Guida il tuo carro sulle ossa dei morti, uno dei romanzi più apprezzati di Olga Tokarczuk, torna in libreria per Bompiani.
di Salvatore GrecoIl mondo letterario di Olga Tokarczuk non è certo ignoto ai lettori di PoloniCult visto che abbiamo parlato un po’ di tempo fa del suo Casa di giorno casa di notte qui. Oggi raccontiamo invece il romanzo Guida il tuo carro sulle ossa dei morti pubblicato per la prima volta dai tipi di Nottetempo e tradotto da Silvano De Fanti, e riproposto nel 2020 da Bompiani nella stessa traduzione e una revisione di Barbara Delfino.
Uscito nel 2009 con il titolo originale di Prowadź swój pług przez kości umarłych, Guida il tuo carro sulle ossa dei morti è un romanzo che si può piacevolmente leggere su più livelli diegetici e d’altro canto più livelli di realtà sono anche quelli con cui Olga Tokarczuk è abituata a misurare le sue narrazioni. La trama racconta la storia di Janina Duszejko, un’anziana insegnante che vive sui Sudeti centrali, con il confine ceco talmente vicino che pure le frequenze dei cellulari subiscono qualche problema. Il villaggio in cui abita è immerso nella natura più selvaggia e nei fatti è quasi solo località di villeggiatura per la piccola borghesia locale, la protagonista -che si chiama Janina Duszejko ma, come vedremo, non ama affatto il suo nome- è quasi l’unica residente vera e propria assieme a un uomo taciturno e a un cacciatore di frodo che sono i suoi unici vicini. Gli elementi narrativi parlano da sè: una donna sola, un villaggio sperduto in mezzo ai boschi, una natura imperiosa fanno pensare da subito a una trama da romanzo gotico e in effetti già dopo poche pagine veniamo a fare i conti con una morte improvvisa, quella di “Piede grande”, il brusco bracconiere vicino della signora Janina. Sembrerebbe un banale e tragico incidente domestico causato da un ossicino incastrato in gola, ma è solo la prima di una serie di morti sospette che scuoteranno la piccola comunità dell’altipiano.
Janina è un’insegnante, mestiere che però appartiene solo alla sua vecchiaia. Da giovane è stata anche un ingegnere specializzato in ponti, e solo per la fatica degli anni si è approcciata all’insegnamento in particolare della lingua inglese, attività grazie alla quale è in contatto con un giovane poliziotto e appassionato traduttore di Blake che si confronta con lei di tanto in tanto e di cui Guida il tuo carro sulle ossa dei morti è proprio un verso tra i più riusciti. Janina è anche una fervente animalista, mossa da un animismo ingenuo quanto radicato e che lei promuove con forza dando nomi nuovi a ogni cosa e persona che può, con una ricerca espressionistica di parole che rispecchino l’anima del prossimo più di quanto non dica il nome anagrafico. Per questo il vicino bracconiere è Piede Grande, quello taciturno e fidato è Bietolone e così via. Si tratta di nomi ingenui e persino infantili che assieme a una fede cieca nell’oroscopo e alla credenza nella volontà vendicativa degli animali rispecchiano l’anima semplice di una donna che viene trattata dalla comunità nelle sue espressioni più formali (la polizia soprattutto) come una svitata un po’ superstiziosa o una sorta di gattara dei boschi, affezionata agli animali più che agli uomini semplicemente mossa dalla solitudine.
In effetti Janina è un personaggio ruvido nella sua dolcezza e svicolante nella sua profondità. Difficile specialmente per le menti più legate al verosimile affezionarsi a una protagonista così radicalmente convinta che gli omicidi in serie siano compiuti dalle Cerve (tutti i nomi degli animali ,sono sempre scritti in maiuscolo, a confermare quell’animismo personale di cui si parlava prima) o altri animali in cerca di vendetta nei confronti di cacciatori. Una donna che non accetta la realtà nelle sue dimensioni convenzionali e che da paladina ribelle a volte sconfina in un’esasperata ingenuità che mette in difficoltà pure le persone a lei care, Janina Duszejko è un narratore che non ammette mezze misure. Quel che è certo è che questa visione permea il romanzo fin nel midollo, Janina Duszejko è Guida il tuo carro sulle ossa dei morti, i personaggi non esistono se non attraverso il suo sguardo, la vicenda non vede altre possibilità se non quelle dettate dalla di lei visione, le cose accadono nella stringente logica (se accettata) della sua meticolosa lettura degli astri. Ma l’abilità narrativa di Olga Tokarczuk sta anche in questo, nella creazione di personaggi giganteschi e radicali che impongono una propria visione del mondo senza uscita e al contempo nella creazione di una realtà che vive su più piani e non si ferma al convenzionale. Che sia una generazione scomparsa, il mondo animale o altro a comporre il piano metafisico con cui la realtà della Tokarczuk amplia se stessa poco importa, ciò che conta è che nei romanzi di questa potente narratrice è che non tutto è limitato a quello che sembra. E Guida il tuo carro sulle ossa dei morti non è certo da meno in questo.