Buon compleanno Lato!

Grzegorz Lato

Un omaggio e un ritratto a Grzegorz Lato, bomber polacco degli anni Settanta, eroe dei mondiali del 1974

di Alberto Bertolotto

I campionati iridati del 1974, per molti, hanno rappresentato il massimo: il calcio più bello, i giocatori più forti, partite memorabili. Ebbene, di quella edizione, il protagonista si laureò capocannoniere con 7 reti. Velocità, concretezza, senso del gol: lo scorso 8 aprile ha compiuto 70 anni Grzegorz Lato, funambolica ala della Polonia più bella di sempre, quella arrivata terza ai mondiali alle spalle di Germania Ovest e Paesi Bassi. Un’icona del decennio, ricordato da tanti tifosi azzurri per le sfide con la nazionale e non solo per i pochi capelli che, già al tempo, aveva. Della selezione biancorossa, a proposito, fece parte anche a Spagna ’82, dove vinse un’altra medaglia di bronzo. “Vecchio” e “scarsocrinito” – dicevano di lui i media. Aveva 32 anni. Altri tempi, se si considera che, ora, “vecchio” a Messi (33 anni) e a Cristiano Ronaldo (35) non lo dice nessuno.

VELOCISTA – Lato nacque l’8 aprile del 1950 a Malbork, nel nord della Polonia, dove si trova uno dei castelli più importanti dell’epoca medioevale. In Pomerania rimase sino al 1953. Allora la famiglia si trasferì a Mielec, a sud-est del paese e lui, a 12 anni, iniziò a giocare con lo Stal, il club cittadino, con cui debuttò in prima squadra sul finire degli anni ’60. Non era tecnico, Lato, ma era velocissimo: correva i 100 metri in 11’’, un crono notevole per l’epoca anche per chi praticava atletica. Inoltre segnava, parecchio. Kazimierz Górski, il padre del calcio polacco, lo allevò nelle nazionali giovanili e lo convocò nella selezione maggiore nel 1970. L’attaccante esordì poi il 10 novembre 1971 a Gijon, in un match di qualificazione ai Giochi Olimpici di Monaco del 1972 con la Spagna. In Baviera, pur giocando solo 45’, vinse la medaglia d’oro. Fu la sua prima soddisfazione con la maglia più prestigiosa del paese. Nel 1973 si rivelò definitivamente: vinse il campionato nazionale con lo Stal e si laureò capocannoniere, quindi contribuì a portare la Polonia ai mondiali, manifestazione a cui mancava dal 1938 (prima e unica partecipazione). Suo l’assist a Domarski per il gol del momentaneo 1-0 nella gara di Wembley con l’Inghilterra (finita 1-1), che diede il pass per la manifestazione in programma in Germania Ovest l’anno successivo. L’eroe di quel match fu Tomaszewski, portiere, autore di innumerevoli parate clamorose, ma anche Lato mise il suo mattoncino.

LEGGENDA – In Germania, nel 1974, convocato proprio da Górski, l’ala si rivelò a livello internazionale. I biało-czerwoni, presunte vittime sacrificali assieme ad Haiti nel girone di Italia e Argentina, vinsero il proprio girone a punteggio pieno anche grazie ai suoi 4 gol (due doppiette con i centro e i sudamericani). Timbrò poi con Svezia e Jugoslavia, prima di arrendersi ai padroni di casa dei tedeschi dell’ovest nell’acquitrino di Stoccarda. Nella finalina capitò il Brasile  e si giocò a Monaco di Baviera, dove due anni prima la Polonia aveva vintol’oro olimpico. I sudamericani furono sconfitti da un gol di Lato, capace di superare il portiere dopo una fuga di 70 metri. Il match finì 1-0 e lui, con 7 reti, si laureò re dei bomber. A volerlo, allora, i club occidentali, in primis il Bayern Monaco, pronto a fare i ponti d’oro per lui. Ma prima del compimento dei 30 anni, non si poteva lasciare la Polonia. Lato rimase in patria, vinse nuovamente il campionato nazionale con lo Stal nel 1976, anno in cui portò a casa anche l’argento ai Giochi Olimpici del 1976: un momento spartiacque nella carriera di molti calciatori dell’epoca, visto che terminò la carriera di Górski come ct della nazionale. Lato, al tempo giovane (26 anni), proseguì il suo percorso con i biancorossi, facendo parte della selezione ai mondiali di Argentina ’78 (segnando due reti, a Tunisia e Brasile) e della squadra sino al 1980, Latomomento del suo trasferimento al Lokeren in Belgio. I 30 anni li aveva compiuti e si trasferì così a Occidente, ma in un paese di seconda fascia a livello calcistico. Perché lì e non altrove? Perché l’allora segretario del Partito Operaio Unificato Polacco, lo slesiano Edward Gierek, aveva buonissimi rapporti con il Belgio, paese di miniere e di minatori come la sua Slesia. Non a caso tantissimi calciatori polacchi andarono a chiudere la carriera tra Fiandre e Vallonia. E non è neppure un caso se in nazionale, dopo essere approdato a occidente, non venne più chiamato assieme a Szarmach (andato in Francia all’Auxerre) e Tomaszewski (in Belgio al Beerschot): i tre tornarono a essere convocati tuttavia nel 1981 per i match di qualificazione ai mondiali del 1982 con la Germania dell’Est. D’altronde, la Polonia aveva bisogno di loro e sui principi si poteva anche soprassedere. Più importante centrare il pass per Spagna ’82, conquistato dopo aver superato Malta e DDR nell’unico girone a tre nelle eliminatorie Uefa. Lato prese parte così anche al Mundial, disputato a un livello altissimo: non più goleador (una sola rete) ma uomo-squadra a tutto tondo, forte di una maturazione globale dal punto di vista tecnico-tattico e della personalità. Ad Alicante, dopo la vittoria nella finale terzo-quarto posto, l’attaccante conquistò un’altra medaglia di bronzo. Si trasferì poi in Messico, all’Atlante, e nel 1984 chiuse la sua carriera da calciatore e con la nazionale.

ORA – Tra i vari incarichi, dal 2008 al 2012 è stato anche presidente della Federcalcio, la Pzpn, ma in questa veste pochi lo ricordano volentieri, nonostante proprio nel 2012 vennero organizzati in Polonia i campionati Europei. Una gestione lacunosa aprì le porte a quella di di Zbigniew Boniek, prima amico e poi rivale: “Zibì” è tuttora in carica. Prima Lato fu anche senatore (dal 2001 al 2005) e prima ancora allenatore, ma in entrambi i casi non lasciò il segno. Adesso il neo 70enne vive sempre a Mielec, dove si gode la pensione, non disdegnando qualche gita sui Monti Beschidi nella casa di sua proprietà assieme al suo amico ed ex compagno di squadra Domarski. Ecco, magari non avrà avuto la classe di Deyna e neppure la grazia di Lubański, i due più grandi calciatori polacchi di sempre, ma nessuno ha vinto quanto lui in nazionale (con cui vanta 100 presenze e 45 reti). Difatti, i tifosi l’hanno inserito nella top-11 di sempre della nazionale, votata lo scorso inverno in occasione dei 100 anni della Pzpn.

Che altro aggiungere, se non… Sto lat, Grzesiu!

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