspetto della cultura polacca.

Cominciamo con l’immergerci nel periodo medievale, che ospita le origini della letteratura polacca, guidati dalla penna di Marcello Piacentini, e proseguiamo attraverso il Rinascimento con Andrea Ceccherelli. È Luigi Marinelli, invece, a parlarci sia dell’età barocca che del Settecento, e con lui arriviamo fino al 1795, anno fondamentale della storia europea che ha visto la Polonia sparire dalle carte geografiche e, allo stesso tempo, rinascere proprio in letteratura come paese dell’anima. Siamo a un momento di svolta nella cultura polacca – ben rappresentata dall’intermezzo di Emiliano Ranocchi dedicato all’immediato periodo post-spartizioni compreso fra il 1705 e il 1830, che vale anche come introduzione al Romanticismo che gli autori hanno scelto di analizzare con una duplice prospettiva: da una parte abbiamo Adam Mickiewicz, raccontato da Matilde Spadaro attraverso i luoghi che hanno fatto da palcoscenico alle sue vicende artistiche e biografiche; dall’altra una rassegna degli autori più rappresentativi dell’età romantica nel periodo successivo all’insurrezione del 1830-1831. Proseguiamo attraverso l’età positivista e il periodo della cosiddetta Giovane Polonia, guidati rispettivamente da Luca Bernardini e da Andrea Ceccherelli, e arriviamo finalmente al ventennio tra le due guerre. È Francesca Fornari a parlarci di questo periodo, uno dei più felici per la letteratura polacca, quello che – insieme al Romanticismo – ci ha regalato i poeti più grandi. Siamo di nuovo alle soglie di un momento di svolta nella storia europea, ed ecco un altro intermezzo, firmato da Marcello Piacentini e “recintato” tra le date fondamentali del 1939 e del 1956. Arriviamo finalmente agli autori della seconda metà del Novecento, che conosciamo attraverso le parole di Silvano De Fanti. A concludere la panoramica, un’appendice di Laura Quercioli Mincer dedicata ai legami tra ebraismo e letteratura polacca.

L’idea di fondo del manuale è di mostrare quanto la letteratura polacca, seppur profondamente plasmata dalla Storia, sia parte integrante dell’ecumene europeo. Come la Polonia geografica occupa una posizione centrale all’interno del Vecchio Mondo, così la letteratura polacca si trova al centro di un fitto reticolato di legami sottili, ma solidi. Del resto, pensiamo a quanti autori polacchi furono dei veri e propri cittadini del mondo: Jan Kochanowski, Adam Mickiewicz e Czesław Miłosz sono solo i nomi più rappresentativi. Quanti di noi, poi, nell’età della globalizzazione, sono consapevoli del fatto che Joseph Conrad in realtà si chiamava Korzeniowski ed era polacco?

Certo, come annunciato dal titolo stesso del manuale, abbiamo a che fare con un profilo storico, e infatti il manuale è orientato a fornire una visione d’insieme, dinamica e comprensiva di tutte le figure che hanno fatto la letteratura polacca, e soprattutto a mostrare come si sono evoluti il pensiero e l’ispirazione nel corso dei secoli. Come accade tutte le volte che si vuole dire tante cose, ma si ha poco tempo o poco spazio a disposizione, una certa genericità diventa un male inevitabile. A parte la sezione dedicata ad Adam Mickiewicz, lo spazio riservato ai singoli autori è piuttosto esiguo, in più non vengono riportati brani di testi significativi e anche le citazioni scarseggiano.

Nel complesso possiamo vedere che il manuale è chiaramente pensato per un pubblico di cultura media, ma “digiuno” di letteratura polacca. È perfetto per chiunque desideri procurarsene una conoscenza generale, ma forse un po’ troppo vago per chi abbia in progetto studi di carattere specialistico. Rimane comunque uno strumento imprescindibile per inziare – tanto più se consideriamo che è quello più facilmente accessibile. Perché a dire il vero in precedenza c’erano già stati dei tentativi di avvicinamento del pubblico italiano alla letteratura polacca: abbiamo infatti “Storia della letteratura polacca” di Marina Bersano Begey (1953) e la “Letteratura polacca” di Giovanni Maver (1958); si tratta però di testi obsoleti e spesso fuori catalogo. Un altro reperto da biblioteca – o per chi non ha paura di leggerlo in inglese– è “The History of Polish Literature” che Miłosz scrisse a beneficio dei propri studenti di Berkeley. Attenzione a non lasciarsi trasportare dall’ammirazione per il grande poeta, però: i giudizi di carattere personale abbondano e possono fuorviare i lettori più ingenui.

Valentina Pozzati

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